Chi è questa Giovanna che viene designata erede al trono di Napoli nel 1343, all’età di sedici anni, alla morte di suo zio Roberto, detto Il Savio? Costui pensava di aver conciliato le pretese dei due rami angioini al trono di Napoli facendo sposare la nipote bambina col principe Andrea d’Ungheria, figlio del re di Napoli Caroberto che Roberto aveva spodestato.
Il principino, allora di soli sette anni, era stato chiamato a Napoli a corte per crescervi e ambientarsi. Ma Giovanna e il cugino si detestano: vivace, pare, e piena di brio Giovanna, che il Boccaccio definisce leggiadretta, introverso e poco amabile Andrea, probabilmente perché si sente estraneo e indesiderato, lui e il suo seguito di “barbari” invisi a corte e crescendo, da timido reagisce con alterigia.
L’ambiente della corte è molto disinvolto, peggio, corrotto e francamente immorale. Roberto era detto il Savio, ma questa virtù non fu mai una caratteristica della regina Giovanna I di Napoli durante il suo travagliatissimo regno. Si può dire di lei che è uno dei personaggi più chiacchierati della storia, definita di volta in volta crudele, cinica, amorale, ninfomane e quant’altro. Probabilmente fu una donna molto sventata, dominata dalle proprie passioni, senza rendersi conto che queste erano fomentate da quanti attraverso di esse miravano ad averla in pugno: così la sua nutrice con la nipote Sancia, e i suoi fedeli, mentre a sua volta Andrea era sotto l’influenza dei suoi pessimi consiglieri ungheresi.
Oggi si tende a riabilitare sotto certi aspetti la personalità di Giovanna I, riconoscendole a volte doti d’intelligenza e di generosità, ma questo forse non fa che rendere più inquietanti certi suoi comportamenti.
Giovanna eredita un potere immenso, in un’epoca in cui ai re è concesso qualsiasi arbitrio, un potere enorme per le sue fragili spalle. Ha già un amante, nella persona del cugino Luigi, e pare che non sia l’unico. Cresce intorno a lei la leggenda d’una donna dissoluta, completamente amorale, priva di qualsiasi scrupolo.
Nel frattempo la sorella di Giovanna, appena dodicenne, viene sedotta e rapita da un altro cugino, Carlo di Durazzo, con gran rabbia della regina, costretta a versare agli sposi la ricchissima dote destinata da re Roberto alla nipote minore. Si creano a corte vivi contrasti e due fazioni, l’una per la regina, l’altra per i potentissimi Durazzo. Il regno è in preda al caos, peggiorato da una grave carestia, non si contano stupri e assassini e ovunque regnano disordine e violenza.
Il Petrarca, tornato a Napoli in quegli anni, ne fuggì inorridito e sdegnato. Ci si mise pure un ciclone che inabissò Amalfi e parte della costiera, né mancò a completare l’opera un terremoto.
Fine prima parte. La seconda parte verrà pubblicata la prossima settimana.