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Definizione di luoghi e personaggi

Creato il 07 agosto 2011 da Patrizia Poli @tartina

Questa descrizione lascia la storia in un limbo che ha il sapore vago del “c’era una volta di là dai monti e dal mare”.

Attraverso l’esame della struttura, delle componenti e di alcune tecniche stilistiche di The Lord of the Rings, siamo giunti ad una prima conclusione secondo la quale esistono innegabili somiglianze di carattere strutturale fra The Lord of the Rings e la fiaba.  Un primo valore da attribuire al libro perciò è quello che gli deriva dall’apporto della fiaba popolare, ed un primo messaggio sarà quello stesso di tante fiabe: che una lotta contro le gravi difficoltà della vita è inevitabile ma che anche i più umili possono riuscire solo se non si ritraggono intimoriti.  Come i piccoli fruitori delle fiabe, soffrendo e gioendo con i loro eroi, riescono a maturare e a diventare uomini, così Tolkien, eterno bambino che si è divertito con lo scherzo dell’Hobbit, attraverso la fiaba The Lord of the Rings, cresce come uomo e come scrittore. Insieme a Bilbo, impara ad accettare la vecchiaia e la vicinanza della morte.  Sopportando poi, con Frodo, giorno per giorno il peso crescente del terribile Anello, sfocia in uno scrittore amaro che della fiaba si serve per convogliare messaggi profondi.

Cerchiamo adesso di scoprire se e in che misura The Lord of the Rings si allontani dalla fiaba popolare per giungere a qualcosa di diverso.  La prima differenza è costituita dal concetto fondamentale di subcreazione.

Abbiamo confrontato The Lord of the Rings con la fiaba popolare basandoci sulla definizione da noi data di tale genere.  Abbiamo riscontrato notevoli somiglianze riguardo la struttura morfologica, l’irrealtà del mondo rappresentato e dei fatti narrati, la presenza indispensabile dell’elemento magico.

Abbiamo escluso di proposito la poca definizione di luoghi e personaggi della fiaba, poiché essa sarà oggetto qui di analisi più approfondita.  Essa costituisce la prima e più evidente differenza fra The Lord of the Rings e la fiaba popolare.

C’era una volta un taglialegna che abitava in una capannuccia al limitare della foresta…

Così prende inizio una famosa fiaba dei fratelli Grimm “La casa nella foresta.” In questo inizio il grado di specificazione di luoghi, personaggi, cronologie, è quasi inesistente. C’era una volta indica al più che l’azione si è svolta nel passato ma quando di preciso non viene detto.

Un taglialegna: del primo personaggio introdotto veniamo a sapere due cose soltanto, cioè che si tratta di un uomo e che quest’uomo fa il taglialegna.

Che abitava in una capannuccia al limitare della foresta: si accumula qualche informazione vaga, probabilmente l’uomo è povero e vive vicino ai boschi dove svolge la propria attività. Ma di quali boschi si tratta?  Di che nazionalità è il taglialegna? Quanti anni ha?  Chi erano i suoi antenati?  E in quale margine del bosco vive?  E che lingua parla?  Tutto questo non ci viene detto né all’inizio, né durante, né al compimento della narrazione.  La storia de “La casa nella foresta” ha come protagoniste principali le tre figlie del taglialegna, delle quali viene detto altrettanto poco.  In termini proppiani il taglialegna è solo il mandante che dà il via alla storia.  Di lui, dei suoi antenati, della sua nazionalità, non interessa nulla a nessuno.

Di tutti i personaggi di The Lord of the Rings, invece, anche di quelli più sommariamente tratteggiati, veniamo a sapere

la descrizione fisica

“Four tall men stood there.  Two had spears in their hands with broad bright heads (…) green gauntlets covered their hands, and their faces were hooded and masked with green, except for their eyes, which were very keen and bright.  At once Frodo thought of Boromir, for these men were like him in stature and bearing an in their manner of speech.”


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