Magazine Diario personale

Del resto alla fine di un viaggio, c’è sempre un viaggio da ricominciare

Da Iomemestessa

E dire che pensavo di esserci avvezza, ormai.

Domenica, in pieno cazzeggio, mi metto a dare una scorsa ai pacchetti viaggio di un’agenzia cui talora mi appoggio per alcuni spostamenti.

Trasecolo.

Proporre in questo periodo viaggi organizzati in Nubia (tra l’Egitto meridionale e il Sudan settentrionale), sulle orme di Tamerlano (Uzbekistan, Turkmenistan, Iran) e nel deserto giordano, mi pare vagamente azzardato.

A ciò si sommino le innumerevoli proposte per località amene quali Sharm-el-Sheikh e Marsa Alam con degli all inclusive a quattro stelle al prezzo di una pensione scaciata a Milano Marittima con sola colazione.

Però, dati cause e pretesti, credo che un Ministero degli Esteri minimamente efficiente dovrebbe intervenire. E proibire. Perchè se è vero che la la libertà personale è un bene inalienabile arriva un momento in cui uno Stato ha il dovere di tutelare se stesso, e pure i suoi cittadini, dall’umana stupidità.

Provando magari anche a fregarcene dieci minuti delle lobby e dei vuoto per pieno dei tour operators.

E ad ignorare le associazioni di categoria quando pronunciano immani cazzate.

Perché andare in Nubia, in gran parte delle Repubbliche fusovietiche, in tutta la zona del Sahel, in molta parte dell’Africa, e in alcuni Paesi del NordAfrica, segnatamente Algeria, Egitto, Libia, in quasi tutto il Medioriente, non è amore per la avventura e sprezzo del pericolo. E’ coglionaggine. Allo stato solido, liquido e gassoso.

E farsi colà sequestrare da una banda di delinquenti, e da lì essere rivenduti, non è poi così difficile. Anzi è dannatamente semplice.

Qui giunti, ritengo che i comunicati sul sito della Farnesina con gli update delle destinazioni sconsigliate abbiano perso di utilità.

Perchè implicano che il turista partente e gaudente:

a. Li visioni

b. Li comprenda

c. Ne tenga conto al momento della scelta

Perchè l’ottimismo della volontà funziona solo se stemperato dal pessimismo della ragione, il resto è Pollyanna.

E trovo criminale, l’atteggiamento delle agenzie viaggio perchè ci sarebbe da discutere, e molto, anche sui viaggi nei resort di Sharm e Marsa Alam.

In una situazione di tale instabilità politica, e con bande criminali che vedono il lucro come unico obiettivo, e con un rispetto per la vita umana inferiore allo  zerovirgola, il rischio che venga preso in ostaggio un intero villaggio turistico, non è poi così remoto.

L’Achille Lauro dovrebbe essere un memento.Ma qui tutti hanno la memoria corta.

Poi é chiaro che, oggi come allora, il villaggio verrà liberato al pari della nave. Ma a che prezzo è altra cosa.

E’ giunto il momento di rivedere alcuni dei nostri concetti cardine (sulla libertà personale, sulla mobilità illimitata) quando si tratta di recarsi in Paesi ad alta instabilità politica

Non sto dicendo che non andrei in Turchia (fatte salve alcune zone di confine) o in Marocco. Ci si può arrischiare pure in Giordania (a patto di fermarsi nei circuiti urbani), ma vagare in jeep in porzioni di deserto, far finta di essere novelli Marco Polo sulla via della seta, ecco, non è più il momento.

Intendiamoci, a volte non lo era manco prima. Ma i tour operator manciavano adeguatamente in loco per vedersi garantita la sicurezza. Sicurezza che oggi, nessuno è più in grado di garantire, manco manciando, perchè i referenti cambiano da mattina a sera.

E’ triste ammettere che di questioni di comune buonsenso debba occuparsi il legislatore, ma la sensazione è che ormai ci troviamo di fronte a tante e tali sacche di ignoranza (nell’accezione primaria di non conoscenza), frammista a leggerezza, che, ecco, forse, è l’unico modo, per certuni, di non essere la notizia di apertura dei tg.


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