N.Y. 22 NOVEMBRE 1992
I giorni, le settimane a New York trascorrono molto rapidamente. Talvolta, però, c’è qualche evento che incide sulla vita del newyorkese, ed anche e soprattutto sulla vita delle persone che quotidianamente si recano nella grande mela a lavorare; cioè sulla vita di tutti quelli che compongono il fiume umano che (letteralmente) scorre per le vie di Manhattan.
La settimana dal 15 ai 22 novembre è stata molto particolare, perché si è svolto al Madison Square Garden un importante torneo di tennis, ed anche perché vi è stata la prima di un film di scottante attualità, in America come in Italia, il chiacchierato “Malcom X“. Ma soprattutto è stata una settimana molto particolare, anzi unica, perché caratterizzata, segnata, colpita dall’evento, ovvero la morte di Superman.
Ma la prima domanda che ci si pone riguarda proprio il carattere di questa giornata: luttuosa per chi? Da uno degli articoli arrivatomi dall’Italia, tratto dal Il Mattino, pare proprio che, secondo l’articolista, questa giornata sia stata la “più nera” per i genitori di Clark Kent (adottivi, obviously) e per quei pochi — da quel che ho visto neanche tanto pochi —, che hanno partecipato a New Jersey City al funerale, realmente officiato, di Superman, con tanto di bara e prete vero.
Forse la giornata è stata luttuosa per Lois Lane, forse per le migliaia di abitanti di Metropolis (quella dei fumetti) che hanno perso la casa durante la “madre delle battaglie” ira Superman e Doomsday o che hanno perso qualche parente. O forse (ed il dubbio è angosciante) è stata luttuosa per gli abitanti di Metropolis (quella vera, realmente esistente in America) che avevano adottato Kal- El ed ai quale avevano innalzato una statua nella loro piazza principale, proprio perché privati del loro orgoglio municipale (non so se rendo l’idea, la città di Superman).
Ritornando all’argomento centrale, si può dire che a New York, a parte le pacchianate americane, come le vetrine con la tomba di Superman dipinta sopra o magari il pupazzetto opportunamente depositato in una bara nera con al suo fianco Batman e Wonder Woman a rendere omaggio, dicevo che a New York l’unica differenza all’intento dei comics shop
era una parte riservata ai numeri della saga di Doomsday, opportunamente raccolti, e talvolta proposti — anzi quasi sempre — ad un prezzo già superiore a quello di copertina.
Chiariti questi concetti generali introduttivi sarà meglio addentrarsi nel racconto dei tre giorni dal 19 al 21 novembre. Parecchie le persone che hanno assistito all’apertura dei comics shop il tragico giorno. Mattinieri ? Mah! In realtà quasi tutti i negozi di New York aprono alle 10 o giù di lì e quindi non sarà certo stata una levataccia alzarsi prendere un numero “della morte di Superman”.
Di norma, salvo rare eccezioni (rare è un eufemismo), in città non si vendeva più di una copia per ogni compratore. “Questo per salvaguardare la clientela e per far avere ad ognuno il proprio numero, non scontentando nessuno”. E se questa è la versione ufficiale data da ogni “serio” rivenditore, in realtà le cose sono andate diversamente.
Certo il fatto di aver dovuto fare la fila non deve spaventare, se si pensa che in questo caso si parla di “file americane” che ben poco hanno da spartire con quelle “italiane”, le cosiddette file “a grappolo” che sono la croce do molte persone. E’ accaduto invece che la rapida successione di fan veniva abilmente “sbrigata” da solerti cassieri, visto che spesso gli albi da vendere erano stati strategicamente messi dietro la cassa.
Ecco quindi che dopo una o più file siamo entrati in possesso di questo numero così desiderato… Diventa poi necessaria la divisione delle copie, conservarne alcune immacolate, una per leggerla,un paio per venderle, alcune per regalarle agli amici più cari. Dopo di che si può anche affrontare la lettura.
Prima di parlare del numero in sé e delle altre cosette accadute nei giorni successivi, credo che si debba dire qualcosa sull‘idea (uccidere Superman) e sullo svolgimento della stessa.
Da quanto mi risulta, anche in Italia parecchi giornali hanno superficialmente parlato del decesso del figlio di Kripton già a settembre, quando la notizia e giunta dall’America. Di tutti però, solo alcuni hanno sottolineato come meritava, il fatto che la “trovata” era probabilmente mirata (in gran parte resta l’unico motivo valido) a catturare l’attenzione di un pubblico ormai distante dalle
super-testate, che erano già diventate quattro, come è degno di un Supereroe con la “S” maiuscola (al pari di Batman e Spiderman).
