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Dell’Utri santo subito. Mangano beato fra un po’

Creato il 30 giugno 2010 da Massimoconsorti @massimoconsorti

Dell’Utri santo subito. Mangano beato fra un po’.Siamo al delirio. Tg1, Tg2, Rete4, Canale5, Italia1 e La7 danno conto della conferenza stampa auto-assolutoria di Marcello Dell’Utri senza uno straccio di commento, facendogli semplicemente dire quello che vuole. E ciò che vuole Marcellino Mafia e Benito, è innalzare Mangano agli altari della beatitudine dopo l’avvio del suo personale processo di santificazione. Nessuno gli farà mai usare una parola diversa da “eroe”, quando parla dello stalliere di Arcore. Nessuno potrà mai riuscire a fargli capire che Mangano era un mafioso omicida e spacciatore, in fuga da una cosca all’altra per salvarsi la pelle, pluripregiudicato e condannato per omicidio. Per San Marcello, Vittorio Mangano è “un eroe perché ha taciuto”. Quale conferma migliore del valore assoluto, per un mafioso, di quello dell’omertà? Chi sono gli “infami” secondo il lessico dei mammasantissima? Coloro che parlano. Due più due, nonostante Berlusconi, fa sempre quattro. “Sentenza pilatesca”, ha definito Dell’Utri il giudizio della Corte d’Appello di Palermo, aggiungendo “i sette anni sono un contentino che i giudici hanno dato alla Procura”, ma se sette anni di galera sono un “contentino” e non una condanna, cosa intende per “condanna” il senatore Dell’Utri? Nel Pdl è tutto un coro di solidarietà e di osanna come se San Marcello fosse stato assolto e non condannato. Da Cicchitto a Capezzone, da Bonaiuti a Gasparri a Quagliarella è una lotta a chi riuscirà a stringergli la mano per primo, ma da quelle parti sono fatti così: sette anni, invece degli undici proposti dal Procuratore Generale, sono un’assoluzione, una vittoria a tavolino, “l’aver smontato decenni di calunnie e di complotti” (mirabile, Capezzone!). Al coro unanime dei lecchini di professione, stavolta non si sono uniti i giovani del Pdl anzi, hanno rilasciato una dichiarazione che ci fa ben sperare sul mantenimento in vita del cervello da parte dei “berluschini”: “Oggi più che mai sentiamo l'esigenza di avviare una profonda riflessione all'interno del partito dopo questa condanna che rimane gravissima soprattutto per un uomo impegnato in politica – si legge in una nota della Giovane Italia Sicilia -. Non ci uniremo al solito coro di solidarietà già tristemente visto negli anni scorsi per i politici condannati. Il nostro movimento giovanile non può rimanere in silenzio davanti a fatti che minano la credibilità di un intero partito". La chiave di lettura della sentenza di Palermo usata dai dirigenti del Pdl per alleggerire la posizione del senatore Dell’Utri, rappresenta ancora una volta l’esempio mirabile dell’”informazione ai tempi di Mr. B”, la cui parola d’ordine è “confondere”. Il giudizio della Corte d’Appello è invece durissimo e pesantissimo: per 25 anni Dell’Utri ha tenuto ininterrottamente i rapporti con la mafia e con più generazioni di mafiosi”. Tutto nero su bianco, tutto sancito definitivamente. Sono veri i rapporti intercorsi con Tanino Cinà, Stefano Bontate, Vittorio Mangano e poi Vito Ciancimino e Totò Riina, due generazioni di mafiosi che hanno accompagnato Dell’Utri nella sua carriera milanese e nel suo ruolo di “protettore” del Capo in persona, quel Silvio Berlusconi al quale Marcello ha dedicato l’intera esistenza. Non hanno tenuto in nessun conto, i giudici di Palermo, le dichiarazioni di Gaspare Spatuzza, di Antonino Giuffrè, di Salvatore Cucuzza e di Calogero Ganci ma è innegabile che le indagini in corso a Caltanissetta, Palermo e Firenze, stavolta potranno ripartire da un dato certo: Marcello Dell’Utri e la mafia non sono antitetici e per 25 anni hanno collaborato intrecciando affari e interessi. Spicca come sempre Augusto Minzolini che riesce a non pronunciare neppure una volta la parola “condannato” anzi, usa “assolto” per i fatti successivi al 1992. Che dire di questo mirabile esempio di professionalità, di etica e di deontologia professionale che non sia già stato detto? Se non fosse un’offesa per uno straordinario strumento musicale potremmo avanzare l’ipotesi “trombone” ma preferiamo “lingua di Menelik”, quella che soffi e si allunga come il naso di Pinocchio.


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