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Della partigianeria

Creato il 18 novembre 2010 da Albino

Della partigianeria

foto:flickr

Se vogliamo guardare la situazione politica in Italia, il piu’ grande problema non e’ la corruzione, ne’ il nepotismo, ne’ l’incapacita’, ne’ la disonesta’, ne’ le collusioni mafiose. Questi in realta’ non sono problemi su cui concentrare le nostre attenzioni. Sono piuttosto le semplici conseguenze derivanti da un singolo denominatore comune, una causa scatenante che non ha niente a che vedere ne’ con le regole della politica ne’ con i politici, ma e’ molto piu’ semplicemente una caratteristica primordiale nella nostra natura italica. Sto parlando del problema gia’ accennato in parecchie occasioni in questo blog, ma che non ho mai sviluppato per bene: il problema della partigianeria.

Chiariamo il concetto. Con “partigianeria” non intendo l’essere un partigiano, non nel senso di quelli della seconda guerra mondiale. Ci mancherebbe. Uso questo concetto per identificare piuttosto il nostro essere naturalmente focosi, geneticamente teste di cazzo, per cui un italiano e’ portato a scegliere una parte per qualsivoglia ragione, e poi si ritrova a tifare, a parteggiare per quella parte come se fosse la sua squadra del cuore.

L’italiano in politica e’ di destra, di sinistra, di centro, di leganord, di astensione. Non importa. E’ “qualcosa”, ed e’ proprio quel suo essere “qualcosa”, quel suo aver deciso che ha portato alla nascita di fazioni che credono a tutte le minchiate di una parte e non credono a nulla di quello che provenga dall’avversario. (Avversario, certo, come nelle squadre di calcio. E’ sintomatico come in italia si identifichi come “avversaria” una parte politica).

Non esistono numeri che tengano. Non esistono dati, non esistono prove, non esistono leggi fisiche o naturali che possano far cambiare idea all’italiano che ha scelto di parteggiare. In un ipotetico universo parallelo in cui l’Italia avesse il miglior centrodestra immaginabile (onesto, efficiente, giovane, dinamico, mantenitore di promesse) e la peggiore sinistra di questo mondo, pur di non votare a destra un italiano “di sinistra” si tapperebbe il naso e voterebbe il peggiore dei camorristi indicato dalla sua fazione, o magari – al limite – non andrebbe a votare. Motivo? Perche’ la destra si chiama destra, ovviamente. Perche’ voto sinistra da sempre, perche’ mio nonno era partigiano, perche’ Hitler e gli ebrei, perche’ sono stato folgorato da Marx, perche’ la destra inizia con la D come il mio ex che mi ha tradita.
Scuse. La realta’ e’: l’italiano di sinistra che vota il camorrista candidato dalla sinistra lo fa perche’ senno’ sarebbe come un interista che inizia a tifare milan solo perche’ l’inter e’ retrocessa in B. Non si puo’, non sta bene, non e’ coerente, non e’ amore per la propria squadra.
Ma possiamo e dobbiamo rovesciare, naturalmente, perche’ dall’altra parte e’ esattamente lo stesso. In un altro ipotetico universo parallelo al contrario, con la peggior destra (cioe’, tolti quei due o tre che si salvano, praticamente quella che abbiamo adesso) e la miglior sinistra, uno di destra emigrerebbe in Patagonia pur di non votare “i comunisti”. Si inventa sogni ad occhi aperti di invasioni di extracomunitari e di Gay Pride ogni giorno della settimana e gente vestita di pelle e borchie che si incula per strada pur di autoconvincersi che la sinistra e’ un nemico da annientare.

E’ una sordita’, questa, che ci ha portati dove siamo. Non se ne esce. A destra si pensa che Berlusconi sia sotto attacco, che Fini sia un traditore, che la tv sia in mano alla sinistra. Motivo? Boh. Ragioni? Boh. Prima ci si crede per partito preso (!). Poi si cercano prove a dimostrazione.
A destra si pensa che “se Berlusconi cade, viene eletto Vendola. Vorrai mica un ricchione al governo?”. Come se Vendola fosse gia’ eletto, come se fosse possibile in questa Italia governata dalla Chiesa. Sarebbe come vedere un premier donna in Giappone: fuori da ogni ipotesi plausibile. Ma a destra ci vogliono credere. Se le inventano tutte pur di poter dire “eh, ok, Berlusconi e’ un farabutto, ma vuoi mettere cosa succede se va al potere l’altra parte?”.
E idem con patate a sinistra. Questa sinistra impresentabile, fatta di soloni che sono li’ inchiodati da una vita, che non si schiodano. Ma la votiamo, va’, tappiamoci in naso. Almeno arginiamo l’avanzata del nemico Berlusconi. Il nemico. Il caimano.

Ora, cari lettori. Io non voglio sempre star qui a parlare di quanto e’ bello il mondo anglosassone, di quanto fichi sono in Australia. Pero’. Li’ se ne sbattono allegramente i coglioni di etichette come possono essere la destra e la sinistra. Certo, ognuno ha le sue idee, naturale. Ma manca un nemico, manca questa tifoseria incallita che abbiamo in Italia. Siamo accecati dal dover sconfiggere l’altra parte, siamo cosi’ occupati che non andiamo troppo per il sottile quando andiamo a votare certi personaggi. E invece dovremmo guardare dove facciamo la crocetta, non dove abbiamo evitato di farla, “contro chi” l’abbiamo fatta.

