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Decadenza o implosione. Il Pd al solito bivio

Creato il 11 settembre 2013 da Giuseppe Lombardo @giuslom
Decadenza o implosione. Il Pd al solito bivioNessuno intende suggerire al Pdl il contegno che deve tenere in nome dei supremi interessi nazionali. Non capita tutti i giorni di vedere il proprio leader condannato con una sentenza definitiva, emessa non già dalla magistratura rossa, ma dalla giustizia italiana, con buona pace di Ostellino. Poiché, però, deputati e senatori del centrodestra hanno avuto, per così dire, tutto il tempo di vagliare tale ipotesi, di sviscerare conseguenze ed eventualità, sorprende non poco il clima che si è venuto a creare in Parlamento, l'incertezza mefitica, quell'aria di spensierata incoscienza che impedisce ai mercati di nutrire la benché minima fiducia sulle nostre prospettive di crescita economica. E a testimonianza di ciò leggiamo le stime europee, laddove il paese è pressoché ridotto a fanalino di coda della locomotiva comunitaria. Poi, certo, l'Italia è un sistema troppo grande per fallire, ma non può vivere a lungo e in buona salute facendo esclusivamente affidamento sulle dimensioni del mercato interno: una simile analisi prospettica riduce la nazione a terra di conquista, a spazio da predare. Si corre il rischio di rispolverare Metternich e la sua visione dello Stivale come un'appendice geografica.
Sul centrodestra, pertanto, pesano gravi responsabilità. Perché con tutta la buona fede del mondo non è possibile pensare che Berlusconi sia davvero un problema del Pd. Ovviamente la sinistra ha le sue responsabilità: è stato un errore perseguire il disegno quirinalizio delle larghe intese, con Monti prima e con Letta poi; è stato un errore non cogliere gli spiragli di disagio avvertiti da una fetta importante del Movimento 5 Stelle, specialmente quando sugli scudi era stato issato il nome di Rodotà; è stato un errore proseguire nell'azione di governo a fianco di un pregiudicato; ed è stato un errore, infine, fare della "sua" politica la politica dell'intero Esecutivo (leggi alla voce Imu). Ammesse quindi tutte le criticità in seno al partito di Epifani, la libertà condizionata del Cavaliere, dipinto melodrammaticamente come un anziano condannato ai lavori sociali nei parchi pubblici, è un problema di falchi e colombe della pattuglia Alfano. E proprio questa distinzione interna è foriera di cattivi presagi: non si può vivere fra un Lupi che rasserena ed un Brunetta che promette tempesta, non si possono progettare le finanziarie in accordo con Quagliariello quando la pitonessa Giovanna d'Arcore lincia arbitrariamente l'intero arco istituzionale. Un paese, per sopravvivere alle difficoltà, deve necessariamente superare l'ottusa incapacità di una classe dirigente che, lungi dall'essere autonoma, fa del proprio padrone la sua unica ragione sociale. E allora giù a menare fendenti con Libero, Il Giornale, TgCom e chi più ne ha più ne metta. Giù a colpire i manettari che pretendono uguaglianza, che chiedono impunemente che la legge sia applicata per tutti, senza eccezione alcuna, neanche per affabili settantenni intenti a dilettarsi in compagnia di ancelle del drago.No, bisogna prendere atto con maturità della portata degli eventi: il Gabinetto Letta è nato male ed è morto peggio. E' tecnicamente fallito in virtù delle variazioni subite dagli equilibri consolidati, sconvolti dalla sentenza della Cassazione. Sono mutate le condizioni di base ed esse hanno determinato una sostanziale alterazione del quadro clinico del paziente. Ora, per l'ennesima volta, il Pd è di fronte a un bivio: può scegliere se chiudere per sempre la stagione berlusconiana, non offrendo né garanzie né tavoli di trattativa privilegiati, o può adottare ancora una volta l’appeasementdi Chamberlain Violante, blandire e non bandire il Caimano, nella speranza che si dissuada dal divorare quanti lo hanno incondizionatamente aiutato lungo tutto il ventennio. La sinistra deve scegliere da che parte stare. Conoscendoli, purtroppo, non abbiamo dubbi (sic).G.L.Decadenza o implosione. Il Pd al solito bivio

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