Amata Phegea
La mia casa materna ha davanti uno splendido (e cadente) giardino infestato dai soffioni, dalle rose, dai gatti e dalle farfalle.Cose che pungono, graffiano e volano. Peli di gatto, acheni, spine e ali. Cose che danno uno stigma all'Anima. Volatile, corazzata, indipendente, leggera.
Cose che plasmano, suggerendo/sussurrando, quello che sei. Una dichiarazione di intenti e di coraggio che ti da la misura di chi sei.
Così finisci per imparare la non-appartenenza del gatto e della farfalla: tutti i prati e tutti i cieli appartengono loro, alcun prato e alcun cielo potrà mai dire che il gatto o la farfalla appartengono a loro.
Sdraiata a pancia in su e a piedi scalzi e braccia dietro la testa a farmi da cuscino, con un filo d'erba gatta in bocca, rifletto su tutto questo e rido quando alla mente mi sopravviene il discorso di Paul in Colazione da Tiffany. Povero fesso, penso, non ha mai giocato con cose che pungono, graffiano e volano. Niente peli di gatto, acheni, spine e ali a danzare tra lui e il sole cocente del Mezzogiorno a mezzogiorno. Penso a "il coraggio quello semplice e istintivo di riconoscere che a questo mondo ci si innamora" e mi sovviene che questo poveretto non
Papilio Machaon
sappia cos'è l'istinto, che è cosa che non ha a che fare con la sovrastruttura (tutta una balla che ci si racconta per sembrare migliori di quelli che chiamiamo animali) tutta umana dell'amore. Ma la stupidaggine più grossa che suona come una bestemmia a tutto quello che di Sacro (e quindi naturale) esiste è quel "si deve appartenere a qualcuno, perché questa è la sola maniera di poter essere felici". No, caro il mio Paul di Colazione da Tiffany, nessuno appartiene ad alcuno non più di quanto una farfalla e un gatto appartengano a un prato e un cielo e se fai dipendere la tua felicità dal bisogno di appartenenza, be' tesoro caro, sei proprio uno che non ha mai giocato con cose che pungono, graffiano e volano. E non sa. Non sa che non si afferrano, non si hanno, non si tengono. Si guardano volteggiare portate dal vento nell'immobilità dell'ora panica e tutto quello che si può fare per sentirsene parte è comprendere il mistero della non-appartenenza del gatto e della farfalla. E seguirne la danza. Non ci si innamora, ci si annusa e ci si accoppia, forse per la vita ma non ci si appartiene, non meno di quanto un gatto o una farfalla appartengano a un cielo e a un prato. E la Selvatichezza sta, non nella paura di non sopravvivere in una gabbia ma nell'impossibilità di accettare l'appartenenza che poi è ciò che fa di un gatto un gatto e non un lupo. Il coraggio invece è un altra cosa. E punge. E sanguina. Solo infine, vola e fa volare. Ma non prima di aver curato, come Macaone, la malinconia della distanza dal prato e dal cielo. Non credo che la tua patetica Holly possedesse neanche lontanamente un briciolo di quella Selvatichezza che è propria di chi è una cosa che punge, graffia e vola, che è fatta di pelo di gatto, acheni, spine e ali, che vive tra i soffioni, i gatti, le rose e le farfalle, non appartiene né a cielo né a prato e nessuna gabbia potrebbe mai contenerla.
COMMENTI (1)
Inviato il 20 agosto a 19:28
Miglior gatto o miglior farfalla "sempre son belle "(al femminile..):-) Morando