Un’altra donna vittima del suo compagno…delitto di gelosia, delitto d’amore. Amore?
Per una donna che ammazza il compagno, quante donne sono state uccise per “amore”?
L’amore comporta una scelta, equivale quindi alla libertà, ma molte persone, più sovente uomini ma anche alcune donne, concepiscono questo sentimento come il dominio completo sul partner. Quindi se l’amore è una scelta, la gelosia non ha significato. Non puoi costringere qualcuno ad amarti se non vuole, ma sai che se resta al tuo fianco è perché si trova bene con te.
Però molti questo ragionamento non lo fanno, si fanno trasportare non dal sentimento, ma dall’istinto di possesso, quasi che la persona che hanno accanto sia una “cosa”. L’oggetto è mio, mi appartiene, quindi ne faccio quello che voglio e non lo divido con nessuno.
Questo considerare una donna come un oggetto, nemmeno ” sentimentale”, spesso esclusivamente “sessuale”, deriva, credo, da un comportamento assorbito ancora in famiglia: poco rispetto che un padre riservava alla madre, comportamento che viene tramandato al figlio maschio nel senso del possesso e della figlia femmina, abituandola alla sottomissione passiva. Se poi la donna non è economicamente indipendente e magari ha dei figli ancora piccoli, accetta passivamente i soprusi senza denunciarli.
Un atteggiamento maschilista questo che è presente in molte sottoculture, ma purtroppo non manca nemmeno nella nostra società moderna. Forti a volte della propria superiorità fisica, molti uomini ancora si approfittano della debolezza femminile, della vergogna che tante donne ancora provano nel manifestare di essere state oggetto di violenza e del loro scusare in ogni modo il comportamento del proprio compagno, perdendo per prime il diritto al rispetto ed alla dignità. I primi “persecutori” si trovano infatti in famiglia. Mariti, padri, fratelli, fidanzati o compagni che esercitano questo potere violento sulle donne – ree spesso di voler solo vivere in maniera autonoma – per imporre la propria volontà o che sfogano su di esse le proprie frustrazioni. Alla violenza fisica si affianca spesso la violenza psicologica, dettata spesso da complesso di inferiorità, specie se la donna esercita un lavoro più importante e meglio retribuito di quello del partner ed è quindi vista come una “rivale”, quindi l’unico modo di provare la propria “superiorità” è la violenza.
Le leggi non difendono adeguatamente le donne, forse perché redatte dagli uomini. Spesso anche le denunce vengono ritirate “per il bene dell’unità della famiglia” proprio dietro richiesta delle forze dell’ordine. E così, maltrattamento dopo maltrattamento, violenza dopo violenza, sopraffazione dopo sopraffazione, si arriva spesso all’omicidio…