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Del killer alieno, nazista e baciato da Dio: American Horror Story: Asylum (2012)

Creato il 08 febbraio 2013 da Silente

Del killer alieno, nazista e baciato da Dio: American Horror Story: Asylum (2012)USA, colore, 13 episodi, 45 min cad.  Creato da: Ryan Murphy, Brad Falchuk  Network: FX 
La precedente storia americana dell’orrore si era presto arenata su lidi troppo ambiziosi per poter essere gestiti su un mezzo, la televisione, ancora poco pratica con il terrore seriale. L’interesse verso la seconda stagione della stramba creatura di Murphy e Falchuk era quindi bassissimo, ma è sempre bello quando i pregiudizi vengono sbalzati via da un’ondata di invenzioni e creatività che di colpo distrugge tutti gli errori della season one (assurdità improponibili ed esagerazioni deliranti prive di qualsiasi sostanza) per offrire un prodotto innovativo, accattivante, fuori di testa, impareggiabile. Evidentemente, i papà di Nip/Tuck e Glee leggono Midian, perché laddove sbagliavano in precedenza, ingolfando la serie di scivoloni narrativi e poca dimestichezza con una sceneggiatura che doveva essere di ferro per sostenere una simile mole di vaneggiamenti citazionisti, ora riescono a trarre il meglio senza in fondo spostarsi di una virgola concettuale da quanto hanno sempre voluto proporre.
Con un cast parzialmente, e fortunatamente, rinnovato, e con una storia che riparte coraggiosamente da zero con nuovi scenari, nuovi personaggi e nuove storie, Murphy e Falchuk non rinunciano infatti alle morbose dissonanze, ingigantendo caratteristiche e personalità in modo da trasformare dettagli in elementi di primo piano, e allora via a suore alcolizzate che ci provano con il monsignore, abduction aliene, serial killer che decapitano povere signore, nazisti ancora in vita, aberranti esperimenti chirurgici, reincarnazioni impossibili e improbabili, possessioni demoniache, informi creature allevate e cresciute nei boschi, freak di ogni tipo, e ancora molto, molto altro, in un’indigestione di cliché talmente esasperati e urlati che funzionano paradossalmente a meraviglia.
Le svariate storie che strutturano la trama portante di AHS: Asylum sono infatti ben condotte attraverso una sceneggiatura che ne calcola i ritmi, le pause e le ripartenze, sbaglia raramente (certa superficialità negli ultimi episodi) e dà il giusto spazio a ogni esagerazione in modo tale da renderla coinvolgente e accattivante, senza farne mai pesare la palese gonfiatura, e vengono esaltate da una regia stratosferica che segna indubbiamente un nuovo traguardo televisivo: la ricerca di una continua inquietudine, di una distorsione visiva che disturbi e metta a disagio, trova riscontro in inquadrature stranissime, sbilenchi movimenti di camera, campi e controcampi rapidissimi e allucinati, il tutto soffocato da atmosfere plumbee e minacciose che a tratti spariscono per falsi sprazzi di felicità o terremotanti citazioni (su tutto il bellissimo momento musical che richiama Glee).
Certo, rimangono molte leggerezze nascoste dallo spirito dell’opera e, be’, dal titolo, su tutto un’impronta chiaramente yankee in una gestione femminile che faccio fatica a digerire del tutto, e tra suore strafighe e malate di mente bellissime e pulitissime in un merdaio di manicomio non mi ci trovo molto a mio agio, ma d’altro canto bisogna riconoscere l’ottima inquadratura dei tre personaggi chiave, Sister Jude, Kit Walker e Lana Winters, che giocano bene con tutti i topoi possibili rigirandoli e sfondandoli a piacimento. Il resto è tutto da vedere, nella speranza di una terza serie che continui sugli stessi, importanti binari.

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