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A cosa serve Fumetti di Carta?
Per tutti noi che ci collaboriamo, è come lo “Speaker’s corner” di Hyde Park a Londra, veniamo qui, con il nostro bell’articolino sottobraccio, e cominciamo a sbraitare su questo o su quel fumetto ad un pubblico invisibile, ma che sappiamo che c’è solo per via del contatore delle visite.
C’è chi va in palestra a menare un sacco appeso, io mi scarico sbraitando contro Bendis. Mi scarico. E’ il mio modo per preservarmi da un futuro un cui, incazzato e folle giro per le strade, sbraito contro il governo spingendo un carrello della spesa pieno di monnezza.
Ma a voi che siate dall’altro lato della barricata, a cosa serve FDC?
A voi prodi lettori, che difendete un portafoglio sotto continuo assedio da parte di queste orde di fumetti brossurati, a che cosa vi servono i nostri articoli?
Mi piace pensare, che passate quotidianamente dalle nostre parti, per ascoltare più campane, prima di andare in fumetteria.
Mi sento un pò come il tipo di “occhio alla spesa” di Rai 3 a volte, specie quando devo segnalarvi una boiata.
E’ facile scrivere un articolo su una cosa che ti ha gasato tutto.
E’ un bel casino invece quando si deve farlo di qualcosa che non abbiamo gradito, siamo prigionieri del contraddittorio, sembra, perlomeno a me, che motivare perchè un fumetto ti faccia schifo, è una faccenda più delicata che motivare invece perchè ti sia piaciuto.
Beh oggi quindi contraddittorio o meno, si parla di qualcosa che mi ha lasciato decisamente irritato, quindi camomilla calda a fianco cominciamo a parlare di:
Ta-dan!: Deadpool, I Re del suicidio.
Me ne potevo stare per i fatti miei e starmene zitto, ma son andato un pò in giro sui forum, e senza far nomi, leggo commenti tipo:
“Una scatenata storia completa scritta da Mike Benson (Moon Knight) e Adam Glass con i disegni di Carlo Barberi.”
“Un fumetto che devo consigliare a chiunque si dica un fan del mondo Marvel, ma non solo; persino se non avete mai letto un fumetto americano suggerisco di cominciare con questo personaggio in modo da appassionarsi subito ad una delle migliori creazioni della Casa delle Idee. Semplicemente da recuperare. Voto 10″
“Deadpool: Suicide Kings è una delle miniserie più recenti dedicate al personaggio, uscita a fine 2009 in America in questa edizione a volume unico e che finalmente potremo leggere anche da noi.
Che sia un primo segnale dell’arrivo della serie regolare e delle altre mini anche qua in Italia?
Speriamo bene, nel frattempo compratelo tutti e dimenticate l’orrenda versione del “Merc with a mouth” partorita nel film di Wolverine”
“Il racconto di Mike Benson e Adam Glass è ritmato, divertente, un esempio di semplicità che nasconde un ottimo lavoro di preparazione dietro le quinte, un’esemplare dimostrazione di arte sequenziale; perché il meritato successo di Deadpool, almeno in America fino ad ora, non è solo un mix di battute spiritose e demenziali, doppi sensi e citazioni di vecchi film e canzoni, ma soprattutto l’impatto e lo sviluppo della scena costruita di tavola in tavola, che fanno sì che la gag esploda in tutta la sua carica comica o sarcastica.”
Deadpool: Il Re del Suicidio, non è un’esemplare dimostrazione di arte sequenziale, Eisner potrebbe anche rivoltarsi nella tomba a sentire una cosa del genere, e il personaggio di Deadpool non è nemmeno un characters interessante, cosa ha di interessante un supereroe che non riesce a morire (purtroppo per noi) nemmeno se gli esplode la testa?
Cosa è che affascina in Italia di Deadpool? Il fatto che è un logorroico? Mi state dicendo che il punto forte di questo personaggio In Italia è il suo continuo chiacchiericcio denso di battue spiritose, doppi sensi, e citazioni di vecchi film?
