foto di Manuela Merlo
Ieri sera, dopo mesi e mesi, mi sono decisa a guardare un programma televisivo. C’era Lorella Zanardo, e non volevo proprio perdermela, avevo voglia di sentire parlare di donne sul piccolo schermo non nel solito modo (cioè il peggiore), e con stile (come ha detto Pina Nuzzo ). Certo, a tratti è prevalso un senso di disgusto nel sentire dire che la Zanardo e la Santanchè non sono troppo differenti, se ho capito bene quanto detto dai due giornalisti(con tutta la buona volontà la Zanardo e la Santanchè non sono troppo differenti nei limiti in cui hanno entrambe due occhi, un naso e la bocca). Disgusto nel sentire dire alla Santanchè che Geppi Cucciari aveva un abito troppo scollato che metteva il seno in mostra. E sono stata assalita dall’orrore quando sempre la Santanchè ha sostenuto che Nilde Iotti fu eletta Presidente della Camera solo in virtu’ della sua relazione con Togliatti ( questo l’ormai classico strumento della diffamazione che vorrebbe legittimare comportamenti ignobili altrui: lo fan tutti-i, il mondo gira cosi’ per cui non c’è nulla da stupirsi e da gridare allo scandalo per lo scambio sesso-potere, come accade per alcune donne alle quali sono stati affidati- da uomini- ruoli di responsabilità amministrativa e politica che coinvolgono tutti noi in cambio di prestazioni sessuali, non per meriti Alt(r)i ma come accade certamente, magari non con prestazioni sessuali ma con altro tipo di scambio, tra uomini. L’ha ricordato la Zanardo, e anche questo è un nodo cruciale del discorso che raramente viene sollevato). Lorella Zanardo, con mio grande sollievo, non ha ceduto ed ha ricordato che il problema non è l’avere una relazione sentimentale o sessuale ma avere le capacità o meno e la preparazione per ottenere un lavoro o sostenere un ruolo di responsabilità, politico o meno.
Cade a fagiolo la mail ricevuta oggi di Franca Fortunato, che ringrazio, con un articolo da lei scritto che si conclude con una domanda. La girerei volentieri alla Santanchè e a chi oggi siede in Parlamento (senza differenza di genere), quasi certa che non verrebbe neanche compresa nella sua essenza: ” Che cosa, alle politiche e ai politici di professione, è rimasto della testimonianza e dell’esperienza di Nilde Iotti e Tina Anselmi?”"
“”NILDE IOTTI E TINA ANSELMI: SIGNORE DELLA PRIMA REPUBBLICA.
di Franca Fortunato, pubblicato su Il Pensiero di settembre.
LEONILDE ( chiamata da tutti Nilde)Iotti e Tina Anselmi, due donne che, come molte altre, fecero del loro impegno politico una scelta di vita, da vivere con passione, dignità e onestà. Entrambe, comunista l’una e democristiana l’altra, iniziarono la loro attività politica alla scuola dell’antifascismo. L’emiliana Nilde Iotti(nata a Reggio Emilia nel 1920) e la veneta Tina Anselmi ( nata nel 1927 a Castelfranco Veneto) entrarono nella Resistenza, l’una sull’esempio del padre, ferroviere, socialista sindacalista antifascista, e l’altra dopo aver visto, diciassettenne, un gruppo di giovani partigiani impiccati dai fascisti. La prima partecipa organizzando i “Gruppi di difesa della donna”, formazione antifascista del Pci, la seconda diventa staffetta della brigata Cesare Battisti. Entrambe insegnanti, laureate in Lettere alla Cattolica di Milano, dove Nilde entra per volontà della madre, rimasta vedova quando lei aveva 14 anni, entreranno, in tempi diversi, in Parlamento, dove con signoria e intelligenza guadagneranno in libertà e autorità. Nilde Iotti entra nelle istituzioni immediatamente dopo la guerra. Nel 1946, l’anno del voto alle donne, dopo un’esperienza come consigliera comunale a Reggio Emilia, viene, infatti, candidata ed eletta all’Assemblea costituente, dove entra a far parte della Commissione dei 75 e contribuisce, così, alla stesura della nostra Costituzione repubblicana. Nello stesso anno inizia a Roma una relazione con il segretario del Pci, Palmiro