Se n'è parlato molto nei mesi scorsi, sia in Parlamento che su giornali e tv, ed alla fine è diventato legge. Stiamo parlando del Decreto Sviluppo, ovvero di quell'insieme di norme che dovrebbero dare una marcia in più alla nostra economia sempre più depressa. Vediamo di che si tratta, ma non aspettiamoci niente di che.
Sostanzialmente, la carica innovativa e propulsiva del Decreto si esaurisce con il sostegno alle startup, di cui abbiamo già parlato. In più, segnaliamo solo la possibilità, per l'Agenda Digitale, di destinare fino al 25% del suo budget annuale al sostegno di piccole e medie imprese, startup o meno che siano, nel caso in cui abbiano fatto investimenti in ricerca e sviluppo per prodotti o servizi innovativi, nell'ambito dei progetti gestiti dalla stessa Agenda. Troppo poco perchè possa essere considerato un buon sistema per incentivare la ricerca e la crescita delle PMI. Altro aspetto interessante del Decreto è la creazione di Desk Italia, ovvero di uno sportello unico (un altro?) con lo scopo di promuovere il Made in Italy all'estero e di attirare investimenti in patria. Questo nuovo sportello opererà a livello territoriale (dovrà esisterne uno in ogni regione) e farà da raccordo tra il territorio regionale, l'Ice e Invitalia. Il nuovo soggetto, in un'ottica di semplificazione burocratica, si porrà come interlocutore unico per gli investitori esteri, che vogliono operare in Italia. Dove sta questa semplificazione, però, non si capisce: piuttosto che creare un nuovo soggetto, non era meglio potenziare uno di quelli già esistenti (tipo l'Ice)? Mah.
Non vi sono molti altri articoli di interesse, a parte qualche norma sul lavoro, che ha lo scopo di accelerare l'uscita dal mercato dei lavoratori più anziani (includendovi anche i manager) in stato di mobilità collettiva, per accompagnarli più velocemente verso la pensione. Per il resto, abbiamo solo degli aggiustamenti, per quel che riguarda le concessioni balneari (prorogate di altri 5 anni), gli appalti pubblici (vantaggi fiscali alle aziende che partecipano alle opere pubbliche di valore superiore ai 500 milioni €, introduzione della responsabilità solidale tra appaltatore e subappaltatori e cancellazione delle autocertificazioni), l'agricoltura (sanzioni meno severe nei pagamenti tra aziende agricole), i notai (procedure più semplici per il concorso nazionale) e poco altro.
Sinceramente, dov'è lo sviluppo in questo decreto sviluppo? Dove sono la vera semplificazione burocratica e la lotta alla corruzione che attirerebbero davvero gli investitori stranieri? Dove sono gli incentivi e gli sgravi per le imprese che non delocalizzano e investono nel Paese? Dov'è la flessibilità buona (quella vera, che ti fa dire "lavoro quando voglio, dove voglio e negli orari che voglio") nel mercato del lavoro, ora sommerso dal precariato? Dov'è la lotta all'evasione fiscale (grande e piccola) ed agli sprechi, che permetterebbe di tagliare le tasse e far respirare lavoratori e imprese? Veramente troppo poco per dare una scossa alla nostra economia.