fondo ha ridotto la quota di titoli di Stato USA dal 22 al 30 per cento in meno. Il debito nazionale degli Stati Uniti era aumentato parecchio nel corso dell'ultimo anno, a tal punto che a fine dicembre 2010, aveva superato la soglia dei 14 miliardi di dollari. Infatti circa sei mesi prima, nel mese di giugno, il debito era pari a 13 miliardi di dollari. Il deficit di bilancio dello scorso anno arrivava al dieci per cento della produzione economica americana, in proporzione molto più grave di quanto era stata la veloce bancarotta della Grecia. L'elevato indebitamento degli Stati Uniti in gennaio era causa di discussioni dell'esecutivo di Washington, e quando il segretario al Tesoro Timothy Geithner aveva avvertito che l'America era vicina alla bancarotta nazionale, nessuno ci credeva, e nessuno poi si aspetta davvero questo scenario. Le drammatiche parole di Geithner erano state interpretate come una manovra più che altro di ordine strategico, mentre il congresso spostava a data da destinarsi le misure di austerità previste in questi casi.
Ora che il maggior gestore proprietario e detentore del debito statunitense rompe il legame con i vertici USA, sta a significare che d'autorità vuol mandare un segnale preciso e mettere in guardia Obama e i suoi ministri che è arrivata l'ora di avviare volente o nolente le riforme strutturali che finora non erano mai state prese in considerazione. Da notare che oltre al Giappone, gli Stati Uniti è ancora l'unico paese importante e fortemente indebitato in cui finora non era state messe in campo riforme strutturali per affrontare il deficit di Stato.
( Spiegel online)