Dead man down è l'esordio in terra americana del regista di Uomini che odiano le donne, Niels Arden Oplev, tratto dal primo romanzo della fortunata saga Millennium ad opera di Stieg Larsson.
E come al solito Hollywood ha fatto polpette dello stile del classico regista venuto dall'aldiqua dell'Oceano. La regia misurata del film scandinavo, quasi ai limiti del televisivo per prendersi tutto il tempo necessario e anche di più per descrivere personaggi e colorare atmosfere è sostituita dalla solita corsa a perdifiato in cui regista e sceneggiatore si consegnano mani e piedi legati al montatore di turno che, frammentando ( o meglio sfregiando ) una cospicua parte del film riesce a dargli quell'aspetto da videoclip che piace tanto in quel di Hollywood .
Il problema è che Dead man down è un videoclip, certamente , ma di quelli usciti male.
Già il sospetto doveva venire vedendo i titoli di testa in cui compare il logo delle federazione americana di wrestling (la WWE ) non nuova a escursioni cinematografiche che avevano tutte il minimo comun denominatore di essere pellicole assolutamente dimenticabili per non dire di peggio.
Ma stoltamente pensavo che stavolta avevano fatte le cose sul serio con un cast all'altezza, un regista valido ecc ecc...
Niente di più sbagliato: Colin Farrell e Noomi Rapace recitano svogliatamente per puro amore di pagnotta al minimo sindacale delle espressioni. Non c'è sinergia tra di loro, manca del tutto l'alchimia,la loro storia sentimentale non emoziona e poi vogliamo parlare del ruolo infimo in cui è confinata quella meraviglia di attrice che è Isabell Huppert?
Il resto del cast, tra cui fa anche capolino in un ruolo di contorno un wrestler inglese piuttosto noto, Wade Barrett, si adegua al triste andazzo con Dominic Cooper e Terrence Howard che si barcamenano come possono in un film decisamente mediocre, affossato da un copione privo di sfumature e di slanci.
La doppia vendetta di Victor e Beatrice procede meccanicamente tra i soliti doppi giochi e colpi di scena che sembrano chiamate intercontinentali per quanto sono telefonati.
E poi la loro storia è veramente troppo ostentata, sovraccarica senza che ce ne sia bisogno , rivelando una "pesantezza" registica che francamente era sconosciuta in Oplev che qui si ritrova a maneggiare, in alcuni frangenti un po' maldestramente, un mix di generi che forse non è del tutto nelle sue corde.
E non basta una fotografia patinata a rendere il tutto più accattivante.
Dead man down si rivela subito per quel che è: un progetto cinematografico alimentare che fallisce anche sul piano degli incassi, l'unica ragione per cui è stato realizzato.
Se Oplev con questo film cercava di entrare stabilmente ad Hollywood ha fatto male i suoi calcoli.
Anche perchè se a Hollywood non incassi allora non sei proprio nessuno e puoi ritornare da dove sei venuto.
Non vorrei che fosse questo il caso, Mr Oplev....
( VOTO : 4,5 / 10 )