Magazine Società

Dedalo e Icaro

Creato il 29 ottobre 2012 da Mapo
Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di meImmauel Kant
Dedalo e IcaroAll’inizio c’era una candela, che bruciava lenta al centro del palco, rubando un po’ di spazio al buio.Poi la sagoma di un padre corpulento, avvolto in un cappotto scuro, che trascina il corpo del figlio, come un cristo con la sua croce.
“Icaro! Icaro”
Disperato Dedalo invoca gli dei, che restituiscano la vita al corpo esanime di quel figlio tanto amato e tanto odiato insieme, che ha osato sfidare il cielo a bordo di un paio di ali di cera. Sono bastati pochi raggi di sole a farlo ripiombare sulla terra, con un tonfo sordo e fatale.
Dedalo e Icaro, (ultima replica oggi al Teatro Leonardo), è prima di tutto la storia di una famiglia e delle sue quotidiane schizofrenie.E’ una storia moderna, prima che un’antica tragedia. Tanto che, in fondo, si ha come l’impressione che nemmeno ci si stupirebbe a vedere, da un momento all’altro, uno dei protagonisti sdraiato sul divano a sonnecchiare davanti alla televisione, o intrappolato in una macchina nel traffico diabolico di una città qualsiasi.E’ la storia di un ragazzo che fatica a diventare uomo, complice un rapporto morboso con un padre burbero, manesco ed esigente nel pretendere la sua creatura a sua immagine e somiglianza (“Generato, non creato, dalla stessa sostanza del padre”). Schiaffi e abbracci si alternano di minuto in minuto, scanditi dalle note musicali di un walzer viennese, in una danza insieme commovente e angosciante. Si leggono gli echi di Terrence Malick e del suo “Tree of Life”, dove già era rappresentato l’amore supremo e imperfetto di un padre padrone, in grado di sconfinare in una sorta di morbosa parodia di controllo e dittatura domestica.Dentro c’è la quotidianità nervosa di una famiglia come tante, con la mamma chioccia (qualcuno ha idea di come si chiami!? Non è un caso che non venga mai nominata) che apparecchia la tavola con “corpo e sangue”, prova a sedare gli animi bollenti dei maschi di casa e gioca con sabbia ed acqua con il figlio, a cui racconta fiabe di altri tempi. La preferita è quella di Pinocchio, paradigma perfetto di cosa voglia dire essere plasmati, creati dal nulla secondo un progetto, a partire da un tronco di legno. Non tutto va secondo i piani, e il burattino ribelle fugge al paese dei balocchi.Fuori, invece, c’è la vita vera, un po’ sullo sfondo, con i suoi labirinti pieni di quei minotauri che abbiamo paura ad affrontare, con le nostre ali di cera. Perché rompere il guscio è insieme opportunità e rischio. E chissà che vertigine, Icaro, nel momento in cui mettevi le ali.Sipario.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazine