Una tranquilla mattinata di fine agosto, giornate di vacanze e tanta serenità.
Decido di fare un salto al mercato del paesino in cui alloggio e al termine del giro compro due collanine, ma, al ritorno a casa, non si sa come, le trovo ingarbugliate tra loro in modo apparentemente inestricabile.
Mi siedo spazientita per l’inconveniente e cerco di separare le due collane, ma niente, sembrano così aggrovigliate che ci vorrebbe solo il nodo di Gordio alla maniera di Alessandro il Macedone, il quale, non riuscendo a scioglierlo, tagliò con la spada il complicato intreccio che attribuiva il potere a chi lo avrebbe disfatto…e si prese l’Asia.
Ma la soluzione alessandrina, per quanto invitante, rovinerebbe per sempre una delle mie agognate collane, e allora mi armo di santa pazienza. E piano piano, mi torna alla mente una perduta abitudine che ha avuto origine nella mia infanzia, quando mi divertivo a districare i nodi.
Mi ci impuntavo con foga, passione, desiderio, e sempre riuscivo a sbrogliarli. Fossero quelli della lana dei gomitoli di mia nonna, quelli degli addobbi dell’albero di Natale della mamma, quelli confusi dei giochi di corda delle mie sorelle o delle matasse ingarbugliate degli spaghi dei “fai da te” di mio padre, io riuscivo sempre, con pazienza e calma, a comprendere l’origine dell’ingorgo e a spianare i fili. Mi piaceva anche annodare, creare piccole collane, bracciali di spago, corda, poi, da adolescente liceale, perfezionando un po’ la tecnica attraverso l’ausilio di pochi utensili, usavo ritorcere fili per fare orecchini di rame o di ottone confezionati con perline.
Chissà, mi dico, se uno dei pochi meriti che mi riconosco apertamente nella vita, esser spesso mediatrice nei rapporti di lavoro, sociali e familiari, in cui tento di diffondere un po’ di armonia, non derivi dalla lunga pratica infantile dello sciogliere nodi. Ed in fondo, tutta la nostra vita è fatta di nodi: alcuni si allacciano anche permanentemente, altri si allentano e si disfano da soli, altri ci soffocano e bisogna talvolta anche recidere, altri ancora ci consolano e ci danno emozioni. Per tanti nodi che amavo io fare e sciogliere, penso con dolore ai nodi di tanti bambini forzati al lavoro dei nodi dei tappeti, e il cuore mi si stringe…
Ed ecco che, quasi senza pensarci, all’improvviso le due collane non sono più un viluppo intricato, ma due distinte entità. Sono riuscita, ancora una volta, a sbrogliare i nodi, e ringrazio il caso di avermi consentito di far riaffiorare alla mente un ricordo e un’abilità apparentemente perduta. E di nodo in nodo, penso che la mia vita sia già un sorridente intreccio di vincoli. Cattivi alcuni, tantissimi buoni e saldi, alcuni ballerini, ma gli uni e gli altri hanno determinato il mio carattere, la mia forza, quell’inquietudine da “spirto ribel ch’entro mi rugge”, ma anche la serenità che provo in questi momenti.
Da ieri ho ripreso il lavoro, con i suoi consueti “nodi”, chissà se avrò pazienza nei prossimi mesi…
L’arte di sciogliere i nodi è nobile e sopraffina,
ed io l’ho appresa fin da bambina… :D
(a proposito, la piccola nella foto assomiglia moltissimo ad Harielle bambina)