Dead Sea
di Brian Keene
Leisure
332 pagine, 7.27 dollari (ebook), 11.95 dollari (paperback)
Solo in lingua inglese
Sinossi
Le città non sono più sicure. Nelle strade orde di morti viventi avanzano in cerca di prede.
Le persone lottano per sopravvivere ma ogni giorno la vita si fa più dura. Le autorità crollano, così come i governi e gli eserciti. Gli zombie, risvegliati dalla morte da una piaga virale, la Hamelin, propagatasi attraverso i ratti, sono inarrestabili.
I più furbi hanno cercato la fuga altrove, anche se i posti sicuri sono sempre di meno.
Per Lamar Reed e il suo gruppetto di superstiti la salvezza è rappresentata da una vecchia nave della Guardia Costiera, in grado di mettere le acque del mare tra loro, i vivi, e i non-morti. Ma una volta a bordo dovranno fare i conti con chi durante questa Apocalisse ha perso il senno e l’umanità.
Commento
Questo romanzo l’ho citato nel mio dossier sulla narrativa zombesca, attribuendogli un voto molto alto (5/5).
Anche se l’ho letto ben tre anni fa, credo sia opportuno recensirlo ora, in un momento in cui tutti sembrano aver fiutato la moda trendy del momento, ossia gli zombie, grazie al buon successo di pubblico del serial The Walking Dead.
Proprio il fatto che il filone sia diventato di tendenza sta saturando il mercato di romanzi e racconti di scarsa o infima qualità. Dalla robaccia young adult alle autoproduzioni fatte con lo stampino, è davvero complicato imbattersi in qualcosa di pregevole.
Gli editori italiani, miopi come sempre, stanno acquistando dei diritti a casaccio, in base a chissà quali profonde analisi (ehm) dei libri in vendita per il mercato anglofono. Il risultato è che solo di tanto in tanto azzeccano dei buoni titoli, mentre il più delle volte propongono dei romanzi mediocri, saltando i caposaldi del genere.
A dimostrazione di questo paradosso nessuno dei tre libri zombeschi di Brian Keene, maestro indiscusso delle zombie-novel, è ancora disponibile in lingua italiana. Oltre a The Rising e City of the Dead, che forma un dittico con molte variazioni in tema, c’è il romanzo che vi presento in questo post, Dead Sea.
Mentre gli zombie del dittico appena citato sono assai particolari (corpi umani resuscitati da spiriti demoniaci, in grado di parlare e di maneggiare armi), quelli di Dead Sea sono classici, romeriani: stupidi, lenti, implacabili, tanto da poter essere fermati solo col classico colpo in testa.
Keene ci propone una sorta di Odissea in chiave horror, con un eterogeneo drappello di superstiti in fuga dalle grandi città e in cerca della salvezza garantita dal mare. Lamar Reed, trentenne, gay, è la voce narrante. Un ragazzo medio, come tanti di noi.
Keene conosce bene il suo mestiere, il che vuol dire che usa molti dei cliché del genere zombesco, riuscendo però a porli in modo che essi funzionino. Un compito molto più difficile di come appare. E’ così che abbiamo i dissapori nel gruppo di superstiti, gli outbreak a sopresa, i traditori e gli eroi improvvisati. Tutto il corredo. Solo che in Dead Sea la storia funziona alla perfezione. In primis perché Keene rispetta il lettore. Non lo prende in giro, non utilizza deus ex machina da due soldi. Quando c’è da calcare la mano sull’orrore e sulla disperazione lo fa senza problemi.
Il finale, in particolare, è un piccolo capolavoro di scrittura.