Nel precedente post dicevo che negli anni ’90 i ragazzi si dividevano in “quelli col tatuaggio” e quelli che non potevano farselo”. La maggior parte dei giovani tatuati degli anni ’90 si è tenuta quell’unico primo tatuaggio al quale guarda, talvolta con tenerezza, talvolta con stizzito pentimento. Altri, al contrario, con quel primo esemplare hanno inaugurato la loro galleria d’arte epidermica, oggi composta di dozzine di opere.
Ma che ne è stato dei non tatuati degli anni ‘90? Qualcuno si è dimenticato del tatuaggio per passare ad altro capriccio, qualcuno si è tatuato appena raggiunta la maggiore età e, qualcun altro, per azzardare il primo minuscolo disegnino cutaneo, ha pazientemente dovuto attendere di avere una propria casa e l’indipendenza economica.
Amore, spostamento, diecimila, cose superare. Chiaro, no?
Questo è il caso di Ornella che, per festeggiare i trent’anni, ha deciso di munirsi di tutti i tatuaggi che le erano stati negati durante l’adolescenza: ha incominciato tatuandosi la sagoma di un gatto sulla spalla, ha proseguito con una luna sulla caviglia e, pochi mesi fa, sulla scia della moda orientofila, si è fatta disegnare sul polso un bell’ideogramma giapponese che – secondo lei – dovrebbe significare “coraggio, forza e saggezza” (tutto ciò in un unico, minuscolo, ghirigoro). Io non conosco il giapponese, ma permettetemi di dubitare sul significato di quello scarabocchio! Vorrà anche dire forza, saggezza e tutte quelle robe lì, ma intanto quando io e Ornella andiamo al sushi bar il cameriere prima si sganascia e poi ci porta una ciotola gigante di wasabi!
Dovevano essere le iniziali delle sorelle, invece si tatuò “piazza” e “cane”
Ornella, tesoro caro, tu sei una ragazza dolce, simpatica e piena di risorse ma perché hai deciso di farti un tatuaggio in un’altra lingua, quando hai già notevoli difficoltà con la tua? Ammettiamolo dolcezza, persino la chiromante quando ti ha letto la mano, ci ha trovato degli errori ortografici! Non voglio darti dell’ignorante, ognuno sa fare cose diverse e, se avessi bisogno di una “pivot excel” è da te che correrei ma perché hai deciso di diventare lo zimbello di tutta la ristorazione orientale, se l’ultimo (e unico) libro orientale che hai letto è il manuale d’uso e manutenzione della Nissan del tuo fidanzato? Comunque Ornella non è l’unica a essersi fatta tatuare un ideogramma senza avere la benché minima conoscenza delle lingue orientali e, per di più, affidandosi a dei tatuatori cui unico consulente stilistico è google translator. Se anche a voi sovviene il dubbio che l’ideogramma che vi siete tatuate non significhi “forza e bellezza” ma piuttosto “Sushi e Sashimi” o se sospettate che l’ideogramma che il vostro uomo ha sulla chiappa non voglia dire “anima di guerriero” ma siano semplicemente le iniziali di quella baldracca della sua ex, allora potete consultare Hanzi Smatter, un interessante blog nel quale il blogger Tian traduce dal cinese e dal giapponese le foto dei tatuaggi inviate da dubbiosi occidentali.
E se scoprite di esservi tatuate, magari in un luogo imbarazzante, “specialità a prezzo fisso, anche a domicilio”, consolatevi, c’è chi è arrivato a scriversi addosso cose assai di peggiori.
Secondo Tian significa “brutto”, “di aspetto sgradevole” e pure “un po’ zozzo”