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Decalogo della (s)blogger, ovvero: se la conosci, la defollowi

Da Nonnaso @NonnaSo

Ok, ok, oggi ho un sassolino nella scarpa che mi voglio levare.

E correrò il rischio di rendermi anche impopolare per questo, e inimicarmi qualche altra “wannabe” blogger (come se già non l’avessi fatto con questo vecchio post)  che a ragione si sentirà punta sul vivo da questo mio pezzo, anzi se ne offenderà proprio… ma che sicuramente, ne ho fiducia proprio, NON coglierà il mio invito ad alzare il proprio tiro verso la qualità. Ma anzi, continuerà per la propria strada, lastricata d’oro e di inviti a questa o quella première di note marche cosmetiche o di abbigliamento, galvanizzata dai link e repost e dai vari commenti “brava” “bene” “ben fatto” che riceve ogni giorno  sul proprio blog/profilo Instagram etc. etc.

Fashion-Blogger-Cosa-Sono

Sono una blogger  io per prima, ma anche (o soprattutto?) una accanita lettrice di tutto. Compresi gli altri blog.

Sono una di quelle persone che non ha paura di imparare dai migliori, e che ammette con candore di non sapere tutto, di aver voglia di imparare, etc. etc.

Ma certe cose non le capirò proprio mai, anche se resto qui a chiedermi: “se ci sono tante persone che fanno così, e hanno anche successo, non sarà che hanno ragione loro e non io?”

Di cosa sto parlando lo avete capito: di blogger, ALTRE blogger, FAMOSE blogger, di (s)blogger, che sto ancora qui a chiedermi come hanno fatto, precisamente, a diventare famose.

Oddio, qualcuno potrà anche dire che sono una rosicona, e che siccome invece io non sono famosa mi metto a criticare le altre.. si, si, possono dirlo. Magari hanno anche ragione. Resta il fatto che sono qui a chiedermi come e perché.

Soprattutto PERCHE’.

Perché ci sono blog completamente sprovvisti di contenuto, ma talmente infarciti di selfie, belfie, nelfie (e tutti e sette gli elfie del reame), di pubblicità nemmeno troppo occulte delle “solite marche” di abbigliamento e accessori, che fanno migliaia di visualizzazioni l’ora, senza dare nulla più che qualche scatto (a volte anche di poca professionalità, a volte no) di questo o quell’outfit, di questa o quella prezzemolina del web? Voglio dire: se voglio un bello scatto di una Vuitton me ne vado sul sito, idem per l’ultima collezione di Chanel… che me ne frega di vedere il solito post con una montagnola di prodotti più o meno usati, vagamente recensiti (e mai con qualcosa di più oggettivo di “wow! Il mio ultimo rossetto Chanel, FAB!”) – è sempre tutto favoloso, davvero… ma dov’è finita la funzione UTILE delle blogger che prima provano i prodotti e poi mi danno un’indicazione davvero spassionata sugli stessi, evitandomi di spendere chilate di soldi in roba inutile o deludente?

Certo, poi ci posso fare il post: “Top e flop di questo mese”, ma.. a me i soldi non crescono sulle pianticelle che ho in casa, perciò mi tocca fare selezione. Selezione di prodotti, selezione di blog, selezione di blogger di cui fidarmi. E ce ne sono veramente poche, sto scoprendo.

In questo mondo dove a ogni mailing di scheda tecnica nuovi prodotti mi ritrovo il comunicato stampa sparato e copia incollato su almeno 10 blog diversi che seguo, senza nemmeno prendersi la briga di cambiare un po’ le parole o aggiungere il proprio pensiero in merito, che cosa mi dovrebbe spingere ancora a leggere, a fidarmi? Potrei risparmiare la fatica, abboccare alle pubblicità delle profumerie, entrare e leggere le etichette che promettono miracoli, e comprare a occhi bendati qualsiasi prodotto, per quel che vale, no?

