Dei discorsi col gemello Stanziale

Creato il 10 ottobre 2011 da Albino

Quante differenze passano tra chi emigra e chi passa la sua vita nella terra natia? Tra il Viaggiatore e lo Stanziale? Tra albino e un suo ipotetico gemello rimasto a vivere in terra Veneta?

Oggi tenteremo di rispondere (in minimissima e parzialissima parte) a queste domande, ma guardando la cosa da una prospettiva un po’ diversa. Non faremo i soliti discorsi banali e scontati che parlano di apertura mentale e conoscenza delle lingue, ne’ delle esperienze di posti e gente e culture e religioni e quant’altro. Non diremo di come si lavora all’estero, ne’ delle diverse organizzazioni sociali, ne’ dei tramonti o della direzione che prende l’acqua quando tiri lo sciacquone.

No. Oggi parleremo del fatto che lo Stanziale passa la sua vita circondato dai suoi simili, e quando parla di cose che esulano dai suoi pochi Kmq di territorio di solito parla per sentito dire (e anche un po’ per il cazzo, a volte). Il Viaggiatore al contrario vede da diverse prospettive, fa esperienze anche sui piccoli dettagli della vita, e quando tira le somme finisce per capire cose che a volte nemmeno lui si aspetta.

Prendiamo l’inquinamento. Il mio ipotetico gemello rimasto a vivere in Veneto legge, si informa, conosce i problemi. Sa di riscaldamento globale e si e’ informato un po’ su tutto. Dice che e’ un problema serio e che bisogna darsi da fare. Ma insomma, sa anche di auto elettriche in commercio e vede pannelli solari sui tetti dei vicini, per cui pensa anche che qualcosa sta lentamente cambiando, in fondo.

E io, il gemello che e’ partito, che dico? Io mi sono informato piu’ o meno come il mio gemello Stanziale. Eppero’ a differenza di lui io ho visto la Carbon Tax australiana, e tutte le critiche che si sta prendendo questa legge. Ho visto la maggior parte della popolazione australiana letteralmente fottersene dell’inquinamento in nome della paura infondata di pochi dollari di aumento nel loro budget mensile, o di qualche cent quando fanno benzina. Li ho visti dire che non e’ giusto combattere l’inquinamento perche’ i cinesi inquinano di piu’ e inquinando sono avvantaggiati (ma gli aussie inquinano piu’ dei cinesi, pro capite). E ho visto i macchinari diesel delle miniere da ventimila di cilindrata lasciati accesi ventiquattr’ore su ventiquattro perche’ senno’ si scaricano le batterie e ricaricarle e’ un rompimento di coglioni. Alla mia sorpresa ho visto i rednecks riderci sopra e rispondermi fuck the environment, come a dire che il tempo e’ denaro, e li’ ogni minuto perso sono migliaia di dollari.

Ho visto le strade dell’India e della Malesia, i motori scoppiettanti che lasciano nuvole d’olio bruciato, il traffico da formicaio, l’immondizia ai bordi della strada. Ma soprattutto ho visto il caos, la disarmonia tra l’uomo e la natura. Ho visto la polvere mista a plastica, i rottami nei fiumi, le spiagge coperte di rifiuti. Ho visto l’entropia, l’uomo che da prodotto della terra si e’ trasformato in crosta, in cancro, in virus. Perche’ l’indiano, con la sua millenaria storia, forse e’ il piu’ avanti di tutti nel dimostrare cosa siamo veramente per questo pianeta. Un virus impazzito che si moltiplica senza controllo e distrugge l’ambiente che lo ospita.

Ma ho visto anche l’altra faccia della medaglia. Ho visto l’ordine zen e la pulizia e la perfezione giapponesi. Ho visto i bei discorsi sull’ambiente, e la parola ECO usata ovunque a sproposito per vendere di piu’. Ho visto le centrali nucleari in riva al mare, ricordo di un passato in cui non esistevano mezze misure. E ho visto il sentimento ecologico dei giorni nostri essere solo una facciata, uno slogan ipocrita per lavarsi la coscienza. Ho visto la plastica per cibi spessa il doppio del solito, cosi’ e’ piu’ bella da vedere. Ho visto i biscotti nel sacchetto incartati a uno a uno. Ho visto i supermercati che ti danno la doppia borsetta di plastica cosi’ se si rompe la prima sotto ne hai una di scorta. Ho visto i convenience store darti la borsetta di nylon anche se compri un pacchetto di caramelle. Ho visto un chilo di carta plastificata riempire ogni santo giorno la mia cassetta della posta e finire diretta dalla cassetta al bidone.

E dopo aver visto tutto questo, posso dire al mio gemello Stanziale che e’ rimasto in Veneto che si sbaglia di grosso a pensare che ci sia ancora speranza. Perche’ come specie siamo condannati alla distruzione, senza appello, e il bello e’ che ce lo meritiamo.


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