Togliatti, di 27 anni più anziano (già marito di Rita Montagnana e padre di Aldo), che terminerà soltanto con la morte del leader, nel 1964. Il loro legame diviene pubblico nella contingenza dell’attentato del 1948. Togliatti lascia per lei moglie e figlio. Nilde, nell’Italia bacchettona, clericale e misogina degli anni cinquanta, dovette far i conti innanzitutto con l’ostilità dei militanti del Pci. E’ dalla sua esperienza di donna e di madre ( con Togliatti adottarono una bambina orfana, Marisa Malagoli) che lei partì nel suo impegno politico per i diritti delle donne e della famiglia. Alla Costituente invitò l’Assemblea a regolare per legge il diritto di famiglia per l’uguaglianza giuridica dei coniugi( cosa che riuscirà a fare nel 1975), a riconoscere alla donna in “tutti i campi della vita sociale una posizione giuridica tale da non menomare la sua personalità e la sua dignità” e manifestò la propria contrarietà ad inserire nella Costituzione il principio dell’indissolubilità del matrimonio “considerandolo tema della legislazione civile”. Negli anni ’70 promuove le battaglie sul referendum per il divorzio (1974) e per la legge sull’aborto (1978). Anche Tina Anselmi, dopo essere stata sindacalista dei tessili e delle maestre e dirigente giovanile della Dc, entrata in Parlamento nel 1968, si occupa dei diritti delle donne e della famiglia. A lei si deve la legge sulle pari opportunità. All’indomani del delitto Moro, 1979, prima donna della Repubblica italiana, Nilde Iotti viene eletta presidente della Camera dove vi rimase fino al 1992, dando prova di grande capacità di mediazione e di rispetto degli altri. Dirà Anselmi ai suoi funerali : < Aveva una concezione della democrazia in cui l’avversario politico è un amico. Guardava sempre alle ragioni dell’altro >. E’ questo che fece di lei una donna autorevole, tanto da ottenere da Cossiga un incarico di governo con mandato esplorativo (1987)e da essere candidata dalla sinistra alla Presidenza della Repubblica(1992). Nel 1985 è Nilde Iotti a nominare Tina Anselmi presidente della Commissione P2, dandole un grande riconoscimento pubblico per come aveva portato avanti, nei governi Andreotti III,IV eV, il suo incarico di ministra del Lavoro ( 1976) e della Sanità (1976). A lei si deve la riforma che introdusse il Servizio Sanitario Nazionale. Con quell’incarico la Iotti, andando al di là delle diversità politiche e ideologiche, riconosceva la grandezza di un’altra donna, segnando il Parlamento di autorità femminile. Anselmi lavorò nella Commissione intensamente, con libertà e onestà, fino alla fine del lavoro ( 1985), per fare venire fuori intrecci e legami trasversali di ambienti tutti maschili, quello politico, massone, militare, dei servizi segreti, della criminalità organizzata, del potere finanziario e delle banche e, tra queste, quelle del Vaticano, in una miscela esplosiva di arroganza e di supponenza, d’impunità, ma anche di paura. Queste due donne diedero dignità alla politica e alle istituzioni e seppero uscire di scena con la stessa signoria e regalità con cui erano entrate. Quando la Iotti, per gravi motivi di salute, pochi giorni prima di morire, nel 1999 si dimise, alla Camera le venne tributato un’ovazione da tutti i parlamentari in piedi, tranne quelli della Lega, e al suo funerale in prima fila c’erano tutti, anche Tina Anselmi, che si sarebbe ritirata a vita privata nel 2001. L’uscita di scena dalle istituzioni e dalla politica della Iotti e dell’Anselmi, non al di là ma proprio per le loro diversità, simbolicamente rappresenta la fine della prima Repubblica delle donne. Fine ben diversa dalla prima Repubblica degli uomini, del cui potere Tina Anselmi, prima di Tangentopoli, aveva smascherato il volto nascosto della P2. Che cosa, alle politiche e ai politici di professione, è rimasto della testimonianza e dell’esperienza di Nilde Iotti e Tina Anselmi?”"