Acqua. Secchiate d'acqua. Buio diurno. Cortina di grigio.
L'ideale per lasciarsi a crogiolare nella propria depressiva autocommiserazione, che è una goduria quando ti trovi in perfetta sintonia psicologia con la situazione meteorologica, così non ti senti l'unica nota stonata del contesto. A me almeno girano abbastanza quando le giornate risplendono di luce e cielo limpido, ed io sono convinta di avere delle ottime ragioni esistenziali per deprimermi, mi sento quasi depauperata di un mio sacrosanto diritto.
Infine una domenica stranamente tersa e luminosa, dopo n domeniche di clausura domestica.
Lei ha la febbre. Lei chela febbre da quando è nata l'ha avuta sì e no altre due volte (una per il vaccino, una per i canini che le spuntavano), oggi, così, di punto in bianco, febbre.
E altra notte horribilis, addormentata a fatica una pupa euforica e inesauribile, mi sveglio con lei nel letto che era diventata improvvisamente un Dolce Forno Harbert, e mi conficcava due piedini incandescenti tra le costole.
E siccome che ultimamente sono parecchio incline alle paranoie notturne, ché mi assalgono sempre i pensieri più gai puntualmente dopo le due di notte, sono rimasta vigile e ansiosa, occhi sgranati nel buio a pensare e ripensare a quali sintomi di incipiente malattia avrei potuto individuare nel corso della giornata precedente, una lunghissima e tediosa giornata casalinga di pioggia, trascorsa tra camera e cucina (perché essenzialmente di due locali si compone la parte di nostra dimora destinata a nostro uso e godimento), a legger libri, travasare nocciole, cucinare pappe a Pinocchio, saltare su materassi, seviziare gatti innocenti (o quasi), parlare col Signor Forchetta.
E sveglio Hasuna ogni tre per due chiedendo se secondo lui non sarà il caso di andare alla guardia medica (e se fosse meningite? Che senso ha la febbre senza altri sintomi? Niente mal di gola, niente raffreddore, niente diarrea, niente di niente), e mamma voglio l'acqua, e mamma mi fa male la pancia, mamma voglio la ttega... cos'è che vuoi? La strega? E piglia la Tachipirina. E dov'è il termometro. E che cazzo 'sti termometri a batteria che non funzionano mai. Domani vai a comprarne uno normale a mercurio. Ma che non li fanno più, il mercurio è tossico, lo sai. Inquina. E invece le batterie no? Ma a che serve un termometro che misura tre volte di fila tre temperature diverse? Zorro levati dalla mia pancia che mi schiacci l'altra creatura. E MIAO MIAO MIAO. Guarda che se ti faccio uscire poi rimani fuori fino a domattina, guai a te se rompi.
Insomma così.
Se fossi superstiziosa, e forse inizio quasi a esserlo, direi che mi sta bene, per essermi gloriata a sproposito della salute coriacea di Mimi, come del resto della mia (e mo' voglio proprio vedere). Ma ora imparo a tacere. Tacere sempre, quando le cose vanno bene, e anche quando vanno non troppo male, ché si fa sempre in tempo a peggiorare.
Come quando mi son messa a dire in giro che forse compravamo casa... (cojona!)
O dicevo quanto fossi felice della mia vita (patetica cojona).
E la gente affermava di invidiarmi... (mah!) Sana invidia, la chiamavano. Le persone non stanno bene, no. Me la sono cercata, sì.
Lei ora dorme. E Hasuna... aveva detto che andava a comprare gli ingredienti per fare la pizza, e non è più pervenuto.
Ed eccomi ancora alle prese con siti di annunci immobiliari di appartamenti in affitto, e telefonate ad agenzie, e visite demoralizzanti, e topaie muffose e umide, con cucinotti infilati nei corridoi, e richieste assurde di anticipi stellari, e preventivi di spese condominiali assolutamente ingiustificabili con il pretesto del riscaldamento incluso (suvvia, e da aprile a novembre come la mettiamo?), e pensare ancora una volta all'eventualità di una resa.
- In fondo questa casa non è poi così male...
- E paghiamo poco...
- Va be', non pochissimo, se consideri che fa schifo.
- Non così schifo, dai.
- Sì, in fondo è una bella casa.
- E ha le terrazze.
- Ormai non te la danno più la casa senza fideiussione bancaria...
- E poi perché regalare i soldi alle agenzie?
- E qui non paghiamo il condominio.
- Ma spendiamo un sacco di gas, e moriamo di freddo, e la pupa si ammala. E poi non c'entriamo più.
- Mandiamo via Lia.
- Dove? In mezzo alla strada?
- Ci facciamo sistemare il riscaldamento.
- E l'autoclave.
- E cambiare il frigorifero, che fa acqua e rovina tutto il cibo.
- E comprare la lavatrice. Ci serve una lavatrice ora che nasce quest'altra...
- E sistemare le finestre.
- Non ce la posso fare senza lavatrice, a lavare montagne di tutine smerdate...
- E chiudere la terrazza.
- Non lo farà mai, Lo sai.
- Ci proviamo.
- Non lo farà mai.
- Smettiamo di pagarlo.
- Ci butta fuori. Abbiamo già mandato la raccomandata per la disdetta. Ci butta fuori.
- Che coglioni che siamo!
- Già...
- ...
- ...
- Se no ti ricordi la prima casa che abbiamo visto, quella al quarto piano senza ascensore? Non era male.
- Ma non c'erano balconi. Come facciamo coi gatti?
- E quella qui vicino 750 euro più condominio? Non era carissima...
- Ma non era arredata.
- E va be', qualcosa ce l'abbiamo. Andiamo al negozio dell'usato.
- Era piccola.
- Non tanto... 65 metri quadri mi pare...
- A questo punto restiamo qui.
Ci incartiamo.
Sempre.
Impantanati.
Drammaticamente fermi.
Mi drogo di Extreme Makeover e sbavo non tanto sulle case strafighe che gli costruiscono, ma pure su quelle che buttano giù perché secondo loro invivibili.
Ma mi stanno sulle palle le scenate isteriche che fanno quando vedono le case nuove. Questi Americani: sempre esagerati. Va be', è show.
E ora chiudo questo post sconclusionato. Insopportabilmente autocommiserativo.
E mi rimetto a leggere, che magari finisco il libro prima che Mimi si svegli, e in quei momenti lì sto bene, quando leggo, sì.
Scusate lo sfogo.