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Delirio ad Auschwitz – di Iannozzi Giuseppe

Creato il 26 gennaio 2014 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

Delirio ad Auschwitz

di Iannozzi Giuseppe

Auschwitz

Auschwitz

“Dimenticate Dio. E’ morto con una pistola puntata alla tempia. Era troppo preoccupato di sé stesso per poter badare ai vostri inutili lamenti. Dimenticate Dio. Ha affari più urgenti a cui badare: si sta scavando la fossa con le sue proprie mani. In fondo, è un narcisista e ci tiene a una sepoltura onorevole, anche se mai nessuno di voi andrà a depositare un solo fiore sulla sua tomba. E’ inutile che preghiate: credete forse – ancora – che vi salverà? Illusi o disperati… No, siete solo degli animali. Dio è morto, ve lo ripeto, altrimenti non avrebbe permesso che la mia pallottola mettesse fine alla lurida vita di quel vecchio. E neanche avrebbe permesso che le mie mani strangolassero subito dopo la nipote. E’ caduta prima che potessi leggere dentro ai suoi occhi la morte. E voi avete visto com’è stato facile. E voi non avete mosso un dito, ma avete pregato. E a cosa è servito? A niente. Ve lo ripeto, Dio si sta scavando la tomba: è un narcisista e un egoista, non ha più tempo – non l’ha mai avuto – per pensare a voi. Li vedete quei muri? Certo che li vedete. Già mille come voi sono caduti: è bastato puntare loro una pistola alla testa e sono stramazzati al suolo. Credete forse che le loro lacrime di sangue saranno seppellite insieme al cadavere di Dio? Se lo pensate veramente, siete più animali di quanto i nostri dottori hanno dimostrato al mondo intero.

Ma che facce funeree! Sembra quasi che siate stati invitati al vostro funerale. In fondo non posso darvi torto, perché lo sapete bene che per voi solo pochi attimi ancora e poi sarà il buio totale e infinito. Potreste almeno tirare un sorriso, e invece niente. Presto sarete nel buio eterno… volete davvero farmi credere che solo desiderate spegnervi così…? Siete assai peggio di quanto i nostri amati dottori hanno dimostrato, siete inferiori, degli animali incapaci persino di un sorriso prima di tirar le cuoia. Che dite? Qualcuno di voi bastardi ha osato respirare? Chi è il colpevole? Chi è il colpevole? Che si faccia avanti – o per Dio! – vi faccio secchi uno a uno… Non desiderate forse vivere un attimo in più? A guardarvi, si direbbe proprio di no. Ci tenete dunque così poco a quella cosa che chiamate vita? Non posso darvi torto. E’ stato ben dimostrato che siete dei buoni a niente. Persino i generali non sanno che farsene dei ninnoli ricavati dai vostri corpi. Persino la colla ricavata dalla vostra inutile vita puzza di ebraismo. Quando bruciate, il fumo nero che producete ci dà la nausea. Siete un errore di Dio… è per questo che ha preferito farsi ammazzare. Ma forse ricordo male: si è suicidato da sé. Chi è che frigna? Scommetto che è lo stesso animale che poc’anzi ha osato respirare. Animale, animale, animale! Due passi avanti o per quant’è vero che Dio è morto, vi accoppo subito.”
Una bambina, uno scheletrino praticamente, fece due passi in avanti: i suoi occhi erano gravidi di aride lagrime.
“Dunque… tu sei l’animaletto che ha osato…” – berciò rabbioso quello delle SS – “tu, un animaletto…” . E prese a cachinnare violentemente. Smise quasi subito. E la canna della pistola, fredda e maniacale, fu in un baleno sulla fronte della bambina.
“Che hai da dire prima che ti dia la fine?”
Balbettando: “Noi moriamo quando ci sparate… come te…”.
Quello delle SS prese a ridere a squarciagola e il dito sul grilletto era già a metà della sua corsa, quando, improvvisamente, il cielo si rischiarò: una lama di luce penetrò attraverso il buio che le nuvole proiettavano sul campo di sterminio.
Quello delle SS rimase con la risata congelata dentro alla strozza. Indarno cercò di farfugliare una bestemmia. Fu come se avesse ingoiato una pallottola. Cadde in ginocchio, lasciando scivolare a terra la pistola: la risata si tramutò in orrore, in una smorfia di indicibile dolore. Cerò indarno di portare una mano al petto, ma prima che la mano colpevole di tante morti potesse toccare il battito già fermo del cuore, quello che era stato un maiale di merda delle SS era già morto in ginocchio di fronte alla faccia di Dio. Infarto secco e fulminate disse il dottore delle SS.

Gli Ebrei condannati a morte furono nuovamente allineati addosso al muro: un altro carnefice delle SS prese il posto e il compito di quello infartato. Non disse una parola, solo puntò la pistola e prese a sparare aprendo un terzo occhio sulla fronte di ogni Ebreo.
I cadaveri furono accatastati frettolosamente e subito bruciati.
“Qui Dio è morto.” – sentenziò il porco che aveva sparso benzina sui cadaveri per bruciarli. “Inutile farsi illusioni. Dico giusto?” Il fumo nero della morte si alzava in larghe spire oscurandolo tutto. Poi, quasi in un sussurro, aggiunse: “Dio sa che siamo nel giusto e ci ha già perdonati tutti.” Parlava a sé stesso, non c’era anima viva al suo fianco. In risposta ottenne solo l’eco confusa del panico che ad Auschwitz si stava diffondendo. Gli parve di capire che erano arrivati gli Americani. Non poté esserne sicuro, perché non ebbe tempo di… Cadde a terra lungo disteso, morto, con gli occhi ancora lacrimanti a causa dell’acre fumo dei cadaveri a bruciare.


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