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Dell’opera d’arte

Creato il 05 febbraio 2014 da Scribacchina

«I tre criteri dell’opera d’arte: coerenza, intensità, continuità».
Leggo questa frase (mi scoccia dire «citazione»: negli ultimi tempi sembra sia diventato lo sport nazionale posporre il «cit.» a qualsiasi cosa) e mi viene in mente quel che diceva D’Annunzio di Andrea Sperelli: «Il padre gli aveva dato, tra le altre, questa massima fondamentale: bisogna fare la propria vita come un’opera d’arte. Bisogna che la vita d’un uomo d’intelletto sia opera di lui».
Con la naturalezza delle libere associazioni, la mente passa da D’Annunzio a Huysmans e a quel terribile A Rebours che in altri tempi (lontanissimi!) avevo amato alla follia. E rifletto sul senso vero del fare della propria vita un’opera d’arte: impegnarsi per renderla qualcosa che abbia spessore, che dia emozione. Qualcosa di bello, di piacevole, di luminoso, di sorridente. Qualcosa capace di turbarti, di sorprenderti. Una sorta di installazione che osservi incantato, con la consapevolezza di avere di fronte una materia mutevole. Da godere nella maniera più semplice: qui ed ora.

life's picture

Perché domani potrebbe essere troppo tardi.
Perché domani non è oggi – e neppure ieri è oggi.
Perché il cuore batte ora, batte qui.
E ogni nuovo battito non è scontato: è un regalo inatteso.
Non venga mai la tentazione di mettere i propri battiti di cuore sopra un mobile. Osservarli da lontano, pensando siano tanto, tanto belli da vedere.
Pensando di conservarli per sempre, lì, sopra il mobile.
Piacere esclusivo degli occhi.


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