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Della tristezza dei “capitani coraggiosi”

Creato il 07 ottobre 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
Il lago Balaton, detto anche

Il lago Balaton, detto anche “il mare degli ungheresi”

di Rina Brundu. Non ho visto il concerto “Capitani coraggiosi” (Rai1) di Claudio Baglioni e Gianni Morandi. Non ho mai amato i concerti, mi annoiano. Non ho visto il concerto ma mercé l’usata pratica RAI delle marchette musicali in coda ai telegiornali mi è stato impossibile evitare l’epico racconto delle “gesta” di codesti capitani. Di norma cambio subito canale, ma nell’occasione, essendo i due artisti in questione, artisti della mia miglior età che fu, sono rimasta ad ascoltare.

Così, con il servizio che mi scorreva davanti, mi è capitato di notrare lo strano contrasto che procuravano le parole laudative, encomiastiche del cronista (Mollica se non sbaglio) con le immagini di quello che a primo guardare mi pareva un concertino. L’impressione claustrofobica la procurava una scenografia di background esageratamente minimale, angusta, lo spazio ristretto, chiuso: ma lo spettacolo era riservato ai parenti? Non è tutto però. Infatti, bastava guardare tra il pubblico per notare che i “fan” erano per lo più “fan” cresciuti, cinquantenni, sessantenni, forse di più.

Ci sta naturalmente, ma la cosa non mi ha impedito di provare una data tristezza: non per quei miei giorni più giovani ormai andati ma proprio per lo “spettacolo” che stavano dando di sé quei due pur bravi artisti. Che ci sia un tempo per tutto? Un tempo per i concerti, per gli allori e un tempo per riposare su quelli? Lo confesso, il dubbio mi assilla ma non ditelo a Mollica per favore: lasciate che gli artisti evergreen vengano a lui, un superlativo assoluto laudatorio non verrà negato a nessuno!


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