di Rina Brundu. Discutevo ieri di autori e di libri con Massimo Pittau. Parlare con il professore è sempre un piacere, come lo è il poter comunicare con uno spirito pratico, diretto, poco incline ai fronzoli oratori ed emozionali. Sovente il prof mi ricorda don Vinante, il mio vecchio parroco, ora defunto, della mia bellissima infanzia ai piedi del Gennargentu. Forse è pure per questo che a un certo punto mi sono ritrovata a raccontargli una delle storie con cui quel sacerdote intratteneva ed educava noi bambini, suoi allievi, di tanto tempo fa.
La storia ha per eroi un vecchio barcarolo di quell’Italia del nord da cui don Vinante veniva e tre luminari della cultura. Un giorno questi dottori illustrissimi decisero di traversare uno dei laghi che puntellano quelle zone come diamanti scartati per ghiribizzo di un dio burlone e chiamarono il barcarolo. Costui, un ometto insignificante e intimidito dalle personalità che aveva di fronte, si avvicinò il tanto sufficiente a farli salire sulla barca e poi diresse veloce verso il lago… aperto. Era una bella giornata di sole, l’aria dolce abbastanza da mettere i tre signori così di buon umore da decidere di farsi gioco del povero barcarolo.
“Hey, tu, barcarolo!” urlò quindi il primo di quelli “Conosci Alessandro Manzoni?”. “Alessandro Manzoni??!!! Non saprei sior, non credo di averlo mai conosciuto…”. “Non conosci Alessandro Manzoni???!!” insisté il primo dottore, “Hai perso davvero tanto della vita!”. Umiliato dalle risatine neanche troppo velate dei suoi ospiti, il barcarolo continuò a guidare la chiatta in silenzio. “Hey, tu, barcarolo,” gridò poco dopo il secondo dottore “conosci il Petrarca?”. “Il Petrarca? No, sior, non conosco il sior Petrarca, sono solo un vecio barcarolo”. “Hai perso un terzo della vita” commentò tra il triste e il faceto il secondo dottore. Umiliatissimo l’ometto continuò a scrutare l’acqua. Di fatto, il tempo si era messo al brutto velocemente mentre grossi nuvoloni si radunarono tosto sulle loro teste. Anche un vento freddo cominciò a soffiare fastidioso sul lago ma non tanto da togliere il buon umore ai tre illustrissimi luminari. “Hey, tu, barcarolo” insisté poco dopo il terzo dottore “conosci Dante?”. “Dante??!!” ribatté preoccupato l’omino “No, siori, non conosco Dante… sono solo un vecio barcarolo”. “Non conosci Dante??!!” ribatterono increduli i tre. “Hai perso metà della tua vita!” commentò infine il terzo dottore scotendo la testa rassegnato.
In quella, la tempesta si abbatté sul lago con scrosci pesanti di pioggia e un vento così sferzante che in pochi secondi rovesciò la piccola barca. Attaccati al legno in balìa delle onde, i miseri lottavano per restare a galla. “Hey, siori,” urlò allora il barcarolo “sapete nuotare??”. Nessuno sapeva nuotare. “Temo che abbiate perso tutta la vita!” commentò pratico l’ometto prima di staccarsi dalla barca e muovere veloce verso la riva.
Certo, non potrei mai raccontare questa storiella con gli esatti termini vernacolari di quando la seniti, ne saprei riproporla a voce con la capacità oratoria di don Vinante; ma anche se in questa forma scritturale minima, penso che tanto possa ancora trasmettere della capacità didattica di quello straordinario parroco trentino. La morale? La morale dice che le lauree, i diplomi, i premi, le onoreficenze bastano fin che bastano e a volte non servono proprio a nulla. Il valore didattico sta invece nell’importanza che implicitamente dà alla capacità di critica, una caratteristica prima di don Vinante. Meglio ancora, nell’importanza che dà ad una capacità di critica diretta, priva di ogni ridondandte senso di inferiorità intellettuale, priva di fronzoli, onesta, finanche umile. perché tutto questo era don Vinante e di tutto questo raccontano le sue molte storie che mercé la passione con cui furono raccontate vivono ancora intatte nella mente di chi ebbe la fortuna di poterle ascoltare.
Featured image, un barcarolo dalla Rete, grazie al sito anconanostra.com