Degli Struffoli e del Natale

Da Anginapectoris @anginapectoris

Erri De Luca – Foto di Emanuela Scarpa

Cercavo un riferimento letterario agli struffoli, che non fosse la solita poesia che li racconta, la si trova in tutti i siti in cui si parla di questo tipico dolce natalizio, cosi cercando cercando mi sono imbattuta in Erri De Luca, ed in questo meraviglioso, chiamiamolo aforisma, tratto dal suo “Tre Cavalli”:

…Le racconto gli struffoli di Natale, di una nonna che di notte arrotola mille palline da friggere e da rigirare nel miele…”
(Erri De Luca – Tre cavalli)

Parole che raccontano, e, che lasciano spazio alla fantasia di ciascuno di noi, ai ricordi

Struffoli ©Piero Castellano

dei nostri natali fanciulleschi, in cui si vivevano queste festività con una leggera spensieratezza, cosa che non succede man mano che l’età avanza, ed insieme all’età, spesso avanza anche il colesterolo, per cui certe prelibatezze si dovrebbero solo guardare, mai toccare, e soprattutto non ingurgitare e allora non ci resta che raccontarle: Il nome dello “struffolo”, ossia della singola pallina che compone il dolce, deriverebbe dal greco, precisamente dalla parola στρόγγυλος (stróngylos, pron. “strongoulos” o “stroggulos”) che significa “di forma tondeggiante”.

Anche se questa preparazione è consolidata nella tradizione pasticcera napoletana, (splendide erano le confezioni ad opera delle Monache dei conventi della Croce di Lucca e di quelle di S. Maria dello Splendore, che venivano regalate a Natale alle famiglie nobili che si erano distinte per atti di carità), sembra invece che non siano stati inventati a Napoli ma che siano stati portati dai greci già ai tempi della Magna Grecia.
C’è anche un’altra ipotesi più attendibile sulla loro origine e cioè, che sarebbero di

Piñonate Spagnola

derivazione spagnola. Esiste infatti, nella cucina andalusa, un dolce simile, il piñonate, che differisce dal dolce napoletano solo per la forma delle palline di pasta, che sono un po più allungate. La parentela tra questi due dolci, potrebbe risalire al lunghissimo periodo di dominazione  spagnola a Napoli.

Anche l’uso come dolce tipico natalizio sembra essere relativamente recente, in quanto il ricettario del Crisci (1634) ne fa cenno ma non specificamente in relazione al pranzo di Natale.

Ma ancora altre supposizioni,  ci rimandano all’origine etimologica del loro nome, ad esempio, c’e’ chi sostiene che la parola struffolo derivi da “strofinare” facendo riferimento al modo in cui viene lavorata la pasta che viene prima arrotolata a cilindro e,

Lavorazione degli struffoli

successivamente divisa in palline.
Altri ancora asseriscono si chiami così perché “strofina” ossia “solletica” il palato per la sua bontà e chi, addirittura, pensa che la radice del termine “struffoli” sia da collegare allo strutto con cui anticamente venivano fatti e in cui venivano fritti.

Un tocco di colore, oltre che di sapore sulle tavole natalizie napoletane, ma li ritroviamo un po’ in tutta l’Italia Centro-meridionale acquisendo di tanto in tanto forme e nomi diversi ma restando quasi sempre identici nella sostanza.

Cicerchiata

Infatti in Umbria e in Abruzzo abbiamo la cicerchiata, cosi’ chiamata perché le palline di pasta fritta legate col miele hanno la forma delle “cicerchie”.

Nell’ Alto Sangro, nella Ciociaria, nella Tuscia, dalle parti di Viterbo, chiamano ancora oggi struffoli le “castagnole” che si preparano a Carnevale.

La cicerata per la sua somiglianza con i ceci chiamati in dialetto “ciceri” invece la troviamo in Basilicata Calabria, in Sicilia, nel catanese, con qualche piccola ma non sostanziale variante, ci sono  “pignoccata

 e “pignolata”, in cui le palline si trasformano in bastoncini arrotondati uniti tra loro dal dolcissimo miele che fa da collante.

Porcedduzzi leccesi

Taranto e nella sua provincia vengono chiamati “sannacchiudere”, mentre a Lecce “purceḍḍuzzi” (porcellini dolci).
Carloforte, nella provincia di Iglesias (Sardegna), vengono chiamati ”giggeri”

Una piccola curiosità, nella cucina greca, esiste un dolce simile, i Loukoumades, impastati con farina, uova, zucchero, noce moscata e conditi con miele aromatizzato al

Loukoumades

limone e cannella.

Gemelli ashvin

Molte le storie legate al miele, lo descrivono, come simbolo della Dolcezza e della Rinascita. Nell’Induismo, i gemelli Ashvin (“cavalieri” o “domatori di cavalli”) sono i gemelli divini del Rigveda, figli di Saranya, la dea della nubi, e moglie di Surya, la principale divinità solare, talvolta identificato con Mitra. Essi appaiono in cielo sul loro carro all’alba al tramonto, dove mangiano miele. Nella Bibbia si racconta che Sansone, dopo aver ucciso un leone, estrasse dal suo ventre un alveare d’api, ricco di miele. La cosa lo mise di buon umore, tanto da spingerlo a formulare un aforisma: “dal divoratore è uscito il cibo, dal forte è uscito il dolce” (Giudici, 14), cosi’, simbolicamente dalla morte nasce la vita.

Ed a  proposito di nascita, scopriamo che,  il corpicino del Bambino Gesù viene definito “roccia che dà miele”.
Non è quindi una casualità che gli struffoli siano un dolce

Bambin Gesù

che ritroviamo sulle nostre tavole natalizie.
In questa preparazione, infatti il miele deve essere abbondante.

Molte sono le varianti regionali, familiari e personali, e succede la stessa cosa che accade con la pastiera, anche se gli ingredienti sono esattamente gli stessi, assaggerete tanti struffoli diversi per ogni posto diverso in cui vi verranno offerti, e, manco a dirlo, ognuno asserirà, con grande certezza che i “propri” sono gli unici, autentici e tradizionali, frutto di una ricetta, trasmessa oralmente dalla nonna, dalla mamma o, addirittura, da qualche zia monaca meglio se votata alla clausura.

Nello Mascia

Non c’è Natale in tutta la Campania, non solo per i napoletani  o semplicemente per chi ama la nostra cucina, in cui le nostre abitazioni, non siano impregnate dal profumo inebriante degli struffoli appena fritti e pervasa dell’aroma dolciastro del miele inn cui uno per uno vengono tuffati.

Per tutti gli appassionati di questo dolce napoletano, vi rimando all’esclusiva ricetta di Mamma Anita, regalo dell’attore Nello Mascia, nella quale potrete abilmente cimentarvi.

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