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Del perché la scadenza dell’affitto di casa non aggiunge una virgola alla sterminata storia della letteratura universale

Creato il 07 gennaio 2013 da Andreapomella

Se attaccassi un pezzo con la frase “Stamattina mi sono svegliato con il pensiero che devo pagare l’affitto di casa”, non sarei giudicato per niente originale. Il motivo è che una frase di questo tipo è stata sequestrata da un certo tipo di letteratura, per lo più di ascendenza americana, in cui il protagonista è quasi sempre un tipo svogliato, pieno di problemi pratici di sopravvivenza, ma abbastanza dritto da avere successo con le donne. Questo genere di letteratura ha letteralmente debordato poi nel cinema e nelle serie Tv di maggiore successo. Ragione per cui se io, stamattina, scrivessi la sopra menzionata frase, non aggiungerei una virgola alla sterminata storia della letteratura universale. In realtà, credo che per aggiungere quella famosa virgola non mi basterebbe eludere il problema dell’affitto, né lasciare intendere che sono in bolletta, o che la sera prima, per non affogare nei pensieri, ho trangugiato una vasca di bourbon. Niente di tutto questo, insomma. Per aggiungere quella virgola dovrei scavallare le montagne, passare a piedi nudi il deserto, attraversare a nuoto l’oceano, mendicare città per città, fare i cinque continenti strisciando come una serpe. Centomila cose, insomma, tanto più facili che racimolare il gruzzolo che serve per passare un altro mese in questa stamberga (ecco un’altra frase convenzionale, falsificata dall’abuso collettivo, che non mi rappresenta, e che è stata sottratta all’utilizzo comune dagli scrittori marpioni a cui accennavo). Bene, detto questo rimane il fatto che devo pagare l’affitto di casa. E fra tutte le solfe letterarie e immateriali della mia vita, questa mi sembra la più concreta di tutte.


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