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Fatti già avvenuti, sensazioni di sapere di aver già vissuto un preciso momento, una certa sensazione. Molto spesso vediamo film che trattano proprio di questo tema; racconti che rientrano nel campo della fantascienza, racconti che molto spesso evadono dalla realtà, ma che, incredibilmente, possono essere più concreti di quanto non si creda.
Il termine déjà vu fu coniato dal francese Emile Boirac, psicologo e scrittore, che in una sua pubblicazione di quando era ancora studente, fa emergere questa sua personale definizione, destinata a diventare il vero e proprio termine da utilizzare al fine di specificare quella strana sensazione che lui stesso aveva provato. Il Déjà vu è un'esperienza quasi sempre accompagnata da un forte senso di familiarità, ma ivi da una non completa consapevolezza che l'esperienza vista non è seriamente vissuta. In generale si può comunque affermare che la sensazione provata nel momento stesso in cui in déjà vu si verifica è di totale stranezza; un qualcosa di estraneo a noi stessi e a ciò che siamo abituati a vivere ogni singolo giorno. La stranezza pervade quell'istante, quel breve lasso di tempo che intercorre tra la realizzazione del fatto ed il momento in cui ci accorgiamo di aver già avuto a che fare con tutto ciò.Gli psicologi, ed ora anche i neurologi, stanno tenando di dare una spiegazione che sia il più possibile soddisfacente, ma per ora le varie teorie che sono stare elaborate esulano da una definizione completa e precisa del problema. I motivi sono molti, a cominciare dalle lacune e alle volte dalle contraddizioni che le riguardano. Una delle prime teorie, per la verità adesso lungamente ritrattata, cerca di coniugare aspetti di vita vissuta con alterazioni delle funzioni cognitive. In sostanza, secondo questa ipotesi il déjà vu non sarebbe altro che un'alterazione delle nostre precedenti esperienze e conoscenze, che in concomitanza di fatti simili a quelli da noi già vissuti riemergerebbero, e noi vivremo in questo modo delle esperienze che, legate ai fatti simili da noi vissuti, sarebbero associate agli stessi, dandoci la sensazione che tutto ciò noi l'abbiamo già vissuto. In contemporanea, sempre per via selettiva, il nostro intelletto sceglierebbe quali sensazioni legare all'idea del già e quali a quella del no,.In realtà una interpretazione di questo genere è stata ripresa dagli psicologi contemporanei, ma accreditata solo per ciò che concerne il tema della reminescenza. In sostanza noi ricorderemo dei fatti mai vissuti, ma che in quel momento la nostra mente ci indicherebbe, invece, come già vissuti. A suffragio di questa ipotesi concorre il fatto che noi non ricorderemo(almeno nella maggior parte dei casi) i dettagli, ma solo i fatti in linee generali.Le ipotesi però sono molte e varie, quali più, quali meno accreditate. Secondo i neurologi potrebbe trattarsi di un'epilessia a breve termine, causante disfunzioni; altri, invece, lo vedono come una disattivazione del sistema di recupero della memoria. Secondo altri studiosi ancora, il déjà vu non sarebbe altro che una disattivazione del procedimento cognitivo, un black-out di breve durata in sostanza, che produrrebbe un'immediata e consecutiva rielaborazione delle immagini e del fatto che appare già vissuto.Insomma, teorie che si rincorrono e fatti che il più delle volte non si spiegano sono il giusto ingrediente di questo mistero che riguarda ognuno di noi. Gli studi nel frattempo continuano, con la volontà di dare luce ad un fatto che appare sempre come una delle cose più curiose ed interressanti per la psicologia, la parapsicologia, la neurologia ed altri campi ancora.
I déjà vu capitano a tutti, ecco perché ve ne racconto uno che per me è stato eclatante. Una notte, circa otto anni fà, sognai di essere a scuola e che, dopo aver chiaccherato con un mio amico, suonava la campanella. Scendendo in cortile la chiaccherata continuava, ma, poi, mentre eravamo fermi a scherzare e parlare un mio amico che stava correndo passò di fianco a me, dandomi una spallata involontaria essendo rincorso da un altro per scherzo. Il sogno mi rimase impresso e la mattina stessa, andando a scuola ci pensai, ma senza prestarci eccessiva attenzione(nonstante che l'abbia poi raccontato come sogno curioso a mia madre). La mattina stessa a scuola passò nel più classico dei modi, fino ad arrivare alla ricreazione, quando scendendo chiaccherando con un mio amico e giungendo nel piazzale non ricevetti una spallata da un altro mio amico che stava correndo poiché inseguito. In quel momento rimasi bloccato, io avevo già vissuto quel fatto. Lo raccontai a mia mamma e ci fu molto stupore. Questa esperienza mi è rimasta estremamente impressa, tutto coincideva, ma tutto, ancora, non ha una spiegazione.