I sondaggi dicono che Berlusconi e’ a quanto, al 35%? Ora, quel 35% (ma crescera’, dopo l’ennesima campagna elettorale di promesse) sono persone che hanno sentito, sanno cos’ha fatto. Non possiamo liquidare tutto dicendo che il 35% degli italiani e’ composto da idioti o da gente cervellolavata, e che tutti gli idioti gli restano fedeli. Perche’, semplicemente, non e’ vero.
No. Questo 35% e’ composto da gente che lo giustifica perche’ e’ tifosa, perche’ e’ partigiana. Ha corrotto Mills? “Beh, quale imprenditore non ha mai pagato una tangente? In Italia o fai cosi’ o chiudi bottega!” (Come se c’entrasse qualcosa con la corruzione di un giudice). Fa i festini, va a mignotte, racconta barzellette con bestemmia sul luogo del terremoto, e’ maschilista, imbarazza il nostro paese di fronte al mondo intero, ha tradito la moglie, e’ stato chiamato da una ballerina brasiliana per far scarcerare una cubista minorenne? “Beh, meglio cosi’ che ricchione” (e magari chi parla va in chiesa ogni domenica). Non ha fatto un cazzo di quello che aveva promesso negli ultimi 15 anni? “Beh, la sinistra cosa avrebbe fatto?” Lodo Alfano? “Sono i giudici comunisti che lo vogliono distruggere”. Potrei continuare ad libitum.

Anzi no, ne scrivo altre due. Pompei crolla? “Beh sono decenni che i politici ci mangiano sopra”. E poi. La Brambilla sistema il fidanzato all’ACI, La Russa fa lo stesso col figlio, Bossi fa lo stesso con quella scimmia di figlio che si ritrova? “Beh, anche gli altri fanno lo stesso. Sono tutti uguali”.
Ecco. Quando non c’e’ piu’ giustificazione che tenga o risposta da dare, ci si rifugia nella sempre efficace demagogia, nel qualunquismo che stronca le argomentazioni. E invece bisognerebbe abbandonare una buona volta la partigianeria. Pensare che in Italia i governi durano in teoria 5 anni al colpo, in realta’ molto meno. Che se vince l’avversario non e’ un dramma, il dramma e’ che Italia non ci sia una buona politica, una sana politica. E’ questo che dovremmo risolvere: poi tangenti e collusioni e Berlusconi e Fassino scomparirebbero in uno schiocco di dita.

Vorrei vedere se gli elettori del PD piuttosto che dell’UDC, piuttosto che del PDL iniziazzero ad astenersi in massa dal votare nelle circoscrizioni in cui fossero candidati paraculati, imboscati, inquisiti, condannati, sospettati, gente anche un filino meno che immacolata. Vorrei vedere se la Lega Nord avesse preso lo 0.5% per cento in Lombardia solo per il fatto che era stato candidato il Trota, che non meritava. Vorrei vedere se il PDL avesse preso lo 0% in Lombardia solo per l’ombra del sospetto che la Minetti fosse stata messa li’ non per meriti personali (e per inciso: no, far pompini al premier non rientra nei meriti personali di un politico).

Il punto e’ questo: non e’ colpa della casta se c’e’ la casta. Non e’ colpa dei politici, e’ colpa nostra. La democrazia dovrebbe funzionare come un sistema dotato di feedback, in cui il politico e’ espressione del popolo, ma se il politico non e’ adatto o non performa bene, allora il popolo lo manda a casa a calci in culo. Ma in Italia non e’ cosi’, manca il feedback, c’e’ il potere di voto ma manca il potere, lo spauracchio del calcio in culo. E naturalmente, questo avviene perche’ siamo ancora fermi alla logica della squadra di calcio. E’ per questo motivo esistono seggi sicuri, e chi tira i fili della politca sa che, comunque vada, lui e i suoi protetti in parlamento ci restano a vita. Poi le comparse cambiano, certo, ma se ci fosse un feedback reale, gente come Gasparri, Cosentino, Brambilla sarebbero un lontano ricordo. Perche’ quando hai rotto i coglioni e il tuo partito sa che ovunque tu vieni candidato prenderai il 2% sei out, comunque vadano le cose. Semplicemente, il tuo partito non ti ricandidera’ piu’ perche’ sei impresentabile, una sconfitta sicura.
Mi direte: si, ma questa legge elettorale, bla bla bla, i candidati sono scelti dall’alto, bla bla bla. E allora? Iniziassero gli elettori a non votare se viene candidata gente incapace, o cariatidi da eliminare, o trombati da sistemare. Prendesse lo 0% il PD nelle circoscrizioni in cui avesse candidato i Bassolino, prendesse lo 0% il PDL ovunque candidasse un voltagabbana come Capezzone, o un Mastella. In Australia succederebbe cosi’, e non solo li’. Provate a candidare un inquisito in Giappone, o in Svezia, se ne avete il coraggio.

Guardassimo in casa nostra invece di odiare il nemico, sarebbe tutta un’altra storia. Ha ragione Bersani quando dice che abbiamo la costituzione piu’ bella del mondo. Ma non e’ la costituzione che non funziona, ne’ la legge elettorale: siamo noi.


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