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De profundis per l’Italia

Creato il 27 luglio 2013 da Zeroconsensus

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Solo pochi mesi fa Mario Monti, già rettore dell’Università Bocconi e unanimente riconosciuto dai giornali borghesi come grande economista, dichiarava pomposamente che il suo governo aveva avuto il merito di mettere in sicurezza i conti dello Stato italiano. Solo a distanza di pochi mesi la realtà ha presentato il conto di tale temeraria dichiarazione. Infatti l’Eurostat ha certificato come il rapporto debito/pil sia ormai fuori controllo avendo superato, nel primo trimestre di quest’anno, la fatidica soglia dei 130% rispetto al pil.

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Anche l’analisi dello scostamento annuale di questo rapporto non pare dare ragione al Professore. Infatti tra il primo trimestre dell’anno scorso ed il primo trimestre di quest’anno vi è stata una variazione positiva (crescita, del debito si capisce) superiore al 6%.

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Se infine andiamo a guardare il valore  del debito pubblico in valore assoluto, anche qui non vi sono buone nuove: è stata ampliamente sfondata la soglia psicologica dei duemila miliardi di euro (2034 miliardi per la precisione).

Insomma, l’affermazione del Professor Monti rischia di passare alla storia come una delle peggiori idiozie dette da un governante italiano. Per ottenere simili catastrofici risultati, inoltre, il Governo Monti si è contraddistinto in ferocia: ha aumentato la pressione fiscale a livelli insostenibili sia per le imprese che per le famiglie e ha fatto precipitare larghi strati della popolazione al di sotto della soglia di povertà (basti pensare alla folle riforma delle pensioni posta in essere dalla lacrimosa Fornero che ha prodotto decine di migliaia di nuovi poveri, i cosiddetti “esodati”). Sfortuna vuole che questa ferocia abbia effetti nefasti anche sulla crescita: chi precipita in stato di povertà non consuma e se diminuiscono i consumi, fatalmente, il PIL diminuisce (se il Professore pensava che un ipotetico aumento delle esportazioni compensasse questo fenomeno dobbiamo dire che per l’ennesima volta ha fatto i conti senza l’oste). Solo per il 2013 il Pil è visto in contrazione (da tutte le istituzioni, pubbliche e private, italiane ed europeo) in un intorno che si posizionerà all’incirca al -1,9%.

S&P, l’agenzia di rating americana mette intanto le mani avanti: anche per il 2014, secondo loro, non vi sarà alcuna significativa inversione di tendenza. Ad onor del vero va detto che questo panaroma terrificante non è imputabile al solo Governo Monti: rispetto al 2007 infatti il Pil italiano è in contrazione del 9%. Forse saranno contenti i decrescitisti seguaci del Professor Latouche: la decrescita e tra noi. Sfortunatamente ha la faccia più ferore di Mengele. Non c’è nulla di cui  essere felici.

Continuando in questa disamina che assomiglia ad una passeggiata tra le macerie bisogna aggiungere (come in più di una circostanza abbiamo umilmente sottolineato in questo umile diario di viaggio) che una simile situazione comporta l’aumento esponenziale delle sofferenze bancarie. Quindi anche il nostro sistema finanziario è in enorme sofferenza: a maggio, secondo l’Abi, le sofferenze lorde sono risultate pari a oltre 135,7 miliardi di euro,  ( in crescita del +22,4% rispetto al maggio del 2012). Le sofferenze nette hanno raggiunto quota 68,5 miliardi di euro (+31,5% l’aumento annuo). A voler fare gli avvocati del diavolo si potrebbe aggiungere che se si sommassero alle sofferenze anche gli incagli probabilmente molte banche italiane vedono il loro capitale netto ormai ridotto al lumicino (sempre che sia rimasto qualche cosa).

Fa quasi tenerezza il ministro Saccomanni (anche lui con studi in quella Bocconi che ha visto in Sara Tommasi la sua studentessa più nota) che da un lato invita le banche a porre in essere operazioni di cosmesi di bilancio per nascondere la situazione di semi dissesto (tali sono le cartolarizzazioni) e dall’altro lato crede di risolvere un problema come quello del debito statale fuori controllo con la vendita delle ultime partecipazioni statali (se si vendono le quote, faccio umilmente notare, che finiscono anche i flussi di cassa positivi provenienti dai dividendi) e con la vendita degli immobili (il mercato immobiliare è ormai congelato).

Se non annoio troppo i miei pochi e affezionati lettori faccio notare infine che in prospettiva la situazione italiana è ben più drammatica di quella spagnola: al problema della ricapitalizzazione delle banche (ben difficilmente evitabile) va aggiunto il problema del debito pubblico ben più alto di quello spagnolo: andiamo dritti verso uno scenario greco. Bisogna però aggiungere che è tutto da verificare se in Europa ci siano i danari sufficienti per rabberciare almeno un finto salvataggio per guadagnar tempo (il Meccanismo Europeo di Stabilità è capiente? E a che tassi si può indebitare dopo l’uscita della Francia dal club dei paesi a massima affidabilità creditizia?).

Insomma, la situazione è veramente drammatica e ormai bisogna solo capire chi dovrà pagare il conto.

PS Faccio notare che lo scrivente in oltre 260 pezzi su questo blog ha ben anticipato la drammatica situazione che ora tutti (basta volerlo) possono vedere. A voler essere precisi si è provato anche a indicare (umilissimamente) una possibile via d’uscita alla luce degli studi di quei due  giganti del pensiero economico che fanno di nome Josef Alois  Schumpeter e Karl Marx.



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