di Rina Brundu. Magari è tutta colpa mia, mi annoio facilmente. Il fatto è che mi è difficile immaginare Montanelli che in piedi davanti ad un leggio televisivo microfonato recita i peccati mediatici nazionali della settimana conditi con un soporifero didascalismo politically-correct. Il fatto è che siamo oramai entrati da un pezzo, mani e piedi, nell’era digitale e i ritmi sono altri, sempre se si vuole competere con i tanti che oggidì hanno un microfono mediatico, soprattutto in Rete. Il fatto è che a mio avviso un giornalista deve sapere scrivere (dunque anche pensare) e parlare, incazzarsi se necessario, mentre le prediche meditate, moralistiche, di rado vanno d’accordo con lo stile giornalistico.
Soprattutto, mi domando: cui prodest? Cioè a che (o a chi) servono queste letture tipo favole della buonanotte che Massimo Gramellini recita settimanalmente in quel di Rai3 accanto a Fabio Fazio? Quale è il loro scopo? Chi dovrebbero educare? Come? Non si capisce neppure perché il giornalista sia relegato a chierichietto del conduttore e perché in un suo angolo non possa anche lui intervistare qualcuno, proporre un argomento sostanziale e proporlo senza i paramenti del rito. L’impressione è che lo status-quo sia tale perché questi interventi occorre “ficcarceli” nella scaletta del programma, dimenticando che sempre di servizio pubblico si tratta.
Un altro esempio, questo (ma non è l’unico!), di quanta distanza esista tra questa sorta di tv d’antan (ideologica?) che continua a vivacchiare nelle nostre reti generaliste, parlando alle generazioni che furono, e le necessità comunicazionali dei giovani di oggi che saranno gli uomini di domani. Non troppi giorni fa, Google ha premiato con il Golden Button lo youtuber italiano Favij, al secolo Lorenzo Ostuni, un ragazzo che, in tre anni, ha collezionato, sulla sua tv digitale, 280 milioni di clic e ha 1.200.000 follower iscritti a quello stesso canale; una prima assoluta di Google con l’Italia.
Per curiosità sono andata a sentire Favij. Certo, non propone le tematiche “pregnanti” di Gramellini, ma quello non è il suo compito e non sarebbe comunque adatto per la sua età (il che non significa che non le segue!). Ciò che colpisce, pur nelle faccende assolutamente epidermico-digitali che propone, è la sua capacità comunicazionale, la sua spigliatezza, la spontaneità, financhè la professionalità. Si dica ciò che si vuole ma è pure così che si formano gli uomini capaci del domani, perché di norma chi è molto capace in un campo, per quanto ludico, lo è pure in tanti altri e soprattutto ha tutte le carte in regole per occuparsi con ogni cognizione di causa di faccende altre.
Mi resta sempre il dubbio però che Favij il presentatore RAI non lo farà mai senza santi in paradiso, men che meno l’oratore….
Featured image, Favij, screenshot da FavijTV