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Dei tatuaggi e di altri errori che si pagano sulla pelle – parte 1

Creato il 14 settembre 2013 da Desy @desy_icardi

 

Quando facevo le superiori le persone si dividevano in due categorie: quelle che avevano un tatuaggio e quelle che non potevano farselo.

La discriminante tra queste due categorie, in genere,dipendeva dal tipo di genitori dei quali si era dotati.

I “non tatuati”, avevano genitori stile:“Un tatuaggio? Stiamo scherzando? Guarda che poi rimane!”

E voglio ben sperarlo che rimanga, visto quantomi costerà in termini di denaro e dolore fisico! Ci mancherebbe che se ne venga via al primo acquazzone!

Chiedere a un genitore di questo stampo di potersi tatuare ingenerava, oltre che infinite discussioni, un meccanismo di telescopici sospetti che davano luogo a vere e proprie perquisizioni. Risultato?

Per paura che il figlio/figlia si tatuasse “a sgamo” il genitore dello stesso sesso iniziava a pretendere di ispezionarne periodicamente ogni incavo e anfratto anatomico. E questo con conseguenze psicologiche devastanti.

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I “tatuati”, al contrario, avevano genitori molto indulgenti oppure talmente assenti e distratti da non accorgersi nemmeno se il figlio/figlia fosse rientrato in casa con un tatuaggio facciale identico a quello di Tyson.

Questo era il caso della mia amica Pamela che, all’età di 16 anni, si fece il tatuaggio più fighissimo che a quei tempi una ragazza potesse avere: il delfino!

Cosa? A sedici anni non ci si può tatuare? Vero! Oggi, come negli anni ’90, i tatuaggi sono vietati ai minori di diciotto anni ma, a quei tempi, non era difficile trovare un tatuatore che, presentandosi con “la centomila lire in bocca” chiudesse un occhio, se non due, sull’età del cliente (e farsi tatuare da un tatuatore con uno o due occhi chiusi, a ben pensarci non è una pratica salutare.).

Tornando al delfino, quello era il tatuaggi allora in voga tra le ragazze: tutte bramavamo quel simbolo di infinita liberà tatuato sulla pelle, tutte volevamo essere libere di obbedire ai dettami della moda e di uniformarci a migliaia di altre ragazzine con il medesimo marchio! Altro che delfino! La pecora ci saremmo dovute tatuare!

Quando Pamela arrivò a scuola con una maglietta a maniche corte (in novembre) per esibire un guizzante delfino di inchiostro blu sul braccio, la odiai profondamente e odiai i miei genitori che, scientemente, avevano deciso di rovinarmi la vita!

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Qualche anno fa ho rivisto Pamela e, di colpo, l’astio che provavo per i miei genitori si è tramutatoin infinita gratitudine. Pamela, con gli anni, si è un po’ appesantita e il suo vispo e agile delfino si è trasformato in uno sbiadito e flaccido capodoglio!

Le mode cambiano, e gli errori non si fanno solo in gioventù. Oggi, ad esempio, vanno di moda – tanto tra le diciottenni quanto tra le quarantenni – i tatuaggi con gli ideogrammi cinesi. O giapponesi? Questo non è rilevante visto che, in genere, chi si fa tatuare non distingue l’ideogramma di “fortuna” da quello di “zuppa di gamberi”. Ma di questo e di altre scelleratezze parlerò nella seconda puntata del post.


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