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De Tu Ventana A La Mìa – Festival del Cinema Spagnolo

Creato il 13 maggio 2013 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Locandina_CinemaSpagna_2013

De Tu Ventana A La Mìa, regia di Paula Ortiz – Spagna, 2012

Opera prima della giovane regista Paula Ortiz, che per questo film le è stata riconosciuta la Menzione Speciale della Giuria allo Shangai International Film Festival , De Tu Ventana A La Mìa esplora il mondo interiore di tre donne, lontane per spazio e tempo, ma legate dal filo rosso delle passioni, quelle vissute, quelle inventate e quelle soltanto sognate.

Violeta (Leticia Dolera), vincitrice del Premi Santi Jordi come Miglior Attrice Spagnola, è un’adolescente che trascorre le sue giornate in mezzo alla natura, in montagna, al confine con la Francia. Siamo nella Primavera del 1923, sotto la dittatura del Generale Primo De Rivera. Ines (Maribel Verdù), donna dei campi di Cinco Villas, in un paesaggio montagnoso e desertico, è l’Estate del 1941, durante i primi anni della dittatura di Franco; Ines è forte e innamorata di Paco (Roberto Alamo) che per le sue idee politiche viene messo in prigione, lasciando sola Ines. Luisa (Luisa Gavasa) è una donna sola che vive a Saragoza nell’Autunno del 1975 (e della sua vita), mentre la Spagna è in fermento; c’è voglia di cambiamento e soprattutto di democrazia.

Con grande cura estetica, sfruttando i particolari in comune nelle vite di Violeta, Ines e Luisa, le tre donne si “cedono la parola” a vicenda per costruire un complicato quadro interiore; Violeta si innamora di uno studente di suo zio (Carlos Alvarez-Nòvoa) che chiede rifugio per non doversi arruolare e poter continuare la vita accademica; il suo sentimento sembra ricambiato ma alla partenza del giovane, Violeta cercherà a modo suo di convincersi che lui la ami ancora, nonostante non riceverà più sue notizie. Luisa è una donna matura che vive la sua (non) vita attraverso i film d’amore che passano in televisione (che guarda sempre senza audio, per intuirne i dialoghi) e i ritagli di giornale di foto di divi del cinema, immaginando per sé stessa delle appassionate storie d’amore. Ines vive l’amore e la passione in carne ed ossa, quelle di Paco, che sposerà poco prima che lui venga arrestato.

Tutte e tre le donne hanno qualcuno che è segretamente innamorato di loro, del quale forse si accorgono, ma per non creare altra sofferenza, oltre a quella che già si portano dentro, preferiscono trovare un equilibrio partendo da sé stesse.

Il film scorre molto lentamente, come se volesse dilatare ulteriormente la sofferenza delle protagoniste, scandita dalla colonna sonora di Avshalom Caspi, premiato anche lui allo Shangai International Film Festival per la migliore colonna sonora, che con la sua musica sembra indagare le zone d’ombra dell’animo umano per scuoterle e farle fuoriuscire in un urlo liberatorio.

La fotografia di Miguel Angel Amodeo, premiato al Cinespaña di Toulouse, crea atmosfere che si potrebbero definire “irrisolte”, annebbiate, mai nitide; la Saragoza di Luisa sembra ricoperta da un cielo plumbeo, il giardino e la natura che circondano Violeta sembrano quasi ovattate; il sole splende sui campi dove lavora Luisa, mentre aspetta il ritorno del marito, ma tira un vento fortissimo, inquietante, che porta di nuovo le nuvole.

“Alcune storie d’amore sono come i papaveri, rossi e fragili quasi effimeri e ciònonostante ostinati”: sulla frase di apertura del film viene da chiedersi se l’ostinazione è amore vero oppure soltanto il disperato bisogno di attaccarsi ad un sentimento, che se non vissuto, come quello di Ines, sia almeno inventato come quello di Violeta oppure sognato, come quello di Luisa; basta che colmi quell’inesorabile senso di vuoto.

Anna Quaranta


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