Recensione
- 4AD
- Anno: 2015
Il ritorno in grande stile di una band dalla quale non si può più prescindere pensando a quanto di buono successo negli ultimi quindici anni in fatto di rock.
Capaci di costruire l’ennesimo mezzo capolavoro della loro carriera, dopo la contestabile parentesi lo-fi di “Monomania”, i Deerhunter compiono un lavoro iper certosino di produzione e citazioni, tra chitarre jingle-jangle, organetti sixties e pad eterei. Sin dalla doppietta iniziale di All the same (una bomba dai risvolti sixties) e Living my life (più sintetica e afro) si pregusta qualcosa di nuovo e rinfrescante. A spiccare, poi, sono i singoli Snakeskin, che col suo andamento funky è una stupenda anomalia del sempre più denso repertorio Deerhunter, e Breaker, forse la vera hit, grazie a un ritornello FM e un verso che strizza l’occhio ai Byrds. Ma non è finita qua. Bradford Cox si avvale del contributo di due icone del pop moderno, e probabilmente suoi idoli, quali Tim Gane degli Stereolab (su Duplex Planet) e James Cargill dei Broadcast (su Take Care), collaborazioni queste dalle quali scaturiscono appunto i capolavori di Fading Frontier. Poi c’è ancora spazio per Ad Astra, cantata da Pundt, in cui si è rapiti e coinvolti nel feticismo per la Berlino di fine settanta e avanti così sino alla chiusura di Carrion, ballata dai risvolti atonali. In sostanza potrebbe risultare, questo, uno dei dischi più belli oltre che divertenti di tutto il 2015, un saliscendi emotivo così ben calcolato e dosato da essere quasi impossibile ormai il confronto, per questi Deerhunter, con altre esperienze dell’indie. Questa è una band da amare prepotentemente.
TRACKLIST
1.All the same
2.Living my life
3.Breaker
4.Duplex planet
5.Take care
6.Leather and wood
7.Snakeskin
8.Ad astra
9.Carrion
LINE-UP
Bradford Cox – lead vocals, guitar, percussion, keyboards, electronics
Lockett Pundt – guitar, occasional lead vocals, keyboards
Moses Archuleta – drums, percussion, electronics
Josh McKay – bass guitar, organ
http://deerhuntermusic.com/