E parliamo delle (s)blogger fescion, parliamone. Che sono poi il motivo di questo (s)fogo: sono stanca di vedere le mie bacheche instagram, twitter, facebook, wordpress e chi più ne ha più  ne metta, invase da scatti pietosi e outfit improponibili, composti come se avessero ravanato a luci spente in armadio, ed eternamente “Fuori stagione” (reggiseno in bella vista con 40 gradi sottozero, moonboot di muflone al 15 di agosto??), il tutto solo per fare sensazionalismo, distinguersi, attirare l’attenzione.

bocche-a-culo-ovnque

E sono stufa, stufa marcia di bocche a culo di gallina, e Lolite quindicenni che fingono innocenza con outfit da porcone incallite. Non sono un uomo, con me non attacca. Ed è a me, o a quelle come me, che dovete vendere, perciò: cosa ne dite di darci un taglio? (e no, non che mi aspetti che qualcuna di loro mi legga, ma nel caso.. mi addresso direttamente, hai visto mai che riesca a instillare una goccia di autocoscienza in quei crapini ricoperti da simpatici cappelli di paglia e acconciature all’ultima moda).

Davvero siamo tutti ridotti ad essere un pubblico da “aaaw” e “oooh” e “che invidia quella ha la nuova Kors, e ieri ne aveva un’altra, e domani un’altra ancora!”? Davvero ci dobbiamo ciucciare sto biberon di scatti amatoriali simil-professionali dell’ennesima sciacquina che posa in quelle che LEI – ripeto lei (e i suoi milioni di fan, chiaramente) ritengono pose sexy, pose sbarazzine, pose sgargiuline etc. etc.?

Cioè, ma davvero??

instagram-shots

No dai io mi rifiuto di continuare a irritarmi ogni volta che sfoglio Instagram, o quando mi accingo a leggere un post che sembra interessante e invece è la solita pagliacciata, e pertanto ho deciso di cominciare un bel repulisti delle mie TL e della mia rassegna stampa quotidiana. Ma siccome sono in vena buona (si, nonostante la pecorra irsuta che mi flagella, al solo pensiero delle bocche a culo di gallina), voglio condividere con voi il decalogo della (s)blogger, ovvero: se la conosci, la defollowi.

E non possiamo che cominciare da lui, dal punto numero 1, o punto scatenante:

  1. La bocca a culo di gallina.

Cioè giuro io non mi capacito del perché di questa cosa. Voglio dire: ho il fior fiore di amiche blogger che si riescono a fare una foto degna anche in pigiama e col cellulare senza sembrare delle bimbeminkia cerebrofesse ogni volta che si twittano.. non ce la possono fare anche ste (s)blogger quindicenni, che c’hanno pure la bellezza della gioventù della loro parte,  a convincere l’amico professionista/dilettante fotografo che le segue ovunque per scattare quelle foto oscene, a cambiare registro?

bocca-a-culo

Si, dico proprio a voi che vi fate le selfie con i bicchieroni di vodka andata a male e le scollature casualmente profonde, sempre in gruppo come le oche: suvvia, aprite l’obiettivo al cambiamento! Se non altro, vi distinguerete!

(da sta gente qui)

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Fonte: Google images

  1. La posa da “reggi colonna”, o “reggi muro”, o “reggi quel che ti pare purchè spingi in fuori il culo e ti impegni a sembrare… una perfetta deficiente. Ma roba che le case diroccate e i vecchi siti industriali rabbrividiscono  e si lasciano cadere in rovina al triplo della velocità per la sola paura di vedervi comparire all’orizzonte, aggirarvi con sguardo vacuo alla ricerca del “giusto spot” per i vostri scatti “urban decay”.

E non sto parlando della marca di makeup.

E poi ci sono la “mi guardo i piedi” (nel caso non aveste notato le mie scarpette nuove) o “mi guardo la borsa”(che è tanto faiga pure lei) la “ma che, dici a me?” (che mi fa rimpiangere De Niro in Taxi Driver – almeno lui non indossava chili di trucco per fingersi sorpreso dall’obiettivo), e la “slandrona” (casualmente poggiata su…. l’ovunque. non un muro, panettone, ringhiera, scalino, non una superficie planabile – o non – si salveranno mai da questa piaga sociale e urbana – davvero, una joint venture UNESCO/WWF dovrebbe scendere in campo a porre fine a questo scempio).

posa-blogger

E poi cadiamo nella posa “tettoruta” e in quella “chiapporruta”.. insomma, ci siamo capite. Quello è porno, non blogging. Ognuno poi fa quello che vuole, ma a ognuno il suo, dico io.

