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All’Ispirazione non si può dare orari, doveri, né ordini. Arriva e basta, come un treno in ritardo che ti fa perdere altre coincidenze. Magari ti arrabbi un po’, ti viene da chiederle perché non s’è presentata in un momento più opportuno, ma poi le sorridi capendo che è già una grazia che sia passata da te.
Talvolta ti fa rimandare impegni e ore di sonno, ma poi ti senti appagato e pacifico come dopo aver bevuto un bicchiere d’acqua fresca il quindici d’Agosto. E la perdoni di nuovo.
Io con quella Signora ho uno strano rapporto. Come una bimba capricciosa mi ribello al suo non volermi dare appuntamenti fissi, costringendomi ad aspettarla.
Me la immagino come una nobildonna di fine Settecento, che cela il suo sorriso dietro un ventaglio di piume.
Lei è elegante, passeggia lieve tra i miei pensieri più impalpabili, facendosi desiderare e donando, con mite ingenuità, un senso di gelosia per coloro che hanno avuto l’onore di tenerla per mano e guardarla negli occhi per ore. Perché quando incontri quella Signora non ti serve altro, sei felice anche solo di quell’istante.
Lei aiuta la serenità e la felicità, regalandoti compiacimento quando con i suoi trucchi t’accompagna leggera sui prati della tua mente; ti fa notare ovvietà che ti erano scappate, ti permette di recuperare ricordi lontani.
E tu la cerchi come un girasole, muovendoti solo verso di Lei, perché è così che vuole che tu la raggiunga: se non la trovi devi mettere mani nelle tasche del tuo talento, frugare, e con pazienza spingerti a faticare su un duro lavoro.
Suo compagno è l’Intuizione, ma non sempre vanno d’accordo. Lei lo accusa di arrivare nei momenti più sbagliati e di essere fonte di dubbi, Lui ribatte indolente per farle notare che non è solo sua prerogativa.
Il loro problema è che sono molto simili: confondono e chiariscono, creano e abbattono, mettono ordine e distruggono.
Il loro cooperare però crea l’Idea, quella piccola grande creatura che può diventare importante quanto i rami da cui è caduta.
Non puoi obbligarli ad arrivare, non puoi costringerli a restare.
Tuo dovere è aprire le braccia e accoglierli sempre con l’entusiasmo di una prima volta, mantenere gli occhi spalancati all’esperienza e coltivare attimi e stringerli a te come una diga fa con l’acqua, per poi lasciarli fluire lentamente sulle onde della tua innata creatività.
Magazine Talenti
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