di Rina Brundu. “È stato un dibattito ricchissimo. Abbiamo mostrato cos’è un dibatttito e non vedo particolari esigenze di repliche” avrebbe detto, ieri, Pierluigi Bersani commentando i lavori della direzione PD. Sembrerebbe anche che il suo target e quello della suddetta direzione partitica sia quello di instaurare un governo di minoranza che vada a chiedere la fiducia in Parlamento per risolvere 8 punti (perché non nove?). Bersani ha anche detto no ad un governissmo col PDL che tradotto in terminologia spiccia (non adatta ad un dibattito degno di questo nome, mi rendo conto), significa che la direzione PD ha bocciato senza appello la candidatura del pur anelante Silvio Berlusconi a diventare il compagno Silvio Berlusconi su base permanente.
C’è qualcosa che non mi torna nella logica dialettica applicata durante questo dibattito perfetto di cui sopra. Non mi è chiara la strategia: a che pro andare in Parlamento ad elemosinare di volta in volta il sostegno del M5S già negato in partenza e in maniera tonante dal suo garante? A che pro trascinare il Paese in una situazione di instabilità duratura che non porterà nulla di buono ma solo tanta confuzione e che, a ben guardare, potrà solamente favorire il ritorno al potere dell’odiato Cavaliere?
C’è qualcosa di preoccupante in questo leader senza orgoglio disposto a tutto pur di non fare un passo indietro. E c’è qualcosa di preoccupante in questo PD disposto a tutto pur di conservare il potere e farlo vivere dentro le ben oliate logiche di sempre. Ciò che sconvolge – e mi chiedo se questo sia venuto fuori durante il suddetto dibattito perfetto – è il loro continuare a far finta che nulla sia successo. Ciò che sconvolge è la continuata apparizione in tv dei soliti volti sorridenti che ormai determinano il cambio di canale in automatico, come in una sorta di riflesso condizionato sui generis.
Della tempesta perfetta, insomma. Su un sistema. Su un Paese. Fa strano ma – rispetto a questi argomenti – bisogna davvero dirlo: que viva Grillo siempre! Grillo che ha il coraggio di mandarli tutti, e senza troppi complimenti, al paese di cui cantava Sordi in tempi che annunciavano alla grande lo sfascio di questi… tempi moderni.
E se c’era Renzi? Se c’era Renzi, tanto per usare una espressione molto in voga, non sarebbe cambiato molto. Lo dimostra il comportamento totalmente asservito agli ordini della gerontocrazia e dell’establishment intellettuale che la sostiene, che il sindaco di Firenze ha mostrato dai giorni delle primarie in poi.
Le vere rivoluzioni però non si fanno coi guanti di velluto. Pardon, questo è una dichiarazione più da chavismo rampante e dittatoriale. Il renzismo di questi giorni, alla peggio, vivrebbe all’insegna dello slogan “Rottamazione, oh cara!”.
Que viva Grillo siempre! Appunto!
Featured image Hugo Chávez, fonte wikipedia.