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La crescita dei Suv azzera i benefici delle auto elettriche

Creato il 11 marzo 2021 da Francesco Sellari @FraSellari

Secondo un report dell’International Energy Agency (IEA), nell’anno del lockdown, l’unico settore che ha registrato un aumento delle emissioni di C02 è quello dei SUV. La loro popolarità sta azzerando i benefici ambientali delle auto elettriche. (Articolo pubblicato su HuffingtonPost il 5 febbraio 2021)

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La popolarità dei Suv sta azzerando i benefici ambientali determinati dalla diffusione delle auto elettriche e ibride. Gli sport utility vehicle fanno registrare un aumento delle emissioni anche nell’anno della pandemia da Covid19. Dato in contrasto con il calo generalizzato delle emissioni di CO2 determinato dalle misure di lockdown. I dati arrivano dalla Iea, l’International Energy Agency, con un’analisi curata da Laura Cozzi e Apostolos Petropoulos.

Nel 2020 le emissioni del settore energetico – produzione di energia e calore, trasporti, industria pesante – sono diminuite del 7%. Si tratta del calo più grande mai registrato, ben cinque volte quello che nel 2009 fu determinato dalla crisi economica. In controtendenza, i Suv aumentano le loro emissioni climalteranti dello 0,5%. È l’aumento più contenuto negli ultimi 10 anni, ma arriva nonostante la sensibile contrazione del mercato automobilistico (-14%) e le limitazioni agli spostamenti. Questo accade perché una quota crescente di nuove auto in circolazione rientra in questa categoria. La loro minor efficienza controbilancia il calo dei consumi dovuto al lockdown. Se confrontato con una vettura mid-size, infatti, un Suv consuma mediamente un 20% di energia in più per effettuare lo stesso tragitto.

Nel 2020, su 100 nuove vetture immatricolate, 42 erano Suv, contro i 39 dell’anno precedente. La flotta globale ha superato i 280 milioni di unità. Una crescita imponente se si pensa che nel 2010 erano meno di 50 milioni. Oggi questi giganti cittadini assorbono 5,5 milioni di barili di petrolio al giorno. Per avere un termine di paragone: questo segmento automobilistico ha un impatto sulle emissioni globali comparabile a quello di tutto il trasporto marittimo, nazionale e internazionale.

Il 2020 ha registrato anche un considerevole aumento di vendite di auto elettriche. Tra gennaio e novembre, sono aumentate del 50%. In alcune tra le più importanti economie europee – Germania, Francia, Regno Unito – la quota di mercato dell’elettrico ha superato il 15%. L’Europa si avvia ad avere un volume di vendite di auto a batteria simile a quello della Cina. Eppure, tutto ciò sembra uno sforzo vano. Scrivono gli analisti IEA: “Stimiamo che la riduzione nella domanda di petrolio derivante dalla quota crescente di veicoli elettrici nel mercato dell’auto nel 2020 – circa 40.000 barili al giorno – sia stata completamente cancellata dalla crescita nelle vendite dei Suv nello stesso periodo”

L’innamoramento per i Suv non ha confini. Le quote di mercato sono in crescita in Europa, Stati Uniti, Cina e India. L’anno scorso, negli Stati Uniti, una nuova auto su due era un Suv. Come si spiega questa popolarità? “Ci sono diversi fattori che aiutano a capire questo trend”, spiega Apostolos Petropoulos, della Iea. “Da un lato, la prosperità economica crescente in alcuni Paesi come Cina, India, Sud Africa dove questi autoveicoli sono visti anche come uno status symbol. D’altro canto, negli ultimi 5 anni le case automobilistiche hanno lanciato molti nuovi modelli e stanno pesantemente investendo nella loro promozione. È un segmento sul quale riescono ad avere margini di profitto maggiori. I governi dovrebbero incentivare i consumatori a scegliere macchine più piccole ed efficienti. È una questione di incentivi e segnali di prezzo”.

Ci sono tentativi di fermare o quantomeno rallentare questa tendenza. La Francia, ad esempio, ha introdotto una tassa sui veicoli più pesanti. Entrerà in vigore dal prossimo anno e prevede un esborso di 10 euro per ogni chilogrammo eccedente il peso di 1,8 tonnellate. Sarà a carico del proprietario, che dovrà pagarla alla prima immatricolazione. Verranno esonerati i Suv elettrici, a idrogeno o ibridi, a condizione che abbiano un’autonomia superiore ai 50 chilometri in città, in modalità 100% elettrico. Dovrebbero arrivare anche delle esenzioni per le famiglie numerose. Anche il Belgio sta valutando una soluzione analoga.

E i Suv elettrici? Possono contribuire a risolvere il problema ma non possono essere la via maestra. Nonostante l’ampia gamma di modelli elettrici disponibili (più di 100 nel 2019) sono ancora una scelta di nicchia. Per invertire l’attuale tendenza, e rientrare nel percorso tracciato dall’Accordo di Parigi, le vendite di Suv elettrici dovrebbero più che decuplicare da qui al 2030, arrivando a coprire il 35% delle vendite di questo comparto. Risultato che al momento appare irraggiungibile. Ma la IEA invita a riflettere anche sulla domanda di risorse e in particolare di terre rare. Un Suv elettrico ha bisogno di batterie più grandi e questo significa più litio, nickel e cobalto.

“Dobbiamo promuovere delle policy che incidano sull’elettrificazione della flotta ma anche sull’efficienza dei motori tradizionali e sulle dimensioni”, conclude Petropoulos. “La grandezza è un fattore importante quanto il tipo di motorizzazione. Un Suv elettrico, per quanto determini enormi benefici rispetto ad un motore tradizionale, consuma tra il 10 e il 15% in più di energia rispetto a un’automobile elettrica di grandezza standard”.


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