La Commedia dell’Arte. C’era lei, prima ancora del primato del regista e del testo, quando l’attore era il mestiere del commediare. C’era lei, la Commedia dell’Arte sui palcoscenici piccoli e grandi, con i suoi tipi fissi, con le sue tecniche recitative, con duetti e dialoghi fra maschere irriverenti o drammatiche , con i suoi innamorati (A che ama B che ama C che ama D che ama A), c’erano i viaggi e le compagnie, e c’erano anche le donne in scena ( nate già femmine, non castrati dell’Opera o attori in gonne e calzette). C’era in quel di di Padova Isabella Andreini, nata nel 1562, attrice e capocomica, letterata apprezzata e citata anche dal tasso, che lavorava a Firenze presso i Medici. A lei è dedicato uno spettacolo “in costume” che va in scena tra pochi giorni a Padova, “La Fune dell’Amore” scritto da Serena Piccoli, su idea di Sabina Spazzoli. “Il testo – racconta l’autrice – vuol mostrare come si viveva in un piccolo paese a fine ‘500, infatti è curato nei dettagli storici (popolazione, abbigliamento, stili di vita, nomi, vicende, urbanistica ecc…) ricavati da ampie ricerche effettuate presso l’Archivio Storico di Terra del Sole (FC), mentre lo sviluppo della trama è di pura invenzione”.
“La fune” del titolo rimanda al tiro alla fune (noto passatempo dell’epoca), nonché metaforicamente alla pena amorosa, poiché vi sono in gioco due coppie. Il dualismo del Palazzo (giustizia\ingiustizia, bellezza architettonica\bruttezza della tortura inflitta ai condannati) emerge parallelamente a quello di Isabella: vorrebbe l’amore ma è bloccata dalla paura di amare. Tra spassose scene di gelosia e scontri tra realtà diverse (geografiche e sociali), vi è posto anche per l’amore e per scoprire (ridendo) che molte cose dei nostri avi non sono poi tanto diverse oggi…
riferimento in rete
https://www.facebook.com/pages/Serena-Piccoli-autrice/250507165116634?fref=ts