Durata: 118'
La trama (con parole mie): Victor, un sicario affiliato ad un boss di New York City, vive in un palazzo del centro esattamente di fronte ad una giovane donna rimasta sfigurata - almeno così afferma lei rispetto ad un paio di cicatrici che la rendono anche più interessante - innamoratasi di lui osservandolo ogni sera da balcone a balcone.
Quando lo vede uccidere un uomo, Beatrice - questo il nome della ragazza - decide di ricattarlo incaricandolo dell'eliminazione del responsabile del suo stato fisico: peccato che in questo modo l'improvvisata datrice di lavoro di Victor finirà suo malgrado coinvolta nel piano di vendetta che l'uomo sta ordendo proprio ai danni dei vertici della organizzazione per cui lavora, responsabile della morte dei suoi cari tempo prima.
Quando la polvere si poserà ovviamente il Nostro avrà portato a termine il suo compito e sistemato gli assassini della sua famiglia, trovando anche il tempo di ricambiare l'amore di Beatrice.
Quando in casa Ford si è deciso ad approcciare quest'ultima fatica di Niels Arden Oplev - già noto per la trilogia di Millennium versione europea -, le aspettative del sottoscritto erano tutte orientate verso una spassosa e divertente tamarrata action con un contorno di botte che speravo garantito anche dalla presenza nel cast del wrestler Wade Barrett, che non sarà uno dei nomi di spicco dello Sport Entertainment attuale, ma che avrebbe potuto garantire una certa competenza nell'argomento scazzottate.
Purtroppo per me, l'esperienza della visione è stata non soltanto una delusione totale rispetto alle aspettative, ma anche un terrificante deja-vù di quello che era stato uno dei film peggiori usciti in sala nella scorsa stagione, Knockout - Resa dei conti, robaccia senza perchè firmata da uno Steven Soderbergh in evidente delirio da hangover pesantissimo: ironia non pervenuta, scene action poco significative, una storia d'amore tra i protagonisti buona per mungere il proverbiale latte alle ginocchia, uno script prevedibile e totalmente privo di tensione e soprattutto una dose mortale di noia tale da provocare una delle cose che normalmente non accadono mai quando guardo un film: mettermi a chiacchierare d'altro tenendo il suddetto come un sottofondo - neanche troppo spettacolare, in questo caso -.
La regia di Oplev, oltre che fredda - cosa che, in caso di alta qualità, può assumere anche i contorni del pregio - appare banale, troppo lineare ed assolutamente priva di un qualsiasi picco d'interesse, giusta giusta per andare a braccetto con le interpretazioni di Isabelle Huppert - ridicolo che un'attrice così dotata si riduca a fare la macchietta -, Noomi Rapace - che oltre a non essere a suo agio con un personaggio decisamente più femminile di Lisbeth Salander sfoggia un set di unghie finte da film d'orrore - e Colin Farrell - imbalsamato anche più che nell'ossigenata prima parte, quella meno riuscita, di Alexander, e ben lontano dai fasti che al suo posto avrebbe potuto garantire gente come Jason Statham -, tutte da dimenticare.
Senza dubbio, dunque, questo inutile titolo che vorrebbe essere un action d'autore o un thriller tamarro ma non riesce a concretizzarsi in nessuna delle due cose, prevedibile e scontatissimo dal primo minuto e a tratti perfino fastidioso e moralista - Victor che risparmia l'uomo responsabile dell'incidente di Beatrice ma che non si fa problemi ad eliminare i suoi "colleghi" soltanto per non essere scoperto stride un pò con l'etica del sicario senza etica - entra di diritto nei candidati più forti alla decina dedicata al peggio in sala del 2013, erede designato della porcata targata Soderbergh citata poco sopra.
Un vero peccato pensare che quella che nel cuore dei gloriosi eighties sarebbe stata una pellicola potenzialmente cult del trash - ricordiamo, su tutte, nel genere antieroe che si innamora della bella e fa fuori i cattivi, l'inarrivabile Cobra - sia finita fagocitata dalle ambizioni hollywoodiane di un regista completamente privo di qualsiasi scintilla di meraviglia, dai soldi - perchè non riesco a pensare ad altro che possa aver motivato la scelta di accettare questo lavoro dei protagonisti - e dalla voglia di trasformare anche quella che è materia grezza - e dovrebbe essere fiera di esserlo - in un prodotto solo apparentemente "elevato": l'effetto, nel corso dell'interminabile visione - perchè, non crediatelo, non è per nulla rapido il decorrere di questo dolore -, è più o meno quello di un macigno gettato in mare pensando che possa trasformarsi in una zattera e galleggiare.
L'unica differenza è che al posto dell'acqua ci sono, con un bersaglio ben disegnato sopra, gli attributi di noi poveri spettatori.
MrFord
"Una sgommata e via dietro alle spalle il mondoe ce ne andiamo viao vieni o resti quaio e te all'inferno amore e così siauna sgommata e viaed è la libertàdai metti in moto questo cuore poi accelera."Paola Turci - "Una sgommata e via" -