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Della libertà

Creato il 06 marzo 2016 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
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John Stuart Mill

di Ivana Vaccaroni. La libertà costituisce la personalità, cioè il carattere distintivo della persona, ovvero dell’uomo, il quale come soggetto fisico appartiene al mondo sensibile, e come soggetto morale a quello intelligibile. Questa duplice appartenenza gli conferisce un valore superiore a quello di ogni altra creatura; perciò egli non può mai venire adoperato semplicemente come mezzo, ma deve essere considerato sempre anche come fine ( è una delle formulazioni dell’imperativo categorico). L’ uomo quindi grazie alla sua umanità, cioè alla sua personalità, alla sua libertà, è un essere fine a se stesso e come tale deve essere considerato persino dalla volontà divina. È il soggetto della legge morale, la quale è santa in virtù dell’ autonomia della sua libertà.

L’aspetto positivo della libertà, che non è solo indipendenza dalle leggi naturali ( aspetto negativo) , ma fonte essa stessa di legge è considerata l’ autonomia, la capacità cioè di darsi le leggi da soli; anzi, più propriamente essa esprimeva capacità di determinare “a priori”( cioè indipendentemente da ogni esperienza o fine intrinseco) la volontà.

La libertà è alla base della dottrina di Johnson Stuart Mill, teorico del liberalismo. L’umanità infatti, secondo lui, è giustificata, individualmente o collettivamente a interferire sulla libertà d’ azione di chiunque soltanto al fine di proteggersi; il solo scopo per cui si può legittimamente esercitare un potere su qualunque membro di una comunità civilizzata, contro la sua volontà, è per evitare danno agli altri. IL bene dell’ individuo, sia esso fisico o morale, non è una giustificazione sufficiente. Non lo si può costringere a fare o non fare qualcosa perché è meglio per lui, perché lo renderà più felice, perché, nell’ opinione altrui è opportuno o perfino giusto: questi sono buoni motivi per discutere, protestare, persuaderlo o supplicarlo, ma non per costringerlo o punirlo in alcun modo nel caso si comporti diversamente. Su se stesso, sulla sua mente e sul suo corpo, l’ individuo è sovrano.

Vi è però una sfera d’azione in cui la società, in quanto distinta dall’ individuo ha soltanto un interesse indiretto: essa comprende tutta quella parte della vita e del comportamento di un uomo che riguarda soltanto lui, o se riguarda anche altri, solo con il loro libero consenso e partecipazione, volontariamente espressi e non ottenuti con l’ inganno. Questa è la ragione propria della libertà umana: comprendere innanzitutto la sfera della coscienza interiore ed esigere libertà di coscienza nel suo senso più ampio, libertà di pensiero e sentimento, assoluta libertà di opinione in tutti i campi, sia in quello pratico che in quello speculativo, scientifico, morale o teologico. In secondo luogo questo principio richiede la libertà di gusti e occupazioni, di modellare il piano della nostra vita secondo il nostro carattere, di agire come vogliamo, con tutte le possibili conseguenze, senza essere ostacolati dai nostri simili, purché le nostre azioni non li danneggino, anche se considerano il nostro comportamento sbagliato. In terzo luogo, da questa libertà di ciascuno discende, entro gli stessi limiti, quella di associazione tra individui: la libertà di unirsi per qualunque scopo che non implichi altrui danno, a condizione che si tratti di adulti, non costretti con la forza o con l’inganno. Nessuna società in cui queste libertà non siano rispettate nel loro complesso è libera, indipendentemente dalla sua forma di governo.

Partendo dalla lettura di un testo tratto dal saggio di Isaiah Berlin è possibile distinguere inoltre tra libertà positiva e libertà negativa.

La prima è la libertà Da, cioè quella dell’individuo di agire senza interferenze dall’ esterno, cioè da solo; è quindi limitazione del potere dello stato e tutela della libertà individuale. E’ questo il senso della teoria del liberalismo di Locke, Tocqueville e Mill.

Quella intesa in senso positivo è libertà Di, cioè possibilità di fare, di essere in condizione di: si tratta dell’ area entro cui all’ individuo è consentito di partecipare attivamente alla vita della società e di essere responsabile di se stesso. Berlin afferma che il potere politico non può sovrastare l’ individuo imponendogli ciò che ritiene un bene per lui. Se esiste infatti una pluralità di valori allora il pluralismo è condizione favorevole per l’ individuo, perché gli offre la possibilità di scegliere e di decidere il proprio modo di vivere.

Entrando ora nell’ ambito di cui mi occupo maggiormente e cioè il campo letterario mi chiedo: la letteratura serve a diventare liberi o è la libertà che ispira gli scrittori? Scrivere serve a cambiare la società o è la società che cambiando aiuta a scrivere?

Oggi tutto si fa in maniera veloce, troppo veloce. Siamo sempre già oltre, anticipiamo tempi e metodi, precorriamo strade mirando a chissà che cosa, dove e per quanto tempo, senza preoccuparci di dove stiamo andando, di chi sta con noi ma soltanto, forse, di chi ci può ostacolare.

Le guerre, i patimenti, le situazioni dolorose, invece di stimolarci e farci trovare soluzioni alternative, diplomatiche o incruente, ci danno materia per essere sempre presenti, per dire la nostra opinione e fornire mezzi e strumenti per discussioni e dibattiti.

In tutto ciò sperare che i nostri pensieri messi sulla carta possano essere risolutivi o, perlomeno, leniscano i patimenti è illusorio o liberatorio?

Se le tombe dei grandi accendono gli animi a cose egregie anche questi versi di Foscolo sono stati un monito, un’ispirazione continua nel tempo per chi ne ha compreso il messaggio. Ma le cetre appese dei poeti laureati di Quasimodo porterebbero, al contrario, a una profonda rassegnazione, a un messaggio negativo e pessimistico.

Eppure nessuno ha mai pensato di poter fare senza questi esempi ispiratori. Montale si chiese, nel suo discorso tenuto in occasione del conferimento del premio Nobel, se la poesia fosse ancora possibile e avesse valore. Non esiste, egli afferma, una storia della poesia, ma egli la definisce “una malattia endemica e incurabile”.

Ritornando alla domanda iniziale: i vari movimenti che si sono creati nei secoli hanno aperto la via a manifestazioni di tipo letterario o sono le espressioni letterarie che hanno creato i movimenti?

Il discorso può essere considerato come le due facce di una medesima medaglia: dipende da come la si guarda e come la si considera. E’ cioè il Romanticismo, con lo Sturm und Drang a ispirare i principi del movimento, è madame de Stael che ne fissa i canoni o tutto ciò che era già nell’aria è stato percepito anticipatamente da chi, come gli scrittori, possiede profonda sensibilità per captare ogni minimo segnale?

E la letteratura è fatta di tante di queste tessere che, come in un mosaico, soltanto unite creano un’immagine definita, chiara e completa.

Credo non esistano risposte certe a queste domande e sia necessario distinguere a questo proposito l’opinione dell’ uomo comune da quella del filosofo, del letterato, del sociologo.

La libertà, però, è una sola ed è uguale da qualunque prospettiva la si guardi e soprattutto per chiunque ne sia stato privato.


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