Infatti la situazione dei mercato fumettistico americano, nota ai più, vede la DC Comics ormai ai margini dell’interesse del pubblico, già da tempo massicciamente concentrato sulla Marvel, e da poco su una manciata di case indipendenti ed intraprendenti (non scopro nulla citando Malibu, Dark Horse e Valiant). Ed allora che fare? Uccidere Superman.
Chissà se in realtà la gran decisione è stata presa dagli autori della super-serie o se è venuta dall’alto, e se si possa vedere dietro tutto ciò una mirata scelta editoriale. Fatto sia che ormai è successo già e, come speravano alla DC, è stato proprio un successo (ehm… Il gioco di parole è infimo, ma tant’è). Cosi facendo, hanno clamorosamente attirato l’attenzione dei media, anche in America piuttosto restii a trattare bene i comics, ed altresì attirare l’attenzione di chi non ha mai, o quasi, comprato fumetti, portando (solo per un numero?) nuovi lettori alla loro casa editrice.
Beh, comunque chiudiamo questo numero 75 e torniamo a New York. È la sera dei 18, e i telegiornali dedicano un’insolita attenzione all’evento. Ho saputo che anche in Italia Superman ha meritato i telegiornali in prima serata, anche se, vista la qualità, infima, degli articoli italiani sullo stesso argomento, non so di che tipo di servizi possa aver beneficiato. In ogni caso, in America viene trasmesso uno stralcio del funerale celebrato a New Jersey City e qualche ripresa dall’interno del “Jim Harley‘s Universe“, sicuramente, dal punto di vista “estetico”, il miglior negozio di fumetti di New York.
Giovedì mattina, in tutta New York. non vi erano più albi della morte di Superman. O, come mi ha suggerito un solerte e disponibile cassiera al “Jim Hanley’s”, per averne qualcuna bisognava girare per strada e trovare chi li vendeva a prezzo maggiorato. Su qualche bancarella (bancarella? bagarinaggio? New York come Napoli?). Ai più veniva fatta la promessa di una 2nd printing” per il martedì successivo, e lo stesso discorso veniva ripetuto venerdì. Tutto questo fino a quando la pulce nell’orecchio non mi è stata messa da un omaccione di colore, che vendeva i fumetti di fronte alla Gran Centrai Station. Questo omone, visibilmente inc..zato, diceva che i maggiori (non ho detto i migliori) comics shop avevano venduto solo la metà delle copie ricevute chele altre erano state riposte, in attesa di “tempi migliori”. Questo giustificherebbe le tirature di questo e di altri fumetti (e qui si capisce il perché della domanda di prima, sul numero degli X-Men) e l’imminenza di una seconda stampa a 5 (cinque!) giorni di distanza dalla prima.
O di un fantomatico paperback nel giro dì 10 giorni. La conferma a questi (cattivi) pensieri è arrivata venerdì pomeriggio. quando da “Heroes World” ricomparivano gli albi fino ad allora esauritissimi della morte di Superman. Meraviglia! Stupore! Ah. cari miei. C’è ben poco da stupirsi, perché questa ricomparsa era “premeditata”. Raul, uno dei commessi di “Heroes Worid”, mi ha spiegato che venderti tutti il giorno prima era sconveniente per loro. Perciò si è pensato di darli per esauriti il primo giorno e di ricacciarli, senza far pubblicità, successivamente e di “campare” su questo numero 75 per molti giorni. E questa sara stata la “teoria di vendita” di tutti i comics shop ed ha fatto sì che la prima “tiratura” sia andata esaurita subito. Ora basterà aspettare il momento In cui ritorneranno in giro tutte quelle copie (tante) che non sono state fatte circolare. Prima avevo accennato ad un altro punto che ho volutamente lasciato per ultimo. Anche Superman 75 è stato stampato in due edizioni: una da edicola ed una “de luxe” lmbustata.
E su queste valutazioni abnormi potrebbe anche chiudersi questo resoconto da New York; lascio al lettore, in ogni caso, la facoltà di dissentire dai miei giudizi sull’albo vero e proprio, ma, dopo aver girato per cercarlo, e dopo aver scoperto quali e quante manovre vengono fatte dal proprietari dei comic shop non mi si potrà negare il diritto di rimanere eluso.
Ultima (?l?l) provocazione: buttando un occhio all’Italia, mi permetto di suggerire alla casa editrice Bonelli di affossare il “mitico” Tex, con un battage pubblicitario enorme (manifesti con su scritto: “Dove eri tu quando Tex moriva?”) e, dopo li consueto, adeguato periodo di lutto, farlo resuscitare grazie all’intervento dello stregone Navajo Ampolla Tonante.
P.S.: Ovviamente in due edizioni. E quella dl “lusso”, con allegata una manciata della terra che copre la bara di Tex.
P.P.S.: Nooo. Non sono Adam Centerba nella sua terza reincarnazione, o quarta? (Eh, si. L’eco dei suoi successi ha attraversato l’Atlantico)
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