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Decreti Jobs Act: giudizio di Pietro Ichino
Creato il 23 febbraio 2015 da Leone_antonino @AntoniLeoneIl Governo non ha tenuto in alcun conto il parere delle Commissioni Lavoro di Camera e Senato sui licenziamenti collettivi. È una forzatura politica?
Il Governo ha accolto tutti e soltanto i suggerimenti contenuti in quei pareri che erano coerenti con gli intendimenti della riforma, voluti dalle stesse Commissioni in sede di approvazione della legge-delega. Ma questa esclude esplicitamente l’applicazione della reintegrazione nell’area dei “licenziamenti economici”; e nessuno può ragionevolmente sostenere che quelli collettivi non vi rientrino. Su questo punto, dunque, l’accoglimento dei pareri avrebbe comportato la violazione della delega.
Nel testo viene introdotta anche la facoltà di cambio delle mansioni a parità di retribuzione. È uno strumento effettivamente utile per la riorganizzazione delle imprese?
La vecchia norma, che viene ora sostituita, era stata disegnata in un’epoca in cui l’evoluzione delle tecniche applicate era molto più lenta. Conservare quella norma oggi non gioverebbe neanche ai lavoratori, perché con la sua rigidità finirebbe col mettere maggiormente a rischio i loro posti di lavoro.
È stata poi disposta l’esclusione del settore pubblico dal campo di applicazione del nuovo regime che lei aveva invece sempre sostenuto, come sostenuto dal ministro Poletti?
La norma che disponeva questa esclusione, soppressa nel testo del 24 dicembre, non è stata reinserita nel decreto. Credo che questo sia bene; anche se poi nel settore pubblico occorrono norme di governance interna delle amministrazioni che assicurino l’esercizio delle prerogative manageriali e la sua correttezza.
Ci sono state forti tensioni sulla norma sul contratto di ricollocazione. Come giudica il risultato finale?
Considero importantissimo che questo nuovo istituto sia stato introdotto nel nostro ordinamento. Su questo terreno, però, c’è ancora del lavoro da fare, sia sul piano normativo, sia soprattutto su quello dell’implementazione, trattandosi di uno strumento che in Italia ancora non è stato sperimentato e incontra molte resistenze.
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