Virna D.
DELL’ASSENZA
L’inaspettata stranezza è l’assenza.
Esser il lutto di se stesse
non porta invidia
nè rassegnazione
è una piacevole atarassia,
quasi il benessere.
Se sia in anticipo
è inattivo e viene prima della fine
se mai sarà legale e consenziente
o se mai io mi riconoscerò
contro
tramutata in eterno.
Discorrevoli, quasi fluttuanti
sono i ricordi, quasi miraggi,
allucinazioni prospettiche
eppure
l’illusione non è la percezione del finito
è il giro del dito che muove la palla
la scala a chiocciola la ruota che manca.
Virna D.
Non attendo rivelazioni
potenze e peccati
l’alfa dei giorni giovani mi avvolge scomoda
l’omega delle notti mute mi solca la carne
ero su un’isola galleggiante
giovane onnipotenza orfana di confini
si, sconfinata.
Matrice invertibile
rigida scorre
l’anticipo è il freddo che chiude
il bozzolo di luce che genera ombra
la funzione è monotona,
tempo che scorre, che scorre nel tempo,
avvolge e invade
come una carezza imposta
il fervore dei fianchi
che si slegano lenti.
Eppure non è mai stato un solo lato
quello su cui riversarsi e dormire
un solo letto un solo flagello un solo signore
l’immutevole noia dell’unico lato
lancetta maiuscola che divarica il tempo,
il lato è l’anticipo perfetto
bisogna segarlo per porci una fine
divaricarlo come gambe in amore
e rinascere spira
molecola in eterno girare
e scendere giù dal cielo
si, ricreata
E’ un anticipo di inattività che verrà
verso la fine se mai sarà riconosciuta
o se mai io mi riconoscerò
come vita tramutata in esterno
madre gambero, una corazza coi buchi.
Virna D.