Degli amori di carta e di altri demoni

Da Camphora @StarbooksIt

In questo bar non abbiamo il pastis. Chissà perché.

Oh, scusate, non mi ero accorta che foste entrati. Vi preparo un caffè, niente paura.

Pensavo al pastis perché in questi giorni sto rileggendo la tetralogia, e siccome i Malaussène hanno origini marsigliesi, pure se vivono a Belleville, mi è tornato in mente il pastis, la bevanda tipica di tutti i peggiori bar della città.

Dalle vostre facce intuisco che non avete una pallida idea di quello che sto dicendo.

La tetralogia è la saga della famiglia Malaussène, creata da Daniel Pennac negli anni ’80 e arrivata in Italia grazie a quella Feltrinelli che ancora si preoccupava di scrittori degni di questo nome anziché del supermercato del libro.

E io ho amato la famiglia Malaussène di un amore folle, dalla prima volta che lessi Il Paradiso degli Orchi.

Quando dico di amore folle intendo che l’ho letta, riletta, letta in francese, seguita nella sua trasposizione teatrale (se non avete mai incrociato Bisio mentre interpreta il Capro Espiatorio, procuratevi il dvd, perché ne vale la pena), e poi…

E poi sono passati gli anni, e l’ho un po’ trascurata, la famiglia.

Non sono cose da fare, ma avevo altri pensieri.

Mica puoi passare l’esistenza a leggere un unico libro, o un’unica saga, per quanto a casa ti faccia sentire.

Poi c’era questo piccolo inconveniente. Quel Benajamin, ecco, era uno di cui mi sarei innamorata a occhi chiusi, se mi fosse capitato davanti. Con tutta la sua aura da capro espiatorio, sia chiaro.

Perché Benjamin è uno che ama. Ama prima di tutto la sua famiglia, e non è poco. Ama Julie, e anche questo è un fattore importante (tanto più che mi chiamo Giuliana, voi direte ‘che c’entra’, e in effetti no, non c’entra, tantopiù che non ho nemmeno la taglia della Correncon).

E ama pure il genere umano. Lo definiscono un santo, con la vocazione a portarsi addosso il peso dell’umanità. Per questo gli viene così bene, il suo ruolo di capro.

Ma non è un coglione, eh. È un idealista. Un idealista che non puzza come i rivoluzionari, e la cosa potrebbe avere un certo peso, nell’esistenza di una ragazza di ventidue anni pronta a innamorarsi dell’uomo perfetto. Soprattutto se oltre ad avere dei principi ha una passione per i bambini. E nella famiglia Malaussène, i bambini, non mancano mai. Potrebbero essere citati per sovrappopolamento del pianeta, già troppo pieno di gente.

Ma a me, a 22 anni, di tutte queste cose non importava una beneamata fava. E amavo Benjamin Malaussène perché non aveva paura di amare il prossimo e di compatirlo.

Credevo di averla superata, questa passione insana, e invece a 38 anni mi ritrovo a riscoprire la famiglia e a innamorarmi di nuovo di Benjamin, come se non lo conoscessi, come se fosse la prima volta che lo leggo, e come se avessi ancora 22 anni.

Accidenti. Sto diventando una vecchia romantica. Forse mi ci vuole davvero, un pastis.

Ne volete un po’ anche voi? O preferite un caffè alla turca, come lo prepara Benjamin all’ispettore Caregga?

Facciamo così. Visto che io mi sono sbottonata e vi ho raccontato del mio amore di carta, voi venite qui, e mi raccontate il vostro.  Davanti al bicchiere di quello che volete, non mi formalizzo. Non formalizzatevi nemmeno voi e non siate timidi.

About Giuliana Dea

Sono un'ex sceneggiatrice ed ex aspirante pubblicatrice. Ora mi limito a scrivere per me, a tempo indeterminato (l'unica cosa indeterminata nella mia vita, perché per il mio lavoro vero ci ho rinunciato da un pezzo). Ho un romanzo mai pubblicato nel cassetto. Se mi cercate, potete provare all'Ufficio Reclami (il mio blog).


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