.= OLTRE LA GROTTA =.
Un pomeriggio di giugno siamo entrati nel Giardino di Boboli che fa parte del complesso denominato Il Percorso del Principe. Il Percorso del Principe parte da Palazzo Vecchio, attraversa il Corridoio Vasariano, Palazzo Pitti, Giardino di Boboli per concludersi al Forte Belvedere. Il Giardino di Boboli, quando Luca Pitti iniziò la costruzione del Palazzo che prende il suo nome, era semplicemente un podere, un grande podere che si estendeva su tutta la collina di Boboli. La granduchessa Eleonora di Toledo con i soldi della sua dote personale acquistò Palazzo Pitti ancora incompiuto con il terreno di tutta la collina per farne un giardino, un luogo di delizie, in cui far giocare anche i suoi numerosissimi figli. I lavori furono affidati al Vasari per quanto riguardava il Corridoio, all’Ammannati e al Buontalenti per i lavori di Palazzo Pitti, a Tribolo per l’inventiva del disegno del Giardino di Boboli. Il Giardino di Boboli nel corso dei secoli fu tenuto dai granduchi: Francesco, Ferdinando, Ferdinando Secondo, Cosimo, Cosimo Terzo, dopo arrivarono i Lorena e fu ampliato con la Vasca dell’Isola, con l’Anfiteatro, con la Vasca di Nettuno. In cima al Giardino di Boboli, che rimane comunque chiuso da quello che resta delle mura trecentesche, si apre un cancello da cui si accede all’ultimo pezzo del Percorso del Principe che è il Forte di Santa Maria o Belvedere. Il Forte, iniziato sotto Francesco Primo e concluso da Sangallo Giovanni dei Medici sotto Ferdinando Primo, serviva per rifugio da eventuali pestilenze e come cassaforte per il tesoro personale di casa Medici. Il Forte fu usato in occasione della grande peste detta ”Manzoniana” quando la Corte si rifugiò, a dire il vero tutta la Corte tranne Ferdinando Secondo il quale rimase in città dandosi molto da fare per assistere i malati, per organizzare i lazzeretti, per contrastare la peste che stava imperversando e questo fu l’unico periodo in cui la Corte Medicea si rifugiò al Forte Belvedere. Il Forte divenne nel tempo sede di reparti militari fin sotto ai Savoia e per i primi tempi della Repubblica. Era usanza, fino a circa una cinquantina di anni fa, che tutti i giorni a mezzogiorno dal Forte partiva una salva di cannone, questo colpo era chiamato dai fiorentini: ”Il cannone delle pastasciutte”: si chiudevano i negozi e si andava tutti a mangiare. Negli anni sessanta il Comune tornò in possesso del Forte Belvedere; furono dismesse le installazioni militari per destinarlo a mostre ed esposizioni internazionali; molto bella, circa quarant’anni fa, la mostra di Henry Moore. Nel Giardino, davanti all’Anfiteatro, un bellissimo panorama con il Cupolone, San Michele, Palazzo Vecchio, la ”Fontana del Carciofo”, la discesa verso il cortile dell’Ammannati per Palazzo Pitti, la Grotta del Buontalenti ornata da tantissime statue e la Venere dei Medici. Boboli e Pitti sono un giardino e un palazzo monumentali da cui trovarono ispirazione Versailles e Caserta. Nell’Anfiteatro del Giardino di Boboli ci fu un avvenimento indimenticabile, molto importante, un caposaldo per la storia del teatro italiano: la rappresentazione del dramma di William Shakespeare ”Troilo e Cressida” con la regia di Luchino Visconti e l’assistenza di Franco Zeffirelli. Il Giardino di Boboli respira immortalità. (Ricordo da un racconto di Sandro, Santo Spirito).
L E I E’ L A F A T A
Lei è la fata, la fata dei miei sogni
E la guardo ballare ballare
Mentre il mondo intorno scompare
Lei è la fata, l’acqua di lunga vita
E la voglio bere bere bere
Mentre il mondo intorno scompare.
-Francesco Mannucci (Checco)-
(5 giugno 1974 – 1 agosto 2003)
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