Purtroppo, peccato però, la metà di queste si perdono inevitabilmente nel lavoro di traduzione.
A proposito, del cogliere le geniali gag anche in italiano, una nota per i curatori dell’albo, quando ad un certo punto gli squilla il cellulare a Deadpool, e la suoneria canta: “Chi ha fatto uscire i cani? Chi ha fatto uscire i cani woof woof woof!”, magari se la si lasciava in lingua originale, i lettori avrebbero capito più velocemente, che quel baloon indicava che a Deadpool piace la canzone dei BahaMan, in cima alle classifiche dei singoli del 2000 in Inghliterra, ma definito da Rolling Stone uno dei motvi più fastidiosi della storia. E’ solo un appuntino, anche un tantino acidulo, perchè dopo aver letto l’intero volume, ed aver letto certi pareri on line, (lecito chiedersi, ma era stato letto prima di osannare?) mi sono sentito un vecchio burbero assolutamente privo di senso dell’umorismo, e refrattario a qualsiasi citazione… mah che strano, eppure, leggo e rido regolarmente per Ratman, che mi fa cadere dalla sedia, lo stesso si dica per le strisce di Liberty Meadows (sature di citazioni cinematografiche), per Get Fuzzy, o per i fumetti di Koenig, molto strano che questi due portenti di Benson e Glass no mi abbiano strappato nemmeno un sorriso.
Sarà che non facevano ridere.
Deadpool, resta vittima di un raggiro, in pratica viene ingiustamente accusato di una strage a New York, per riscattarsi dovrà scoprire chi lo vuole morto e perchè, ed alla fine quando finalmente lo scoprirà, vi sembrerà talmente idiota il tutto, che rimpiangerete di non avere impiagato il tempo in altre attività più divertenti, tipo prender parte alla via Crucis di quartiere nel ruolo di Gesù Cristo, con tanto di croce in ciliegio sul groppone.
L’architettura narrativa costruita dai due portenti (uno dei quali “ha appena terminato la gavetta come autore televisivo”, si legge in terza di copertina, “mi sa che è presto”, qualcuno dovrebbe aggiungerci) , si regge sulla presenza di un paio di bionde tettone inutili, che lasciano poco spazio al doppio senso, la cui presenza potrà fare la gioia solo dei soliti timidoni che in edicola non riescono ancora a trovare il coraggio per prendere “Le Ore” e ripiegano su “Novella 2000″, e sull’intervento di tre Big della Marvel: Punitore (che sembra più l’Ispettore Gadget a dire il vero), Devil e Spiderman, ridotti a caricature di se stessi.
Vi lascio il “gusto” di scoprire chi sarà il cattivone finale, anzi i cattivoni di questo inutile e palloso Beat’em up, ma a vederlo avrete l’impressione che anche quelli, come tutto il resto in questa miniserie, è lasciato al caso, pessima insomma, considerando il prezzo, direi che vi consiglio di leggerla solo se ve la prestano, o se vi date al taccheggio, perchè spenderci 12 euro, è voler dare una inutile botta al portafoglio, a meno che non facciate parte di quella odiosa casta di persone, che hanno la fortuna di avere dei putti che gli svolazzano intorno e gli cagano un bel pò di quattrini in testa, in tal caso allora non vi fermate a Deadpool, in fumetteria c’è una montagna di roba inutile da leggere che aspetta i soliti polli per lasciare i polverosi scaffali.
Prima di chiudere due parole, ma due sul disegnatore, le tavole di Barberi, non sono niente di eccezionale, sono forse l’unica cosa discreta di un volume comunque evitabilissimo, il suo tratto è tipico della scuola latina, quindi non brilla di originalità , insomma la parte grafica non è certo la goccia che fa traboccare il vaso, ma nemmeno il fiore all’occhiello. Barberi è messicano ma non è certo Humberto Ramos, vi basti questo
Baci ai pupi.