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Dead flowers

Creato il 26 luglio 2012 da Francescofalconi

Dead flowers

Non ho mai avuto un bellissimo rapporto con i fiori.

Da piccolo ero innamorato dei crisantemi, fino a quando non mi hanno fatto notare che erano associati ai morti e al cimitero. Tuttavia continuo a pensare che il crisantemo sia il fior pù bello in assoluto.

Non li amo, è vero. Eppure spesso finiscono nei miei libri. E nei miei romanzi, volente o nolente, c’è sempre qualcosa di me. Inconscio o subconscio non ha importanza.

Il fiore è la gioia di una pianta, che esprime la sua vita. L’apice di una parabola di rinascita.

Il fiore, come regalo, è invece qualcosa di spezzato, tagliato dalla radice, destinato a morire nel breve periodo.

Detesto l’associazione di un fiore a un particolare significato. Odio, soprattutto, il concetto insito. Perché donare un fiore implica quasi sempre una motivazione.

Promessa, dichiarazione, perdono, ricordo, condoglianze, congratulazioni.

Un fiore è un’emozione, un sentimento, un gesto. Sostituisce le parole. E’ costretto a comunicare qualcosa.

Ma è anche destinato a morire.

Giorno dopo giorno, il fiore appassisce e si trasforma in una nuova metafora. La morte lenta e inesorabile di un gesto, di una parola, di un’emozione. Di un momento, di un ricordo. E’ un processo irreversibile di invecchiamento e scomparsa.

Sembra un controsenso, eppure amo i fiori appassiti e secchi. E’ come se dopo una lenta agonia avessero raggiunto l’immortalità di un significato. Le foglie secche, fragili e immobili. La corolla scolpita.

Il fiore si trasforma in una scultura. E’ il congelamento eterno di un sentimento. Qualcosa che va al di là della vita e della morte stessa.

Andrebbero regalati solo fiori morti.

Per questo adoro le rose nere, ma solo appassite.

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