decorazioni della volta raffiguranti San Giuseppe
in gloria tra gli angeli del cielo
Da
una rara serie di cartoline postali degli anni '20, appartenente alla
Collezione Mauro Bandini e pubblicata di recente da Mirella Capretti,
possiamo vedere come si presentava, all'esterno ma anche
internamente, il Seminario Vescovile di Borgo San Donnino, prima
della sua totale distruzione avvenuta durante l'ultima guerra
mondiale. Ricordato come uno degli edifici più rappresentativi del
Barocco fidentino, l'antico palazzo sede del seminario diocesano
sorgeva accanto al Duomo, ove era stata costruito tra il 1690 e il
1704 dall'architetto don Francesco Callegari, lo stesso progettista
del santuario mariano di Madonna dei Prati.
Borgo San Donnino (Fidenza) Palazzo Vescovile
Il palazzo, in parte distrutto dai bombardamenti nel corso della seconda
guerra mondiale, è stato poi totalmente demolito nel dopoguerra.
La
sorpresa maggiore è data, a mio avviso, da una delle cartoline che
riproduce integralmente le decorazioni della volta raffiguranti San
Giuseppe in gloria tra gli angeli del cielo, altra opera documentata
(1714) ma perduta del pittore borghigiano Antonio Maria Formaiaroli.
Le analogie tra queste pitture e il suo unico ciclo affrescato ancora
esistente (la finta cupola del santuario della parrocchiale di Santa
Maria Annunziata con l'Eterno Padre che ordina a san Michele
Arcangelo di recare l'annuncio a Maria Vergine, i quattro profeti
biblici dei pennacchi e la Madonna dei Disciplinati, eseguito
probabilmente verso il 1730) sono molto evidenti sul piano
compositivo, nei panneggi svolazzanti e soprattutto nelle aeree
figure degli angeli, chiaramente ispirate alla tradizione emiliana,
ma anche alle coeve decorazioni delle sale dell'ex collegio gesuitico
di Borgo San Donnino, eseguite dal sabaudo fratel Giuseppe Barbieri
(1646-1733) al quale Formaiaroli procura nel 1712 smalti e colori
acquistati presso la spezieria di Andrea Omati. Forse fu proprio
sulla base di questa labile traccia documentaria che la critica
ottocentesca ritenne di poter assegnare al pittore fidentino le
vivaci rappresentazioni degli angeli musicanti che rallegrano le
settecentesche cantorie lignee della chiesa dedicata alla Gran Madre
di Dio (confr.: Scarabelli-Zunti).
L'attività
di Formaiaroli è testimoniata anche da un bellissimo disegno a
sanguigna della Palatina di Parma, che costituisce l'impegnativo
bozzetto del dipinto già esistente nell'oratorio di san Giorgio,
raffigurante san Pietro che visita in carcere Sant'Agata. Altre opere
cui accennano le fonti locali non sono al momento rintracciabili.
come la pala dell'oratorio dei Cinturati presso l'ex chiesa
agostiniana di San Pietro apostolo (di cui si ha notizia nel 1714) e
il quadro raffigurante la "Beata Vergine, San Giuseppe e
Sant'Antonio" dipinto per i Cappuccini di Borgo nel 1726.
All'elenco delle opere disperse possiamo aggiungere sulla scorta
dello Scarabelli un "bellissimo" Sant'Antonio da Padova
eseguito per i Cappuccini di San Secondo parmense, nel cui convento
l'autore aveva realizzato anche un ciclo istoriato dedicato a San
Francesco d'Assisi.
Guglielmo Ponzi
Articolo pubblicato dal settimanale della Diocesi di Fidenza Il Risveglio del 21 ottobre 2011