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Della mia nuova età

Da Dalailaps @dalailaps
Qualche giorno fa il mio Antivirus ha pensato di avvisarmi della scadenza della sua chiave di licenza. Come al solito sono andata sul sito del produttore, ho compilato qualche campo e ho cliccato Invio. La pagina si è aggiornata e un messaggio mi ha ricordato che perché mi venisse inviato il codice via mail, avrei dovuto selezionare anche la fascia di età a cui appartengo.
Ecco.
Così ho realizzato che sto per passare alla terza fascia di età.
Da domattina non sarò più nella fascia dei 18/24 e passerò alla 25/34.
Nelle ultime due settimane mi sono rifiutata di pensare a questo giorno.
Non sono mai stata una fanatica dei compleanni e non ho qualche strana mania di giovinezza, ma diciamo che accolgo con tristezza il raggiungimento di un termine che mi ero data per ottenere delle cose dalla vita.
Il problema, l’avrete capito, è che le cose non sono andate come desideravo e il tutto è un tantino avvilente. 
Ho lavorato sodo, ma non sono quella che la me diciottenne avrebbe immaginato.
La cosa più rilevante, e anche banale, è che non avrei immaginato di trovarmi ad essere ancora un’umile stagista in cerca di qualcosa che ormai gran parte della mia generazione considera un puro incubo. 
Nella prima fascia, quella dai 13 ai 17 anni, sono stata semplicemente una ragazzina sciocca svampita e irresponsabile convinta di essere una donna vissuta dalla mille risposte. E fin qui niente di male, è l’adolescenza.
La seconda fascia, quella che termina oggi, è stata la più intensa e travolgente che potessi aspettarmi. Non son successe sempre belle cose, ma se non altro non mi sono annoiata.
Ho camminato, sono inciampata, sono caduta e dopo lunghe strisciate mi sono rialzata.
Ho sorriso e ho fatto sorridere. Sono ingrassata e ho fatto ingrassare. Ho pianto e ho fatto piangere.
Ho sbagliato, ho sistemato errori altrui e talvolta qualcuno ha dovuto correggere qualche mio piccolo fallimento. Ho dato seconde occasioni e ogni tanto non ne ho ricevute: in certi casi sarebbero bastate quattro chiacchiere a risolvere tutto, in altri ho compreso il motivo per cui è corretto pretendere che certe cose vengano fatte bene anche se è la prima volta che le si fa.
Ho ascoltato e sono stata ascoltata. Ho capito e il più delle volte sono stata compresa a mia volta. Ho amato – caspita, quanto ho amato – e sì, decisamente sì, sono stata anche molto amata.
Ho traslocato sei volte, ho cambiato qualche lavoro di troppo, la mia famiglia si è scomposta e divisa in tre regioni diverse e ad oggi non ho ancora una stabilità che mi permetta di essere completamente serena.
Quindi sono qui, come feci qualche anno fa, a fantasticare su dove sarò tra nove anni augurandomi che per allora le cose si siano sistemate.
Con il rischio accanto a me, tanti sogni nelle tasche e tanta voglia di guardare il sole con il naso all’insù.
Ora non sono quella che avrei voluto essere, ma l’età della ragione serve anche a capire che lo potrò diventare, no?
Mai come ora mi sono sentita contemporaneamente all’inizio e alla fine di qualcosa di così importante.
E allora è così che voglio vivere la giornata di domani: festeggiando quello che molta gente festeggia il primo giorno dell’anno, celebrando l’inizio di una nuova scalata più che una nuova candela da piazzare sulla mia torta, augurandomi di mantenere la forza che ho immagazzinato in questi anni e di lasciarla esplodere.
Sono pronta.

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