.FOGLIE VOLANTI.
Gettate via i paraocchi dell’ottimismo ufficiale ed abituatevi a guardare la realtà quale essa è. E la realtà è questa: la liberalizzazione è concepita come un mezzo per arrivare alla integrazione ed all’unificazione economica dell’Europa, la quale può esporre l’economia italiana ad un pericolo grave che non bisogna perdere di vista. Fate attenzione alle condizioni che si vanno creando per la unificazione economica dell’Europa capitalistica. Appare ormai chiara la tendenza ad una cooperazione tra Stati Uniti e Gran Bretagna al di fuori dell’Europa ed in contrasto con gli interessi europei. La Gran Bretagna apre le porte delle sue colonie agli Stati Uniti d’America, e questi fanno pressione sugli altri paesi a favore della Gran Bretagna. Di queste manovre il governo italiano ne sa forse già qualche cosa per le prossime trattative con la Gran Bretagna circa la quotazione della sterlina sul mercato italiano. Il dilemma è: cambio libero o cambio ufficiale? La prima soluzione sarebbe forse più conveniente per l’Italia, ma pare che il nostro governo sia stato indotto dalla pressione americana ad accettare la soluzione del cambio ufficiale, più favorevole alla Gran Bretagna. Di fronte alla cooperazione anglo-americana sta sorgendo un raggruppamento di paesi continentali europei nel quale la Francia tende ad affermare la propria egemonia: è il cosiddetto Fritalux. Contemporaneamente si annuncia la costituzione di un cartello, sotto l’egida americana, tra il Comité des forges, la più potente organizzazione monopolistica francese e la Confederazione dell’Industria tedesca. In queste condizioni si prepara la integrazione ed unificazione economica dell’Europa capitalistica.
QUALE PROSPETTIVA SI APRE PER L’ITALIA?
Lo ha annunciato Zellerbach a Washington: L’Italia dovrà sacrificare la sua industria pesante, la siderurgia e la metalmeccanica. Ebbene, quando noi comunisti vediamo porre il problema della liberalizzazione nei termini in cui taluni ne parlano, sorge il dubbio ed il sospetto che, aprendo il mercato italiano all’importazione straniera, la concorrenza estera possa puntare alla distruzione di quelle nostre industrie per le quali il signor Zellerbach ha già suonato le campane a morte.
Orbene, se dopo le dichiarazioni del rappresentante del piano Marshall in Italia si considerano lo stato attuale della nostra industria meccanica, la inerzia del governo nei suoi confronti, la sua eccessiva arrendevolezza alle esigenze dei grandi stati imperialisti, allora sorgono le più serie e più gravi preoccupazioni.
Che cosa fa, che cosa pensa di fare il governo in questa situazione?
Condivide esso i propositi del signor Zellerbach? Non ne sappiamo nulla. Sappiamo solo che, mentre maturano problemi di tanta gravità per l’avvenire del nostro paese e si va creando una situazione così piena di pericoli e di incognite per l’Italia, noi ci trastulliamo con le fanciullaggini della solidarietà europea e del Consiglio d’Europa. Attenzione che in nome della solidarietà europea non si condanni a morte la nostra industria meccanica. Sarebbe un delitto contro la nazione! Noi siamo stati danneggiati dal piano Marshall per i limiti posti alle nostre esportazioni verso l’Europa orientale, con i maggiori danni proprio per l’industria meccanica. Siamo stati danneggiati dalle svalutazioni monetarie,di cui solo ora si cominciano a sentire le conseguenze; siamo ora minacciati dalla liberalizzazione degli scambi.
MATURANO PROBLEMI GRAVI:
la politica economica del governo non dà nessuna garanzia per la tutela degli interessi nazionali. L’esperienza del passato non consente di essere tranquilli per l’avvenire. Il governo ha deciso di non decidere: ecco un altro aspetto e significato della crisi ministeriale. In questo momento bisogna avere alla testa dei ministeri persone di grande capacità per affrontare sul piano internazionale quei problemi dalla cui soluzione dipende la sorte e l’avvenire economico della nazione.
Voi continuate in quella politica delle occasioni perdute.
Voglio leggervi un brano sulla crisi ministeriale di una autorevole rivista economica, che esprime il pensiero di importanti forze borghesi e industriali: ” abbiamo l’impressione, una impressione maligna se si vuole, che la crisi che è capitata adesso, sul nostro governo, e che si è risolta come non crisi, finisca per creare un eccellente pretesto al mantenimento di una linea politica che in sostanza si risolve ed esaurisce nella procrastinazione di ogni effettiva soluzione dei problemi in sospeso. Molte occasioni sono andate, riguardo a questi problemi, perdute. E’ comune la constatazione sulla necessità di avviare a completa soluzione i problemi fondamentali della vita italiana e vorremmo insistere qui su una osservazione che abbiamo già fatta altra volta, ossia richiamare gli uomini più avvertiti dell’attuale maggioranza parlamentare sulla labilità - rebus sic stantibus - dei risultati del 18 aprile ”. Avete capito, signori? - (Roma, novembre 1949) -
INDOVINA L’INDOVINELLO:
CHI E’ L’ AUTORE ??????????????
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I L C I E L O C A D E
(parte della dedica del libro)
Mio zio Robert cugino di Albert, mia zia Nina,
le mie cugine Annamaria (Cicci) e Luce,
tutti loro dormono nel cimitero della Badiuzza
sopra Firenze
tra San Donato in collina e Rignano sull’Arno.
Sulla loro tomba c’è scritto:
” trucidate dai tedeschi
il tre agosto millenovecentoquarantaquattro ”.
Io e la mia sorella
che stavamo alla Villa fin da piccole
(perché la nostra mamma era morta)
siamo state risparmiate dalle SS
perché non ci chiamavamo Einstein
ma Mazzetti.
Così abbiamo diviso le gioie della vita
e ricevuto il loro affetto per anni
ma al momento della morte
siamo state separate da loro.
Questa vita mi è stata regalata
solo perché ero di ” un’altra razza ”.
-Lorenza Mazzetti-
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