Sasha Cohen, instagram page - fonte: Google images.  E si, in fondo a destra.

Sasha Cohen, instagram page – fonte: Google images.
E si, in fondo a destra.

posa-selfie

  1. I peggio set della storia degli shooting fotografici: roba che mi sto a chiedere se non ci andate di notte voi per prime a conciare così un edificio, per poi tornare a scoprirlo l’indomani, amico fotografo al seguito, per farvi fare lo shooting.

Ma un onesto “scorcio bucolico di angolo sotto casa mia”, no?? Un bello “scorcio di città”, qualche angolo storico da riscoprire… non ci vuole tanto, siamo in Italia, se lo chiamano il Bel Paese non è mica per il formaggio!

Fonte. Made-in-Italy

Fonte. Made-in-Italy

Giuro, a volte apprezzo di più quelle che si fanno le foto degli outfit davanti alla specchiera a figura intera, sempre quella. Giorno dopo giorno cambiano solo gli outfit, ma la specchiera è sempre quella: voi non potete capire quanto è confortante, quanto sa di casa e non di finto, di genuino, di ragazza della specchiera accanto.

4. Outfit allo specchio: la mia anima marketing rabbrividisce un po’ anche difronte a questi, soprattutto perché non sono quei begli scatti “puliti”, quasi pubblicitari, su cui una donna sogna (e da cui poi compra), ma se la vocazione del vostro blog è “casalinga” e amate più mostrare-e-raccontare che pubblicizzare non sarò certo io a dirvi di no. Anzi, come ho già detto: vi stimo, sorelle.

Purchè lo facciate bene (via gli orsetti e i peluche dal letto, pulite almeno il casino nella stanza dietro di voi mentre vi state sparaflashando la vostra posa, e per l’amordiddio accendete una bella luce chiara che sennò sembrate “il ritorno dei morti viventi, la vendetta dell’armadio imbizzarrito”.

  1. You didn’t eat it: ora, io non voglio neanche lontanamente avvicinarmi o entrare nella diatriba nata ultimamente in proposito, però una cosa la devo dire. Uno scatto #foodporn ci sta, due magari.. ma non è che tutti i giorni ce dovete sfrantegà con la tisanina per fare la plin plin e gli 8 etti di carne cruda che vi scofanate per la dieta proteica, o peggio ancora l’hamburger che mai nella vita vi mangerete (o che poi andrete a vomitare in bagno): non ci crede più nessuno! Non tutti i giorni (e che fegato c’avete in caso contrario??)

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A meno che non siate food blogger, allora quella è un’altra storia.

Elise Bauer, food blogger

Elise Bauer, food blogger

  1. Il primo piano iper zoomato dell’occhio a palla, rigorosamente truccato. O quello delle labbra truccate (con il rossetto che va nelle piegoline e le evidenzia TUTTE), o quello delle dita dei piedi con fintissima pedicure (coprire con otto chili di acetato smaltato NON SIGNIFICA curare… i piedi storti e le imperfezioni si vedono lo stesso…).

Che si vedono tutte le venuzze, tipo… eeew! Se voglio vedere una roba così mi ritiro fuori i dvd di Nip/tuck!

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Esistono dei filtri fotografici per rendere più smooth una foto, ed evitarci gli incubi notturni, please!

  1. Lo scatto iper-pettinato.

Del tipo “oh, guardatemi mi sono appena svegliata con questa adorabile boccuccia da sonno, e questi occhietti da sonno splendidamente truccati, e questa shampata da sonno adorabilmente spettinata, e questo completino da boudoir che..” vabeh, ci siamo capite.

