Lucciola, apro la mano
a me rimanga il folle
fosforo nelle vene
a te caldo un barlume
di proteggente culla.
C’è un corpo in poltiglia
con crespe di faccia, affiorate
sul lezzo dell’aria sbranata.
Frode la terra.
Forsennato non piango:
affar di chi può e del fango.