Partecipate e municipalizzate sono termini per indicare quelle aziende in cui la Pubblica Amministrazione detiene delle quote azionarie; si tratta di una foresta inestricabile di partecipazioni incrociate il cui numero non è noto nemmeno allo Stato. Molte di queste sono in perdita e svolgono attività che poco hanno a che fare con la funzione pubblica, ma costituiscono uno sperpero dei soldi dei cittadini. Capiredavverolacrisi ha messo a punto un Progetto di Riforma per arginare il fenomeno e recuperare le risorse per diminuire le tasse.
Per partecipate si intendono tutte quelle società che hanno fra gli azionisti delle Pubbliche Amministrazioni. Quando si parla di Pubbliche Amministrazioni si parla di tutti quegli enti in cui la proprietà è in mano pubblica; potremo quindi avere Ministeri, Regioni, Comuni – e in quel caso il termine partecipate potrà anche essere espresso come municipalizzate – ma anche altri enti o società a cascata che hanno in comune il denominatore di una partecipazione – di maggioranza o di minoranza – di natura pubblica.
L’insieme di queste partecipazioni è talmente variegato che nemmeno lo Stato è in grado di farne un censimento certo, i numeri variano anche in modo sensibile a seconda di come venga svolto il conteggio; a solo titolo di esempio le partecipate censite dal Ministero dell’Economia e delle Finanze nel 2012 erano circa 8 mila, mentre per l’Istat nello stesso anno si trattava di oltre 11 mila società.
La cosa certa è che molto spesso il numero di dipendenti di queste aziende è inferiore al numero di poltrone nei consigli di amministrazione; secondo il Cerved si tratta di 2.671 aziende, ma probabilmente la stima è per difetto, di cui 1.213, il 45%, non ha nemmeno un addetto.
Nel ginepraio delle partecipate troviamo un po’ di tutto e talvolta aziende che non hanno nulla a che vedere con la funzione pubblica come latterie, pasticcerie ed enoteche, ma anche emittenti televisive e giornali; esse si dividono in quattro aree operative:
- Servizi strumentali: forniscono beni e servizi quasi esclusivamente all’ente partecipante; talvolta costituiscono un aggiramento del patto di stabilità.
- Servizi pubblici privi di rilevanza economica: si tratta di servizi senza finalità di lucro, i cui oneri vengono ripianati dalla collettività.
- Servizi pubblici di rete: si tratta di aziende per l’erogazione dei servizi di elettricità, acqua, gas, rifiuti, trasporto pubblico locale.
- Attività in mercato concorrenziale: si tratta di aziende in tutto e per tutto similari alle aziende private che operano al di fuori del perimetro dei servizi pubblici.
Se la figura d’insieme appare intricata, emerge invece in tutta la sua gravità il pozzo di perdite e di denaro dei cittadini scialacquato con modalità che hanno spesso poco a che vedere con il concetto di erogazione dei servizi; lampante l’esempio dei casinò, tre su quattro in perdita per milioni di euro con in testa quello di Campione d’Italia – un nome, una garanzia – che nel 2012 ha perso 27 milioni e 600 mila.
Ne consegue che una riduzione di queste partecipate apporterebbe tangibili benefici economici, oltre ad arrestare un continuo salasso ai danni dei cittadini; su questo progetto si era cimentato il Commissario alla spending review Carlo Cottarelli e lo stesso Renzi non aveva fatto mancare un tweet “#municipalizzate: sfoltire e semplificare da 8.000 a 1.000’”, ma poi tutto si è perso nelle nebbie e Cottarelli è stato congedato.
Il sito Capiredavverolacrisi ha ripreso il lavoro del Commissario Cottarelli e messo a punto un progetto di riforma per ridurre in tempi rapidi il numero di partecipate e attuare risparmi di spesa da destinare alla riduzione delle tasse.
Invitiamo tutti i lettori a scaricare il Progetto di Riforma e a leggere tutti gli articoli correlati disponibili sul sito Capiredavverolacrisi:
Progetto di Riforma sulle partecipate, l’intero progetto di Capiredavverolacrisi.com con tempi e cifre, in un unico documento Pdf
Articolo La nostra riforma sulle partecipate della Pubblica Amministrazione
Articolo Municipalizzate: fare impresa con i soldi dei cittadini
Articolo Trasporto pubblico locale. Ci buttiamo tempo, tasse e crescita