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Nulla da obiettare sullo scatto artistico, su quello patinato, e nemmeno su quello professionale, ci mancherebbe altro, anzi, sono belli da vedere, appagano l’occhio, vendono.

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Se siete una blogger con i numeri. Altrimenti, sembrate solo finte.

Ma finte come quelle due cose nella pubblicità della Red Bull “sono finteeeeeeeee”!

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E a noi invece piace vedere le cose reali, almeno ogni tanto. Si chiama credibilità.

  1. Gli outfit improponibili.

Ne abbiamo già parlato, non aggiungerei altro. Tranne che per noi del marketing i colori sono una pippa di quelle estreme, quindi vi bocceremo sempre l’accostamento giallo limone-verde acido con una punta di salmone fluo.

fashion-outfit-improponibile

A meno che non siate moira Orfei, ma allora lì è il personaggio e siete scusate.

  1. Il piazzamento a oltranza di prodotti vomitosi ma firmati.

Non c’è nulla da fare: al terzo post che cercate di rifilarmi la ciabatta della sciura da designer, ancora più imbruttita della ciabatta della sciura classica (si può fare, si può fare, basta metterci due zeppe alte 10 cm e aggiungere un paio di nappine, uno strap e degli sbirluccichii), per me siete out. Non conta che la ciabatta della sciura l’abbia comprata anche io, a tutto c’è un limite. E non è nemmeno dettato dal mio gusto personale, è semplicemente che ho dell’amor proprio e mi piace pensare con una testa mia, e se voi vi ostinate a osannare certe ciofeche solo perché sono firmate, o sponsorizzate o che altro, la mia risposta è: buon per voi se vi pagano, o se ve le regalano, buon per voi se qualcun altro vi segue, io no.

for the love of God... NO!

for the love of God… NO!

10. Riproporre pari pari i comunicati stampa dei PR aziendali.

Anche qui, già detto: e fatelo uno sforzo, fateli incontrare quei due neuroni che vi hanno dato in dotazione standard alla nascita!

Corollario di questo punto: le foto dagli eventi sponsorizzati, première e presentazioni.. si, purchè poi ci sia qualcosa dietro. Ovvero, non è che ce ne frega più di tanto se ogni due per tre vi invitano a questo o a quel drèssage… a no interessa SAPERE! Il prodotto che hanno presentato è valido? La collezione da sogno? Le scarpe ve le sareste portate a casa a costo di un rene?

Se non ci raccontate la storia che ci sta dietro, quello che voi avete la straordinaria occasione di vedere e conoscere al posto nostro – che non ci invita mai nessuno e le serate le trascorriamo a casa col gatto -, se non sprecate due parole per farci vivere la magia e insegnarci qualcosa di nuovo, ma mettete solo selfie su selfie di questa o quella celebrità che si è prestata e foto del buffet non c’è altro da dire: siete solo delle sborone poveracce, e niente altro.

Buon per voi che avete una vita piena di eventi, ma a questo punto seguo Paris Hilton che almeno lei vede la gente che conta davvero.

e… Ps. PRENDERE SPUNTO da grandi, non significa COPIARE, o scimmiottare, i grandi. A tutto c’è un limite, e se non lo conoscete, avete due scelte: cominciare da Google, oppure ricordare che il più delle volte il silenzio è la scelta migliore.

meglio-tacere

Ok, ammetto di essermi dilungata, ma queste cose andavano dette. E ora che le ho dette, mi sento più leggera. Oddio, quasi meglio di una seduta di fitness compulsivo (non che io sappia nanche lontanamente cosa sia… ma immagino).

Grazie a voi, voi tutti, per avermi ascoltato, e grazie a chi si farà un sano esame di coscienza dopo aver letto queste mie. Grazie a chi si farà due risate (come sempre alle mie sparate) e anche a chi mi liquiderà come la solita matta che “non fa, ma critica”.

Ripeto e concludo: tutto ciò sottostà al mio modesto e soggettivassimo punto di vista, poi ognuno è libero di fare come vuole, proporsi come vuole, leggere (o sbavare) su chi vuole… ma io la professionalità la vedo stare da un’altra parte, e questo è quanto.



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